E morì con un felafel in mano

“E morì con un felafel in mano” è un film indipendente australiano del 2001, tratto dall’omonimo libro di John Birmingham, che segue la vita di Danny (Noah Taylor), un giovane uomo che vive in una serie di case condivise con particolari coinquilini. Nel corso del film, Danny cerca di trovare la sua strada nella vita, cercando di conciliare il lavoro con la sua passione per la scrittura e navigando tra le relazioni sentimentali. Il film si apre con la morte di Flip (Nathan Phillips), uno dei personaggi più eccentrici e bizzarri del gruppo, rinvenuto seduto davanti alla Tv con un Felafel in mano. La trama si sviluppa tramite un flashback che ripercorre un arco di tempo lungo nove mesi, durante i quali vengono cambiate tre abitazioni per i motivi più disparati.

Fonte: Prime Video

Il film è pieno di situazioni esilaranti e momenti strani che rendono la visione divertente e sorprendente, la trama manca di una vera direzione e non si sviluppa in modo coerente, creando una voluta situazione confusionale. La pellicola è divisa in episodi che seguono la narrazione del protagonista in rapporto alle situazioni paradossali (riti pagani, minacce della polizia, frodi) che si evolvono in modo inaspettato.  L’umorismo nero si mescola alla comicità gestuale degli attori creando un mix che raramente fa calare l’attenzione allo spettatore. 

Tecnica al servizio della narrazione

La parte tecnica del film è realizzata in modo efficace, al servizio della narrazione e contribuisce a creare un’esperienza cinematografica coinvolgente e originale. La regia di Richard Lowenstein è molto abile nel creare un’atmosfera surreale e caotica, che ben rappresenta la vita in una casa condivisa. Gli attori riescono a dar vita ai loro personaggi in modo molto convincente, regalando momenti di grande divertimento e introspezione. La fotografia è molto curata, con una palette di colori vivace che contribuisce a creare l’atmosfera onirica del film. La colonna sonora è un’altra componente che arricchisce la pellicola, con brani rock che si integrano perfettamente nelle diverse situazioni e nei momenti di maggiore tensione. Anche l’editing è molto curato, con una struttura episodica che permette di mantenere il ritmo della narrazione e di alternare momenti comici a situazioni più drammatiche.

Contrasto tra l’idealismo giovanile e la realtà della vita quotidiana

Il film può essere interpretato come una rappresentazione surreale della condizione umana e delle difficoltà di costruire una propria identità in un mondo caotico e frenetico. La convivenza tra i personaggi rappresenta, infatti, una sorta di metafora della convivenza tra gli esseri umani nella società moderna, caratterizzata dalla diversità culturale, dalle difficoltà di comunicazione e dall’incapacità di comprendere e accettare le differenze altrui. In questo senso, i personaggi del film possono essere letti come archetipi umani che rappresentano le diverse sfaccettature della personalità umana. Danny, ad esempio, rappresenta l’idealismo giovanile e la ricerca di un’identità autentica. Anya (Romane Bohringer), ragazza forte e indipendente che cerca di emanciparsi dal ruolo tradizionale che la società impone alle donne, rappresenta la sessualità sfrenata e la libertà individuale. Il vecchio hippie, invece, rappresenta la generazione degli anni ’60 e la lotta contro il sistema, mentre il rapper potrebbe  rappresentare la cultura urbana e il desiderio di successo e riconoscimento. In questo contesto, la morte che fa da sfondo alla trama può essere interpretata come una metafora della fine della giovinezza e dell’illusione di poter costruire un mondo migliore.

Fonte: Imdb

Tuttavia, il film non si ferma alla denuncia di una società malata, ma invita a una riflessione sulla necessità di accettare le diversità e di cercare un equilibrio tra le esigenze individuali e quelle della collettività.

“E morì con un felafel in mano” è un film che può essere interpretato in diversi modi, ma che offre spunti di riflessione interessanti sulla condizione umana e sulla società contemporanea. La rappresentazione surreale della convivenza e dei suoi conflitti, unita alla narrazione episodica e al tono ironico e provocatorio, rendono il film un’opera originale e stimolante.

Di Alessio Garritano

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