Guardiani della Galassia vol. 3: la fine di un ciclo

I Guardiani compiono (forse) il loro ultimo viaggio e la loro ultima missione. L'ultimo film di James Gunn ha saputo regalare mille emozioni attraverso una storia tecnicamente ben costruita e scritta altrettanto bene

Poster del film (fonte: ciakmagazine.it)

Da tempo il pubblico non era soddisfatto di un cinecomic. Probabilmente la mole sempre più imponente di questi film e il ripetersi di trame scialbe e fin troppo lineari ha creato un vero e proprio malcontento. Gli ultimi film di supereroi proiettati hanno quasi sempre non soddisfatto il pubblico, a tal punto che il Cinecomic ha assunto nell’immaginario comune dei tratti di film immaturo e superficiale. Questo grandissimo polpettone chiamato MCU, forse, ha iniziato il proprio declino. Se con Avengers: Infinity War ed Avengers: Endgame ha toccato il suo apice di successo, gli ultimi prodotti per il grande schermo sono stati un flop. Thor: Love and Thunder sembra una versione parodica di una divinità nordica, Black Panther: Wakanda Forever è una macchietta di sè stesso, Spider Man No Way Home e Ant-Man and the Wasp: Quantumania sono delle commedie degli equivoci. Con questi presupposti l’uscita dell’ultimo film dei Guardiani della Galassia, un brand che sin dalla sua nascita è piaciuto al pubblico, spaventava i fan.

James Gunn ha creato il gruppo più strambo di supereroi

I Guardiani della Galassia sono un gruppo di anti eroi che si ritrovano quasi per caso o per sbaglio a dover salvare il mondo: un ladro con la sindrome di Peter Pan (Star-Lord), la figlia sanguinaria di Thanos (Gamora), un cacciatore di taglie dalle sembianza animalesche (Rocket), la sua spalla analfabeta a forma di albero (Groot) e un detenuto incline alla violenza e all’impulsività (Drax). Nel corso dei film si sono uniti al gruppo di eroi altri personaggi come la sorellastra di Gamora, Nebula, e la figlia di Ego, l’emptatica Mantis.

Questi presupposti, apparentemente, non reggono il confronto con i classici super eroi a cui eravamo abituati, simboli di forza ed eleganza. La loro identità è il loro punto di forza, identità che il regista – James Gunn – in tre film ha saputo ben ricamare. Il vero potenziale di questo gruppo di freaks esplode soprattutto nel secondo film, dove non ci si limita alla semplice trama di un film action, ma si lascia spazio anche ai drammi interiori dei singoli personaggi, come la ricerca di una figura paterna o la nostalgia di una famiglia scomparsa.

Guardiani della Galassia vol. 3 (fonte: movieplayer.it)

I Guardiani sono i personaggi più umani di questo Universo Marvel, non nascondono le loro debolezze e non si preoccupano dei loro vizi. Per questo c’era preoccupazione per l’uscita del film: ogni personaggio Marvel è stato inevitabilmente rovinato e assoggettato a questa macchina mercificata chiamata Disney. E se fosse successo anche a loro?

Per fortuna non è successo.

I Guardiani della Galassia ancora insieme per un’ultima avventura

Le prime immagini mostrano l’entità del film. Se le prime due pellicole potevano essere definite quasi comiche, il terzo che fa da epilogo della trilogia è un mix di generi e di emozioni. La stessa colonna sonora ci catapulta in uno stato d’animo nostalgico e malinconico: Rocket, il cacciatore di taglie, ascolta Creep dei Radiohead, come se si volesse sottolineare la sua non appartenenza a questo mondo, la sua distanza rispetto ai suoi amici. Infatti questo film si concentrerà molto sulla figura del procione alieno, approfondendo la sua storia grazie a continui flashback.

La storia di Rocket è una critica alla vivisezione e alla sperimentazione su animali. Il villain di questo film, per quanto non sia stato approfondito emotivamente come quelli precedenti, funziona ai fini della trama: l’Alto Evoluzionario è una sorta di Dottor Frankenstein desideroso di creare un mondo da zero, praticando esperimenti di eugenetica per arrivare all’essere perfetto. E Rocket è uno di questi esperimenti falliti. Anche nei film precedenti la sua storia è stata sempre evitata, non erano mai state fornite informazioni sulla sua effettiva natura. Si sapeva solamente che fosse il frutto di una serie di lunghi esperimenti. Con questo film, grazie ai ricordi del procione, vediamo la triste storia che ha portato Rocket ad essere il personaggio freddo e cinico che conosciamo.

Scena tratta dal film (fonte: movieplayer.it)

Il compito dei Guardiani in questo caso è quello di riuscire a salvare la vita di Rocket, scontrandosi con l’Alto Evoluzionario e anche con il proprio passato. Starlord affronta l’unica persona che ha realmente amato: Gamora. Infatti, il personaggio di Zoe Saldaña è differente da quello dei primi due film, è di un altro universo e per questo ha una vita e dei ricordi differenti. Per quanto l’eroe di Chriss Pratt provi a convincere Gamora del loro amore, lei ribadirà sempre la differenza con la donna che lui ha conosciuto. Visiteranno mondi pseudoterrestri o fatti di carne umana,pur di provare a salvare la vita del procione e a evitare che l’Alto Evoluzionario possa catturarlo, che brama Rocket per la sua intelligenza e fa di tutto per riaverlo.

Nonostante sia l’ultimo film della trilogia, il finale è aperto, pieno di emozioni e di pathos, che lascia intendere un possibile ritorno dei Guardiani, nonostante James Gunn lavorerà ora per la concorrenza, i DC Studios.

di Giuseppe Davide Russo

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