Piero Dorfles al festival Liberavoce: “Leggere ci permette di essere noi stessi”

Lo scrittore e giornalista ha presentato il suo ultimo libro edito da Bompiani: Il lavoro del lettore. Perché leggere ti cambia la vita

Foto di Isotta Piazza

Piero Dorfles, giornalista, critico letterario, scrittore e conduttore del programma televisivo di Rai 3 Per un pugno di libri, è stato ospite della seconda edizione del festival LIBERaVOCE organizzato dall’Assessorato alla cultura insieme alle Biblioteche del Comune di Parma con la finalità di promuovere la lettura in ogni sua forma, coinvolgendo librerie, case editrici e qualsiasi ente operante nel settore educativo.

Dorfles ha presentato, nella serata di venerdì 12 maggio, il suo ultimo libro edito da Bompiani, Il lavoro del lettore. Perché leggere ti cambia la vita.

Piero Dorfles, Il lavoro del lettore. Perchè leggere ti cambia la vita

Si tratta di una raccolta di opere classiche, nonché di buoni motivi, per dimostrare quanto sia non solo necessaria ma soprattutto pervasiva la lettura (e la letteratura) nell’esistenza di ciascun individuo.

La pervasività della lettura è stata dimostrata, in occasione del festival, anche dal fitto intreccio di diversi ambiti di cui Parma si è ritrovata protagonista. Oltre all’esposizione di molte librerie della città sotto i Portici del grano, agli incontri con gli autori e alle splendide iniziative per i più piccoli in diverse biblioteche per bambini, sono state numerose le conversazioni sui libri che si tenevano contemporaneamente in varie librerie della città. Come la proposta fatta dalla libreria Libraccio, che ha messo a disposizione un fotografo professionista nel pomeriggio di sabato perché immortalasse i clienti tra gli scaffali. Un’idea che ha regalato a chi è stato fotografato, ma anche a chi faceva da semplice spettatore ai set improvvisati, un modo ancora diverso e nuovo di vivere la lettura.

La conversazione con Dorfles si concentra sull’importanza della lettura soprattutto nei primi anni di vita di una persona, nell’ambito familiare e in quello scolastico, per poi riversarsi in quello sociale della collettività.

“Ho iniziato ad amare i libri ancora prima di imparare a leggere, quando era mia mia madre a farlo per me” racconta l’autore intervistato dalla professoressa di Letteratura italiana contemporanea e Sistema editoriale dell’Università di Parma Isotta Piazza.

“Ero così curioso di scoprire le avventure straordinarie che succedevano che non vedevo l’ora di andare a scuola: volevo imparare a leggere per scoprire come andavano a finire i libri che mi leggevano. Credo sia di fondamentale importanza avere in casa qualcuno che abitui alla lettura sin da piccolissimi, che i genitori impieghino il tempo con i propri figli per leggere loro i libri.”

Dorfles si imbatte nel tanto complesso quanto inevitabile questione dell’allontanamento dalla lettura. Rivolgendosi alla sua generazione l’autore spiega che “i problemi di oggi legati ai libri non hanno una singola causa. È colpa della classe politica, della scuola, della rete, ma anche della società, di tutti noi che non siamo stati in grado di far capire ai nostri figli e ai nostri nipoti che nei libri c’è la vita dell’uomo e che senza i libri quella vita non la si tocca, non si può capire cos’è. Il libro è l’unico elemento che ci mette realmente e direttamente a contatto con la storia, al contrario degli altri mezzi di comunicazione che possono al massimo riportare un racconto parziale e indiretto di essa. Non esiste niente che può sostituire l’esperienza che ci dà la lettura”.

L’autore sostiene quindi che senza i libri siamo più poveri, non abbiamo gli strumenti per accedere a ciò che ci circonda. Non ci rendiamo conto che senza questi strumenti non siamo in grado di leggere la realtà quotidiana nella sua completezza. Non leggere la storia e le storie che i libri ci mettono a disposizione ci priva di una parte della nostra realtà attuale.

Esposizione delle librerie di Parma durante LIBERaVOCE

Dorfles si sofferma poi sui vantaggi anche economici che la lettura porta con sé: “Tutto ci dice che nei paesi in cui si legge di più non solo la gente è più consapevole del proprio lavoro e della propria capacità di incidere sulla vita collettiva, ma soprattutto è in grado di incidere sulla vita economica del proprio paese. Non si tratta solo di ricchezza intellettuale ma anche di ricchezza materiale: nei paesi in cui si legge si è più ricchi in termini di denaro, proprio grazie a quel maggiore contatto con la realtà.”

E a chi ritiene che i libri siano qualcosa di inutile e obsoleto, lo scrittore risponde: “La lettura non è qualcosa che riguarda il passato, è lo strumento che il passato ci dà per guardare al futuro, ma senza quello strumento è difficile avere idee originali, è difficile non ripetere gli errori del passato. Per questo la lettura ci aiuta ad essere protagonisti dell’epoca in cui viviamo.”

“La lettura ci impedisce di buttarci giù davanti alla pigrizia della quotidianità e alle difficoltà della vita, ci permette di non rimanere mai soli, di trovare un senso e una risposta perché prima di noi qualcun altro si è posto le stesse domande che ci poniamo noi oggi. Che cosa succede? Perché sono qui? Ha senso quello che sto facendo? E se mi sento solo, anche triste anche disperato, profondamente deluso da quello che ci circonda, la letteratura mi dà la capacità di pensare che esiste qualcosa di più. La lettura ci permette di essere noi stessi, che è qualcosa di impagabile”.

Un messaggio più che mai attuale. “Non c’è niente come il fatto di essere consapevoli di sé, di guardare quello che abbiamo intorno senza rimanere in qualche modo attoniti di fronte alla complessità del mondo e alle grandissime difficolta e anche le grandi delusioni.”

Dorfles riflette poi sull’importanza di rileggere gli stessi libri più volte poiché in questo modo diventano veri e propri strumenti di autoanalisi, cioè ci permettono di capire come stiamo cambiando, come cambia il nostro modo di pensare e di vedere le cose. “Rileggere uno stesso libro permette di essere consapevoli della propria maturazione, e anche della propria contraddittorietà”. Potremo infatti accorgerci, rileggendo uno stesso libro, di avere un’opinione totalmente diversa da quella che sostenevamo fino alla volta precedente. Questo non è segno di debolezza o di incertezza, anzi, è un valore aggiunto che denota un senso critico in continua maturazione.

Quando gli è stato chiesto se realmente esista una letteratura buona e una cattiva ha risposto fermamente: “Mi ribello a questa idea. Esistono senz’altro libri meno belli, libri brutti, ma comunque meglio che non leggere niente. Non esiste libro che non lascia traccia. Il meccanismo formativo della lettura si attiva con qualsiasi libro. D’altronde la lettura è così importante perché racconta l’uomo, le vicende delle singole esperienze umane e personali. I messaggi profondi, anche dei libri che possono sembrare più semplici, ci si aggrappano addosso per tutta la vita. Tutti i libri fanno crescere, per questo dico agli insegnanti: lasciate libertà di lettura. Imporre i libri aziona un meccanismo di odio nei confronti dei libri”.

Ricollegandosi quindi allo spinoso tema del calo di interesse nei confronti della lettura, Dorfles sostiene che non sia troppo tardi, che si possa fare qualcosa per far amare la lettura alle nuove generazioni in qualsiasi momento e che gli insegnanti ricoprano un ruolo fondamentale in questo processo: “Il libro deve essere usato come strumento di crescita, non di imposizione”.

Gli eventi legati alla festa della lettura proseguono fino al 30 maggio con LIBERaVOCE 2023 – Prima e dopo. Riverberi di Lettura. Il programma è consultabile sul sito delle Biblioteche del Comune di Parma.

di Giulia Ala

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