Il sol dell’avvenire di Moretti

Arriva in sala il nuovo capolavoro di Nanni Moretti: una storia caleidoscopica ricca di significati nascosti, che rappresenta anche una nuova riflessione sul ruolo del cinema al giorno d'oggi

Locandina e una scena del film (fonte: multiastra.com)

Arrivato da poche settimane nelle sale cinematografiche, Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti è già diventato oggetto di diverse riflessioni sui molteplici messaggi che quest’ultimo può trasmettere e sulle svariate interpretazioni che possono essere date alle storie ritratte in questo film.

Prodotto da Sacher Film, Fandango e Rai Cinema, l’ultimo capolavoro di Moretti include nel suo cast: Margherita Buy, Silvio Orlando, Barbora Bobulova, Mathieu Amalric e Valentina Romani (che abbiamo già incontrato nella popolare serie televisiva Mare fuori in onda su Rai 2).

Trama

Tutto inizia nelle periferie romane, dove la sezione locale del PCI festeggia l’arrivo dell’elettricità, una grande vittoria per il quartiere e i suoi abitanti. Presto però lo spettatore si accorge di stare osservando il set di un film, diretto da Moretti e ambientato nel 1956, l’anno della sanguinosa rivoluzione ungherese contro il giogo sovietico. Il regista ci mostra la vita quotidiana di Giovanni, da lui interpretato, che se da una parte deve accettare l’amore di sua figlia per un anziano ambasciatore polacco, dall’altra dovrà fare i conti con la crisi del suo matrimonio, che lui stesso non riesce ad accettare.

Tornando alla storia del film sulla rivoluzione del ’56, vediamo le immagini dei cinegiornali dell’epoca che raccontano la guerriglia armata di Budapest. Scioccati dalla repressione sovietica, Ennio, redattore dell’Unità e segretario di un circolo del PCI, e Vera, donna dalle ferventi ideologie marxiste, in segno di solidarietà ai compagni magiari invitano il Circo Budavari, che per gran parte della durata del film allieterà la gente del quartiere.

Sfortunatamente, dopo la violenta repressione, i partiti comunisti d’Europa si schierano tutti dalla parte dell’URSS, compreso il PCI di Togliatti ed Ennio, che decide di mettere da parte la sua reale opinione riguardo ai fatti di Budapest e si sottomette al volere dei capi di partito. Vera, però, non è d’accordo e organizza una raccolta firme, che porterà Ennio a chiedere alla direzione del PCI un cambio di schieramento rispetto al blocco sovietico, dando inizio ad una lunga marcia festiva lungo le strade di Roma.

Argomenti trattati e riflessioni

Chi ha già visto un film di Nanni Moretti non rimarrà spaesato davanti alla presenza di cinque film in uno. Infatti, non solo il regista ci mostra la vita di Giovanni e il dietro le quinte del film politico sui fatti del 1956, ma ci mostra anche alcune scene del film musicale che Moretti avrebbe sempre sognato di fare, con canzoni di Tenco, Battiato, Fossati, Jovanotti e Dalla. Come anche alcuni stralci dell’adattamento de “Il nuotatore” di Cheever, che parla di un uomo che tornando a casa attraversa varie piscine; oppure i momenti salienti del film prodotto dalla moglie di Giovanni e diretto da un regista emergente ossessionato dalla violenza (che nasconde una critica alla spettacolarizzazione della violenza nel cinema). Tutto ciò non spiazza, considerando che anche in altri film (uno fra tutti Aprile) Moretti mostra sé stesso alle prese con il suo amato mestiere, quello del regista, che lo porta molto spesso a riprendere e abbandonare film che avrebbe sempre voluto realizzare.

Questo film, come detto in apertura, può essere interpretato in vari modi. Potremmo considerarlo come un film che vuole far luce su avvenimenti storici importanti come quelli delle rivoluzioni soppresse dal comunismo sovietico a Budapest o a Praga, nascondendo una critica diretta ai sostenitori di Stalin. Sul set del film politico per esempio, un’immagine del dittatore sovietico era stata affissa dall’attrezzista su una parete del circolo, tenendo conto della vicinanza di molti dei rappresentati del PCI allo stalinismo. Quest’ultima verrà ad un certo punto strappata via simbolicamente da Giovanni, che afferma di non voler vedere un’immagine di Stalin in uno dei suoi film.

Allo stesso tempo, il film racconta l’abbattimento dei pregiudizi sull’amore senza età, rappresentato in maniera ironica dalla relazione tra la figlia di Giovanni e l’ambasciatore polacco, ma anche la difficoltà nell’accettare la fine di una lunga relazione, che da anni continua a trascinarsi nonostante le incomprensioni e gli errori commessi. La tematica dell’amore ritorna nella relazione tra Vera ed Ennio, che si amano nonostante le decisioni politiche contrapposte, e finiscono per riconciliarsi regalando un lieto fine.

Un elemento molto interessante è sicuramente rappresentato da una riflessione metacinematografica espressa dal produttore francese del film sulla rivoluzione (interpretato da Mathieu Amalric) che nota un collegamento tra la presenza di una ambientazione circense del film e lo stato del mondo del cinema attuale: sospeso come i trapezisti, il cinema si trova in un un limbo che potrebbe portarlo alla rinascita o ad un lento decadimento.

Una scena del film (Fonte: lafedelta.it)

Un ulteriore argomento di rilievo nel film è quello dell’indipendenza, o meglio quello dell’anticonformismo e dell’irriverenza. Moretti non cade nella mediocrità e ripetitività di molti dei prodotti cinematografici e seriali odierni. Propone una critica in maniera alternativa, facendoci ridere mentre riflettiamo su ciò che il film potrebbe voler trasmettere. Non comprendiamo mai quale sia l’argomento centrale dei film di Moretti, ma ciò che è sicuro è che c’è una forte soggettività legata all’interpretazione di ognuno di essi. Lo spettatore può dunque scegliere a quale tema dare più importanza, magari quello che gli sta più a cuore oppure quello sul quale non aveva mai riflettuto.

La scelta di Vera prima, e del PCI dopo, di schierarsi all’opposto di tutti gli altri partiti comunisti europei in questo film, può perfettamente sintetizzare l’attività di Moretti, un regista che non inizia a girare un film pensando alle statistiche o agli algoritmi delle piattaforme che ormai hanno invaso i nostri device, ma che decide sempre di percorrere la strada più difficile, anche a costo di non essere compreso.

Anche il finale del film rimane aperto: una lunga sfilata con tutti i personaggi del film appena uscito ma anche dei vecchi successi morettiani. Una ripartenza piena di speranza rappresentata dal titolo stesso? Un addio al mondo del cinema? Non possiamo saperlo, ma ciò che è certo è che dovreste andare a guardare questo capolavoro al cinema.

di Gabriele Scarcia

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