I clown di corsia sono tornati a Parma: chi sono e cosa fanno

L'associazione VIP Parma è tornata attiva dopo lo stop causato dal Covid. Quest’anno hanno iniziato per la prima volta anche il servizio nel reparto dei disturbi alimentari all’Ospedale privato Maria Luigia di Monticelli

I clown di VIP Parma durante un corso di formazione

L’associazione Viviamo in Positivo (VIP), dopo un lungo stop causato dalla pandemia da Covid-19, torna finalmente attiva nelle corsie degli ospedali e case di riposo di Parma e provincia.

L’associazione VIP è nata nel 1997 con la missione di formare i volontari clown che portano gioia, buon umore e sollievo ovunque ci sia sofferenza e dolore. Dal 2000 si occupa di formare tutti i volontari clown VIP che prestano servizio negli ospedali, case di riposo e comunità di tutt’Italia. Al momento sono 71 le Associazioni VIP federate con più di 4000 volontari clown attivi che prestano servizio in oltre 200 ospedali e strutture-sanitari in Italia.

La presidente di VIP Parma, Veronica Calzi, racconta cosa fanno i clown della zona di Parma per portare un sorriso nei momenti di difficoltà. A causa del Covid e per le conseguenti  misure di sicurezza hanno avuto un’interruzione e dei cambiamenti ma quest’anno sono riusciti a riprendere il loro percorso da dove l’avevano lasciato.

Ripartiranno a giugno con il reparto geriatrico dell’ospedale di Parma, ovvero il ricovero ospedaliero delle persone più anziane. Qui si occupano di intrattenere e portare quel famoso pensiero positivo cantando canzoni insieme ai pazienti, sia con l’aiuto di strumenti che senza, intrattenendoli con barzellette e giochi di magia per mantenere stimolata la loro mente o anche semplicemente chiacchierando e passando del tempo insieme. A volte si dimentica infatti quanto possa essere d’aiuto e di conforto scambiare qualche parola con chi è ricoverato e non può uscire da un ospedale, così che possano distrarsi un po’, staccare con la testa e dimenticare la realtà che hanno intorno.

Al Day Hospital Oncologico di Parma, nel reparto degli adulti intrattengono una volta al mese le persone che aspettano il loro turno di terapia o di fare dei prelievi.

Oltre al reparto di geriatria svolgono il loro servizio anche nelle case di riposo di tutta la provincia. Dove, racconta Calzi, “facciamo giochi come il bowling e la pallacanestro, ovviamente con birilli di plastica e palle di spugna, suoniamo e cantiamo tante canzoni e quando possono alzarsi balliamo”. Anche qui rallegrano le giornate tramite movimento e giochi, spesso creano anche delle piccole gag.

Negli anni precedenti hanno svolto anche un ‘progetto scuola’, interrotto a causa covid ma che sperano di riprendere il prossimo anno. Il progetto consiste in 4 o 5 incontri svolti all’interno di alcune classi con lo scopo di andare a sanare esigenze espresse dai professori, come episodi di bullismo, mancata collaborazione tra i ragazzi o l’inserimento di un nuovo studente che non parla italiano. “Si fanno questa serie di incontri dove si gioca tutti insieme, senza ruoli e giudizi, e la classe partecipando a questi incontri cambia la sua prospettiva giocando e non ricevendo una paternale” racconta la presidente, e spiega come insegnano ai ragazzi tramite il gioco che nella vita c’è chi è più forte, chi più tranquillo e chi più agitato ma si riesce ad andare avanti tutti insieme se non ci sono ingiustizie.

Quest’anno hanno iniziato per la prima volta il servizio nel reparto dei disturbi alimentari all’Ospedale privato Maria Luigia di Monticelli. Vanno una volta al mese e propongono giochi che stimolano lo stare in gruppo, perché lì i pazienti vivono 24 ore su 24 insieme e non possono uscire dalla struttura. Lo scopo per cui gli hanno chiamati “è di far capire ai determinati ragazzi e ragazze che sono lì ricoverati che si può stare insieme in tranquillità e leggerezza, e soprattutto che si può usare il corpo in movimento non solo per dimagrire ma anche per giocare, divertirsi e stare in compagnia”. Qui ci sono persone molto consapevoli della loro malattia e il fatto che si siano messe in gioco, abbiano provato a giocare con il loro corpo e siano state in quella situazione l’ha colpita molto racconta Calzi, “siamo entrati la prima volta che erano completamente perse e invece adesso ci aspettano. È stata una grande soddisfazione”.

I clown di VIP Parma in servizio presso una casa di riposo

Per diventare clown, spiega la presidente di Vip Parma, bisogna seguire il corso base della durata di tre giorni e annualmente c’è un corso di formazione organizzato direttamente dalla federazione. In alcuni casi fanno anche più corsi di diverso tipo, e sono in continua formazione per quanto riguarda situazioni particolari come ad esempio i disturbi alimentari, dove hanno un supporto esterno da parte di una psicologa e di formatori che lavorano in reparti specifici. In più fanno due allenamenti al mese, una settimana sì e una no, dove si esercitano all’ascolto e alla sintonia di gruppo in modo da arrivare in servizio preparati, poiché le squadre non sono sempre le stesse.

Ma nessun corso potrà mai prepararti veramente a ciò che affronterai e vedrai in ospedale. Calzi racconta che “è sempre molto interessante quando riesci ad attirare l’attenzione anche di chi non è mentalmente molto presente. E’ capitato più di una volta che, anche se apparentemente il paziente non capiva, i clown sono entrati lasciando un pensiero e cantando una canzone. E specialmente una volta una signora ha cominciato a muovere le labbra e cantare con loro”. “Perché comunque al di là della vecchiaia, della malattia e del dolore per tutti c’è l’opportunità di avere un momento per non pensare e stare in quella condizione di malattia e sofferenza che li perseguita tutti i giorni”.

Al momento i clown di Vip Parma continueranno il servizio nel reparto dei disturbi alimentari, riprenderanno quello in geriatria e inizieranno una nuova attività nel reparto di psichiatria a Fidenza.

di Simona D’Alessandro

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