Donne e avvocatura: una storia di emancipazione lunga secoli

Nonostante la giustizia fin dall'antichità venga rappresentata da una figura femminile, le donne sono sempre stata allontanata dal potere giuridico. Una lezione dell'avvocata Maria Rosaria Nicoletti all'Università di Parma

Da sinistra verso destra: Francesca Nori (CUG), Fausto Pagnotta, Maria Rosaria Nicoletti, Andrea Errera.

Negli ultimi cinque anni l’Università di Parma si è impegnata nella realizzazione di incontri dedicati al ruolo delle donne nel mondo del diritto tramite la rassegna “Donne, diritti e politica”. I seminari sono organizzati da Fausto Pagnotta, professore e ricercatore di Storia delle donne nel pensiero politico, affiancato dai dipartimenti di Giurisprudenza, Studi politici e internazionali e di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali, ma anche da enti dell’Ateneo come il Comitato Unico di Garanzia per le Pari Opportunità (CUG).

Il 18 maggio scorso, presso l’Aula dei Cavalieri della sede centrale di Giurisprudenza, la Segretaria del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Parma, Maria Rosaria Nicoletti, ha tenuto il seminario “Donne e avvocatura: una storia di emancipazione”, delineando come il ruolo femminile si sia storicamente affermato e modificato all’interno del mondo del diritto.

Dopo una breve introduzione da parte di Pagnotta e i ringraziamenti di Francesca Nori del CUG, il professore di Storia del diritto medioevale e moderno dell’Unipr Andrea Errera ha ricordato ai presenti l’importanza della presenza femminile nel diritto, citando la “tavola delle donne” situata a all’interno dell’Università americana di Yale. Questa tavola riporta, dall’anno di apertura del college fino ai giorni nostri, il numero di donne presenti all’interno delle sue facoltà, sottolineando l’importanza della loro presenza.

Sempre in tema della presenza, fondamentale, delle donne nel diritto, sottolinea come spesso ci è più facile ricordare i nomi delle donne che hanno rivoluzionato o migliorato il mondo della politica e della giurisprudenza, piuttosto che quelli degli uomini. A primo impatto può sembrare un aspetto positivo, ma in realtà mette ulteriormente in risalto la situazione di disparità fra uomini e donne che hanno detenuto un potere politico, in quanto l’impossibilità di ricordare tutti i nomi maschili sta solo nell’ampio quantitativo, mentre la semplicità di ricordare quelli femminili sta nella specialità della loro presenza, oltre che delle loro azioni.

Nonostante dal punto di vista iconografico e simbolico la giustizia, fin dall’antichità, venga rappresentata da una donna, la parte femminile della società è sempre stata allontanata dal potere giuridico, atto identificabile più come espressione di una cultura patriarcale piuttosto che di una volontà di giustizia raggiungibile solo in quel modo.

Donne e diritto: le origini

Dopo aver parlato delle donne che possono far parte del mondo dell’avvocatura, Nicoletti sposta l’attenzione su quelle donne che hanno reso possibile questo passo, iniziando dall’antica Roma. Nonostante non venisse riconosciuto loro alcun tipo di potere giuridico, le donne sono sempre entrate nei tribunali e sempre con l’obiettivo di perorare cause per la tutela degli altri. L’avvocata fa l’esempio di Ortensia, figlia dell’oratore Ortensio, che nel 42 a.C. si posizionò, con un’orazione in tribunale, contraria alla nascita di una tassa sui patrimoni delle matrone romane. Con questa orazione pubblica, in cui faceva leva su come la guerra avesse strappato gli uomini della famiglia alle matrone che si erano ritrovate sole e senza qualcuno a proteggerle, rompe l’usanza che impediva alle donne di parlare pubblicamente e, vincendo la causa, fece sì che solo 400 delle precedentemente stimate 1400 matrone dovessero contribuire alle spese di guerra. La straordinarietà del suo gesto -come sottolinea Nicoletti- costrinse i magistrati romani a prendere delle precauzioni per evitare che ciò accadesse di nuovo, creando una nuova legge che impediva alle donne di parlare pubblicamente all’interno di un tribunale, regola che si è mantenuta fino al secolo scorso.

Nicoletti passa poi al 1500 ricordando la figura di Giustina Rocca, considerata la prima avvocatessa della storia. Si pensa che Rocca avesse, proprio nel 1500, mediato delle delicate questioni diplomatiche tra la città di Trani e Venezia, pronunciando un discorso in lingua volgare in presenza del governatore veneziano di Trani Ludovico Contarini cui assistettero anche i suoi concittadini. Proprio in onore di Giustina Rocca la Corte di Giustizia Europea ha dato il nome di “Rocca” ad una delle torri più alte della sua sede, come simbolo del proprio impegno per la lotta per le pari opportunità. Altra figura femminile ricordata è quella di Maria Pellegrina Amoretti, prima donna ad ottenere una laurea in Giurisprudenza, conseguita a Pavia nel 1777.

Lidia Poët: la svolta nell’avvocatura

La figura di Lidia Poët, tornata in auge grazie ad una serie Netflix, rappresenta un punto di svolta per le donne nell’avvocatura, in quanto riuscì ad ottenere la laurea in Giurisprudenza nel 1881, ma anche ad essere iscritta nell’albo degli avvocati. Sfortunatamente la sua presenza nell’albo ebbe vita breve a causa di un ricorso chiesto dal Procuratore Generale che venne poi accolto, giustificando la decisione affermando che non è un atteggiamento consono alle donne quello di discutere animatamente all’interno di un’aula di tribunale e muovendo una preoccupazione per l’abbigliamento che le donne potrebbero esibire insieme alla toga.

Lidia Poët ha continuato la sua lotta per la parità di genere, ma anche per permettere alle donne di essere inserite all’interno dell’albo degli avvocati, cosa che accadrà solo nel 1919 rendendo Elisa Comani la prima donna avvocato a poter esercitare.

Nicoletti ha concluso il seminario presentando dei dati incoraggianti per le donne nel mondo dell’avvocatura: infatti ad oggi il 52% degli avvocati sono donne mentre il 48% sono uomini. Ciò non implica che il percorso femminile nell’avvocatura sia privo di problemi, infatti le avvocatesse tendono ad occuparsi di materie di diritto legate al contesto famigliare, carcerario e di cura, rilegando la figura femminile, ancora una volta, in un contesto di cura e di aiuto dei più deboli, che per quanto valido come ambito di professione, è ancora molto legato ad una visione ormai superata del ruolo femminile nella società. Si vedono differenze anche dal punto di vista dei salari, dove fino ai 30 anni lo stipendio di un avvocato e di un’avvocatessa risultano essere quasi gli stessi, mentre, una volta superati, la differenza aumenta sempre di più.

L’avvocata, infine, ha invitato a non dimenticare il fenomeno della scogliera di cristallo, che consiste nel posizionare le donne in ruoli di potere e rilevanza solo nel momento in cui quel potere è già in una situazione precaria e difficile da gestire. Questo atto viene presentato socialmente come fiducia nelle donne, quando in realtà è solo un altro modo per insinuare silenziosamente nell’opinione pubblica l’idea che le donne non siano in grado di gestire il potere che gli viene affidato, confermando la concezione per cui le donne sono sacrificabili.

Maria Rosaria Nicoletti ringrazia ed incoraggia le donne presenti citando Maya Angelou:
“Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne”.

di Annachiara Barotti

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