Classici Disney riadattati in live action: un fenomeno che continua a spopolare

Il 24 maggio uscirà nelle sale italiane il film de La Sirenetta: qual è la situazione attuale di questi adattamenti? Pur avendo grandi successi al botteghino, continuano a non mancare le critiche

Ormai da anni sta spopolando una nuova tendenza a produrre film con “azioni dal vivo”, anche detti live action: adattamenti cinematografici di disegni, fumetti o videogiochi, che fin dai loro esordi hanno sempre scisso il pubblico e la critica tra chi si mostrava entusiasta e chi rimpiangeva l’originale.

In vista dell’uscita nelle sale italiane, il 24 maggio, dell’ultimo live action del classico Disney La sirenetta, molte voci di cinefili (e di appassionati dell’animazione Disney) si sono risvegliate per dire la loro su questo nuovo fenomeno, sempre più in voga da un decennio a questa parte, vedendo crescere sempre di più una domanda: ma ne abbiamo davvero bisogno?

Da uno dei primi remake degli anni Novanta, quello de La Carica dei 101 – Questa volta è magia vera (1996), sono susseguiti una serie di altri adattamenti, fino ad arrivare ad Alice in Wonderland di Tim Burton, nel 2010, che ha sancito la ‘nascita’ del live action come lo conosciamo oggi.

Le critiche del pubblico pagante

Alla domanda “Ma ne abbiamo davvero bisogno?”, le voci dei molti si apprestano a rispondere con dei sonori “no”, ponendo l’attenzione sul fatto che rivedere la stessa identica storia con l’unica differenza di avere degli attori in carne ed ossa non apporti nulla di significativo, volendo vedere la Disney osare un po’ di più, approfondendo alcuni aspetti che in un film d’animazione non possono essere trattati adeguatamente.

Alcuni propongono anche un cambiamento di rotta delle storie vere e proprie, facendo notare che si potrebbero prendere spunti da fiabe africane, indiane o mediorientali, poco conosciute ma con moltissimo potenziale narrativo.

Molti spettatori, forse i più esperti di animazione, puntano direttamente il dito contro al colosso dell’industria Disney, criticando il fatto di star facendo perdere il potenziale e la bellezza delle pellicole originali solo per sfruttare una ‘buona idea’, dimenticando troppo facilmente come dietro a questi capolavori d’animazione ci siano grafici e disegnatori in grado di dare vita, fotogramma dopo fotogramma, a personaggi e ambientazioni.

Tuttavia, molti altri fan della ‘magia Disney’, imputano a chi critica i live action che sia la nostalgia a fare da padrona, non pensando a tutte le nuove generazioni (senza un background composto dai ‘veri’ classici Disney) che in questo modo posso vivere, forse per la prima volta, quella magia che solo le pellicole Disney possono trasmettere, riportandola in una nuova veste più contemporanea.

Forse, a rendere ancora più difficile il fatto di accettare questi cambiamenti nei loro ‘cartoni del cuore’ è proprio perché questi film d’animazione esistono ‘da sempre’ e fanno parte della nostra infanzia, e i live action, con la loro iper realisticità, portano le avventure sul tappeto volante di Aladin o quelle di Mowgli e Baloo nella giungla in una dimensione reale

fonte: YouTube

Come abbiamo visto, sono tante le opinioni riguardo alla scelta della Disney di riproporre i classici in versione live action: il pubblico è diviso tra chi pensa che sia un modo efficace per far riconoscere alle nuove generazioni le storie più datate, e tra chi invece pensa che sia solo una strategia per guadagnare più soldi, cavalcando l’onda di questa tendenza.

L’unico elemento che sembra far veramente mettere d’accordo le due fazioni è quello della fedeltà al prodotto originale; limite che, con le nuove pellicole, è stato in parte valicato.

I cambiamenti apportati ai grandi classici

Fra gli elementi che influenzano la creazione (e produzione) dei nuovi film, quello probabilmente più preponderante è il politicamente corretto, mettendo in esame ogni battuta, personaggio o costume delle pellicole: porre attenzione agli stereotipi è fondamentale

Se alcune critiche vengono scagliate al cambio di cantante de “Il Cerchio della Vita” per il film Il Re Leone (2019), sostituendo Ivana Spagna con Cheryl Porter, molte altre modifiche sono state apportate ai testi veri e propri delle canzoni, come nel caso di Aladdin.

Nel live action del 2019, difatti, è stato necessario modificare il testo della canzone “Arabian Nights” (Le notti d’Oriente) del classico datato 1992, sostituendo al verso “It’s barbaric” (Che barbarie), un più politicamente corretto “It’s chaotic” (Che caotico), riferito al villaggio di Aladdin, poiché il termine era considerato dispregiativo.

fonte: MYmovies

Lo stesso destino è accaduto alla canzone più iconica de La sirenetta (2023), Baciala; il testo recita: “Lei ti piace / Tanto tanto da morir / Forse tu le piaci / Ma lei non sa come dirlo / Ma non servono / Le parole sai / Allora baciala”, e agli occhi del pubblico risulta come se il principe Eric, per baciare Ariel, non abbia bisogno del suo consenso verbale (anche se nella trama Ariel non ha la voce), così sono state apportate delle modifiche per eliminare ogni dubbio.

Non sono state solo le canzoni ad aver subito qualche variazione, ma la stessa protagonista; infatti, nel 2019 si è appresa la notizia che Ariel sarebbe stata interpretata da Halle Bailey, attrice e cantautrice statunitense nera, portando così i fan Disney a interrogarsi su questa scelta poco affine alla sirenetta caucasica dai lunghi capelli rossi del film d’animazione, facendo invettive sul già citato politically correct.

Così, in nome di quest’ultimo, dell’inclusività e del realismo i live action finiscono per abbandonare (almeno in parte) i tratti fiabeschi che da sempre caratterizzano i cartoni Disney, sacrificandone la loro ‘magia’, a favore di prodotti realistici, ma che appaiono come copie sbiadite degli originali, a seconda di molti.

Tuttavia, questi accorgimenti più o meno importanti, rappresentano un’occasione per mettersi al passo con i tempi e per ‘correggere alcuni errori’ fatti in precedenza, figli anche dei tempi nei quali i film d’animazione sono nati, eliminando così riferimenti razzisti, maschilisti e ponendo molta attenzione al tema del femminismo.

Vediamo quindi molte principesse con caratterizzazioni molto più profonde o inventive, come nel caso di Belle nel live action de La Bella e la Bestia (2017), nel quale si presenta non più solo come una ragazza amante dei libri, ma anche un’inventrice indipendente e risoluta, che insegna a leggere alle bambine del suo villaggio. Passando poi per il live action di Aladdin (2019), nel quale compare una ‘nuova’ Jasmine, rappresentata volutamente come un’eroina femminista.

fonte: Pinterest, @leTazzineDIyoko

Ci sono però casi di adattamenti non così fortunati, come quello del live action di Mulan (2020), nel quale è avvenuto l’opposto dei due precedenti. Il film d’animazione del 1998 viene considerato un capolavoro sui generis, poiché ha ispirando milioni di ragazzine nel vedere la figura della principessa indossare (letteralmente) abiti non tradizionali per il suo ruolo; ciononostante, il live action non riesce a far trapelare la forza e l’unicità della protagonista, dando molto più spazio a immagini e scenari cinematografici.

Molti sono gli interrogativi sul live action in uscita de La sirenetta, e di certo si sentiranno molti pareri negativi (e altrettanti positivi), ma una cosa che accomuna tutte le pellicole della Disney è sicuramente un ‘effetto nostalgia’, il quale ci riporta (anche solo per un paio d’ore) ai ricordi d’infanzia.

In questo tentativo di farci tornare bambini i grandi classici d’animazione della Disney svolgono un ruolo unico e fondamentale, ed è probabile che fra i motivi che hanno reso così popolari i loro live action ci sia anche la voglia di rivivere la ‘magia Disney’, seppur in una nuova veste.

di Beatrice Guaita

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