L’arte di odiare il prossimo: vendicarsi online non è la risposta giusta

Dopo la video denuncia dell'influencer americana in vacanza con la famiglia in Italia, per un caso di razzismo, ci si interroga su come reagire in questi casi. Pubblicare il video e bypassare la privacy delle persone in questi casi è giusto?

fonte: fanpage.it – Youtube

“Avranno ciò che si meritano, purtroppo sono in tanti i giovani di oggi a comportarsi così, li vedo ogni giorno. È veramente uno schifo. Come genitore mi vergogno di questa realtà”.

Commenti di questo genere sono numerosi sotto il video, ormai virale, delle tre ragazze che sono state riprese sul treno Como-Milano, mentre prendono in giro una passeggera di origini pakistane, il suo compagno e sua madre di origini cinesi, tutti cittadini americani.

Il video è stato girato dalla stessa ragazza presa di mira, una nota influencer, Mahnoor Euceph. Pubblicato qualche giorno dopo su Tiktok, Euceph scrive nella didascalia che aveva notato queste tre ragazze sedute di fronte a loro che fissavano lei e la sua famiglia, ridendo. Nel filmato si vede chiaramente come le tre giovani ridacchiano e ripetono più volte il saluto cinese Ni hao.

Come ci ha tenuto a specificare l’influencer “con voce odiosa, razzista e forte”. Aggiunge: “Mai nella mia vita ho sperimentato un razzismo così palese, è stata un’esperienza disumanizzante…spero che voi italiani troviate queste ragazze e le facciate vergognare. Sono veramente disgustata dal loro comportamento e spero che imparino la lezione da questo”. Un caso di razzismo diventa così un fenomeno mondiale

Le immagini ovviamente sono disgustose, ma proviamo un attimo a riflettere sull’accaduto senza iniziare a commentare sotto i post, i video come dei classici leoncini da tastiera. Quello su cui dobbiamo soffermarci è cosa ci insegna questo episodio riguardo l’utilizzo dei social

L’umiliazione, in questo caso, di tipo razzista e discriminatorio è un’esperienza terribile, certo. Ma cosa ha scaturito questa video denuncia sul web? La gogna social quasi ci sembra uno strumento fondamentale per farsi giustizia da soli. È possibile, dunque, comprendere come l’approccio utilizzato dall’influencer offesa dai comportamenti delle ragazze abbia avviato la classica spirale d’odio social(e). Incitando gli italiani a trovare le ragazze e, in un certo senso punirle, per ciò che avevano commesso, Euceph ha avviato questa sorta di caccia all’uomo online. Coloro che, infatti, hanno commentato sotto il video insultando le ragazze e chi tra questi si è messo alla ricerca dei loro profili social personali sembrano quasi non sentirsi responsabili di aver compiuto una cattiva azione.

Questo fenomeno ha un nome: è doxing. Facciamo chiarezza su questo termine. Con doxing ci si riferisce alla pratica di rivelare informazioni private relative ad una persona (quali nome, indirizzo, lavoro, università). Si tratta ovviamente di un atto che lede la privacy e in questo caso in particolare è stato utilizzato per fare shaming online. Questo è ciò che ha fatto l’influencer non curandosi dei danni che ha arrecato all’immagine delle studentesse. In questo caso il doxing si è trasformato in vendetta nei confronti di chi, ovviamente, ha sbagliato ma che al tempo stesso è stata vittima di un altro errore. Euceph forse non è poi così tanto diversa dalle ragazze che hanno preso in giro lei e la sua famiglia. Il video, da lei postato su Tiktok, non censurava i volti delle tre giovani e così ha fatto in modo che gli utenti della piattaforma abbiano potuto mettersi alla loro ricerca.

La strada della denuncia pubblica non è stata quella giusta allora. In meno di 24 ore gli account dei profili Instagram delle ragazze sono stati diffusi portando gravi ripercussioni alle stesse ragazze che hanno ricevuto innumerevoli messaggi e commenti da parte di utenti che volevano in un certo senso difendere ‘l’onore italiano’ e – addirittura – vendicarsi di quel gesto comportandosi in fin dei conti nello stesso modo delle ragazze. Da qui, si sono addirittura dissociate le università a cui queste studentesse sono iscritte e così hanno fatto anche altre realtà a loro vicine.

Non è sano reagire al male con altro male. L’influencer prima poteva oscurare i volti delle ragazze al fine di non far risalire alle loro identità proprio per non creare una shitstorm. Possono aver sbagliato, ma in questo modo potrebbe essere a repentaglio la loro incolumità.

Bisogna denunciare i fatti presso le opportune sedi e non appellarsi a tribunali popolari per sentirsi in un certo senso ‘protetti’. Non è assolutamente corretto – né giuridicamente valido – il comportamento di chi agisce con la legge del taglione. L’equilibrio è stato ristabilito? Distruggere la vita di una persona non ristabilisce il karma e tantomeno ti rende una persona migliore di chi ti ha insultato.

Se la sono cercata? Non è questa la giustizia. Sarebbe meglio aprirsi al dialogo per risolvere i problemi e non farsi trascinare dall’odio e dalla frustrazione. Scorrendo tra i commenti degli utenti del web sotto i video e i post che riassumono l’accaduto si può notare come questi si dividano in due fazioni differenti: una trainata dalla rabbia che condanna il comportamento delle ragazze con la gogna social e l’altra che si appella al diritto della privacy. Sempre dai commenti, per molti sarebbe meglio denunciare i fatti alle autorità. Le reazioni potrebbero essere delle più disparate in questi casi, ammettiamolo, ma secondo voi è giusto addirittura rovinare la vita altrui per farsi giustizia da soli?

di Sara Dell’Infante

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