Bomba atomica: storia di una nuova era

La storia della bomba atomica è fondamentale per comprendere la storia contemporanea, soprattutto se si pensa alle conseguenze a lungo termine. Roberto Mercadini ha illustrato questi eventi mostrando le contraddizioni e le coincidenze che hanno portato all'esplosione delle due bombe.

Foto di Roberto Mercadini dal suo sito web

L’esplosione della bomba atomica ha segnato il secolo precedente, ha mutato la concezione di guerra e di distruzione di massa. Negli anni successivi a quel fatidico 6 agosto 1945, si è venuta a creare una vera e propria paranoia per l’atomica, aggravata anche dalla tensione della Guerra Fredda. Non a caso è nato uno specifico immaginario che gravita intorno alla bomba e agli ipotetici scenari post apocalittici che questa può provocare. Ma prima di arrivare al fungo atomico di Hiroshima, ci sono voluti anni di studi dove menti brillanti di tutto il globo hanno contribuito, nel bene e nel male, alla scoperta dell’energia e della fissione nucleare.

Roberto Mercadini, narratore, autore-attore, scrittore, poeta e divulgatore, è stato in scena sabato 1 aprile 2023 presso l’Auditorium Paganini con lo spettacolo  “Little Boy. Storia incredibile e vera della bomba atomica”, tratto dal suo libro “Bomba atomica”, accompagnato dalle musiche dal vivo di Dario Giovannini. L’evento è realizzato da CAOS Organizzazione Spettacoli con ARCI Parma.

Contraria sunt complementa: Bohr e Heisenberg, due modi differenti di vedere la fisica

La storia della bomba atomica narrata da Mercadini, è una storia che mette in luce le contraddizioni che si celano dietro l’orrore di questo evento. Ha molti protagonisti, ma i nomi più ricorrenti durante il suo monologo sono quelli di tre fisici: il danese Bohr, il tedesco Heisenberg e l’italiano Fermi.

Niels Bohr, padre della meccanica quantistica, grazie alla sua fama e al suo sapere, era solito circondarsi di giovani fisici. In questo contesto conosce Werner Heisenberg, che diventa subito uno dei suoi seguaci più importanti. Non a caso il fisico tedesco ottiene nel 1932 il premio Nobel per la fisica per il suo contributo alla creazione della meccanica quantistica e per il suo principio di indeterminazione. É comico notare come i due, che diventano amici e stretti collaboratori, abbiano due visioni differenti della fisica e dei fenomeni che li circondano: infatti, Bohr enunciò il Principio di complementarità, dove afferma il dualismo di alcune rappresentazioni fisiche a livello atomico e subatomico, ammettendo così ad un’ipotetica domanda più di una risposta; mentre Heisenberg, attraverso il Principio di indeterminazione dichiara che non è possibile misurare contemporaneamente e con estrema esattezza le proprietà che definiscono lo stato di una particella elementare, evidenziando così l’esistenza di domande a cui non è possibile rispondere. “Contraria sunt complementa” (“i contrari sono complementari”), questa era la frase presente nello stemma di Bohr, che in un certo senso, spiega il rapporto perfetto che si crea tra i due.

Bohr e Heisenberg all’Istituto di Copenaghen nel 1936, foto presa Niels Bohr Archive

L’avvento di Hitler: la comunità scientifica mondiale si divide

Il 30 gennaio 1933 Adolf Hitler, leader del Partito Nazional Socialista dei lavoratori tedeschi, viene nominato dal Presidente della Repubblica Cancelliere, assumendo così il controllo della Germania. La sua nomina ha delle ripercussioni in tutta Europa. Ci sono delle conseguenze anche per la coppia Bohr-Heisenberg, infatti il fisico danese faceva parte di un’importante famiglia ebraica. Inoltre la Danimarca era stata invasa dalla Germania e per questo Bohr fugge prima in Svezia e poi in America dove partecipa al progetto Manhattan, il progetto americano per la costruzione della bomba atomica, diretto dal comandante Leslie Groves e dal fisico americano Robert Oppenheimer. Quest’ultimo è una figura al quanto iconica che sarà protagonista dell’omonimo film di Christopher Nolan, previsto per il mese di luglio.

Alcuni ricercatori (Reactor team from University of Chicago, tra cui Enrico Fermi) del Progetto Manhattan. Foto presa da wikipedia

Il mondo scientifico è diviso in due blocchi opposti, da una parte gli Stati Uniti d’America, dall’altra la Germania. Ma il loro fine è lo stesso: la creazione di un’arma abbastanza forte capace di distruggere il nemico. Se prima alla base della comunità scientifica mondiale, la “condivisione” era uno dei principi fondamentali, permettendo così lo sviluppo e un continuo aggiornamento del sapere, nella seconda metà del XX secolo la scienza diventa un segreto militare, subalterna all’arte bellica.

Un importante traguardo raggiunto dalla scienza ed un fondamentale passo per la costruzione della bomba atomica avvenne nel 1938, quando il chimico tedesco Otto Hahn scoprì la fissione nucleare: se il nucleo centrale di un atomo di uranio viene bombardato con neutroni, si ha una scissione e la liberazione di un’elevata energia cinetica. Questa energia era ciò che gli studiosi cercavano. Il problema era la costruzione e la ricerca dei materiali e degli elementi che avrebbero permesso la costruzione della bomaba atomica. Questo problema verrà risolto successivamente dagli americani con l’utilizzo di uranio arricchito.

Bisogna aspettare il 2 dicembre 1942 quando Enrico Fermi riuscì a far funzionare un reattore nucleare a Chicago, producendo così per la prima volta energia nucleare. L’evento fu sin da subito epocale e si percepì la grandiosità della scoperta, tanto che, il presidente del Comitato nazionale di ricerca per la difesa, venne avvisato con un messaggio in codice emblematico: “The italian navigator has just landed in the New World” (“Il navigatore italiano è appena approdato nel nuovo mondo”).

La fine del conflitto e l’esplosione della bomba

Il 30 aprile 1945 Adolf Hitler, conscio del suo fallimento, si suicida insieme alla moglie e, dopo la penetrazione dell’esercito americano in Germania, si scopre che in realtà gli scienziati tedeschi avevano ormai abbandonato da tempo il progetto per la costruzione della bomba atomica. Quindi, c’era un’unica potenza capace di costruire e utilizzare questa nuova arma: l’America. Era ancora necessaria? Questo era la domanda che occupava il dibattito americano. Ormai la guerra era stata vinta e il nemico era stato sconfitto, oltretutto non possedeva alcuna arma di distruzione di massa. Il neopresidente Truman riunisce una commissione, formata da politici e fisici perlopiù americani, per valutare le opzioni possibili. Nonostante l’opposizione di Enrico Fermi, si optò per l’utilizzo della bomba, che il 6 agosto 1945 venne sganciata sulla città giapponese di Hiroshima e, il 9 agosto, su Nagasaki.

La città di Hiroshima era stata scelta per un motivo specifico: creare un effetto scenico che destasse paura e terrore. Infatti la città, a differenza di altri centri urbani più sviluppati del Giappone, presentava molte costruzioni in legno, facili da distruggere. Nagasaki invece fu scelta per “errore”: inizialmente l’obiettivo principale era Kokura, ma a causa delle pessime condizioni visive e del carburante in esaurimento, si decise di puntare su un nuovo obiettivo.

La motivazione apparente che spinse gli USA a sganciare le due bombe era quella di voler terminare il prima possibile il conflitto con il Giappone. In realtà c’era un secondo fine: spaventare la Russia. L’Unione Sovietica, pur essendo alleata con l’America, era un’importante potenza militare e, con la fine della guerra, le ostilità tra i due blocchi sarebbero stati inevitabili.

Una perfetta analisi di questo evento è riassunta in una citazione di Oppenheimer, che, commentando gli eventi di Hiroshima e Nagasaki presso il MIT di Boston nel 1947, dirà: “I fisici hanno conosciuto il peccato e questa è una conoscenza che non si può perdere”.

di Giuseppe Davide Russo

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