Silvio Berlusconi: un uomo (anche) del calcio e soprattutto del Milan

Si è spento a 86 anni: non parliamo del politico, ma del presidente più vincente del calcio italiano. Portò il Milan alla conquista d’Europa con 5 Champions League e diede vita alla favola Monza

La morte del Cavaliere, annunciata questa mattina, ha assunto una portata mediatica di dimensioni fiabesche. I palinsesti di radio e tv sono stati stravolti dalla notizia e scorrere le storie di Instagram – che siano quelle di un quotidiano, di una celebrità o semplicemente di un nostro conoscente – porta sempre allo stesso risultato: un suo ricordo, affettuoso, polemico, politicamente schierato o senza ideologia.

Berlusconi è stato una figura divisiva, polarizzante, che ha sempre fatto parlare di sé nel mondo della politica (4 i mandati da Presidente del Consiglio alla guida di Forza Italia) della comunicazione (Mediaset fu costituita nel 1993), delle cronache giudiziarie (oltre venti i procedimenti giudiziari a suo carico) e del calcio, con l’epopea leggendaria del suo Milan, fatta di 29 trofei in 31 anni, dal 1986 al 2017.

Con il Milan nella storia

Durare nel tempo e tornare con stile nelle scene nazionali ed internazionali: l’imperativo dato dal Cavaliere durante la sua prima intervista da presidente del Milan troverà conferma e continuità.

Il 20 febbraio del 1986 Sua emittenza, questo l’appellativo con cui era conosciuto al tempo, rileva il club rossonero sull’orlo del baratro. L’amministratore delegato è Adriano Galliani, il dirigente sportivo è Ariedo Braida. Per la panchina post Liedholm con una breve parentesi Capello ci si affida all’allora poco quotato Arrigo Sacchi, proveniente dal Parma in serie B.

Il primo anno del tecnico romagnolo, il 1987/88, è scudetto, i successivi due è Champions League con il trio olandese Frank Rijkaard, Ruud Gullit e Marco Van Basten che vale al club un posto nella leggenda del calcio, ribadito poi dalla rivista inglese World Soccer che inserirà nel 2007 il Milan del 1989 nella classifica delle più grandi squadre di sempre, primo tra quelle di club.

Da sinistra: Marco Van Basten, Arrigo Sacchi, Franco Baresi, Silvio Berlusconi e Ruud Gullit, Fonte: Profilo Facebook di Claudio Lallo

Con Fabio Capello, la scena nazionale vede 4 scudetti dal 1991 al 1996, quella internazionale 3 finali di Champions League dal 1993 al 1995, con la vittoria per 4-0 contro il Barcellona di Cruijff nella stagione 1993-1994. Una corazzata made in Italy, guidata in difesa da Mauro Tassotti, Franco Baresi, Alessandro Costacurta e Paolo Maldini. La continuità di risultati trova il miglior riscontro nel periodo 1991-1993, con il record rossonero (imbattuto) di 58 risultati utili consecutivi.

Poi lo scudetto nell’anno del centenario nel 1999 con Zaccheroni assieme all’attaccante della Liberia George Weah che già nel 1995 si era aggiudicato uno storico Pallone d’Oro (unico giocatore africano della storia ad aggiudicarsi il premio) e gli anni 2000 sotto il segno di “Carletto”, diminutivo dato ad Ancelotti allenatore e Pellegatti telecronista.

Dal 2002 al 2009 scena nazionale e internazionale sono, di nuovo, appagate: scudetto, Coppa e Supercoppa Italia, 2 Champions League, 2 supercoppe Uefa e un Mondiale per club. Andrij Shevchenko (rigore decisivo contro la Juventus a Manchester nel 2002/2003), Filippo Inzaghi (doppietta al Liverpool ad Atene nel 2006/2007), Paolo Maldini, Clarence Seedorf , Gennaro Ivan Gattuso, Massimo Ambrosini e Kakà i protagonisti di una squadra che terrà ben stretto lo scettro di club più titolato al mondo fino al 2014, forte di ben 5 Champions League e 13 trofei internazionali conquistati nell’era Berlusconi.

Seguiranno altri nomi altisonanti, come Ronaldinho, che troverà scarsa fortuna, e Zlatan Ibrahimovic che traghetterà il Milan allo scudetto nel 2011. Due supercoppe italiane nel 2012 e 2016 i restanti trofei che portano il palmarès di Silvio Berlusconi a quota 29, quasi un trofeo all’anno. Il 13 aprile 2017 il Cavaliere cede la maggioranza delle quote del club di Milanello alla cordata cinese dei manager Han Li e Yonghong Li.

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Berlusconi insieme ad Adriano Galliani Fonte: pagina Facebook Associazione Calcio Milan

È la fine di un’era di successi indelebili che vedono ampiamente soddisfatti gli obiettivi dichiarati 31 anni prima e valgono all’imprenditore italiano il titolo di quinto presidente più vincente della storia del calcio al pari di ‘un certo’ Santiago Bernabeu del Real Madrid.

Un presidente indubbiamente innamorato della sua squadra, di quel suo “sole in tasca” di cui è stato un grande visionario e sognatore concreto.

La scalata del Monza

L’amore per il calcio, però, non si esaurisce: la nuova avventura che Berlusconi intraprende insieme al fedele Galliani è al Monza, rilevato nel 2018 in serie C. Acquisti di livello portano il club brianzolo a sfiorare la promozione in B all’esordio della nuova proprietà, ad ottenerla nel 2019 dopo 19 anni e a centrare uno storico e inedito accesso alla serie A al termine della stagione 2021/22.

Il binomio cardine della squadra, a detta del suo proprietario, poggia su correttezza e sobrietà, evitando orecchini e tatuaggi. Con o senza rispetto di questi principi (il centrale difensivo Armando Izzo è un vero e proprio quadro), il club brianzolo chiude la stagione di serie A con un ottimo undicesimo posto, e il doppio derby lombardo tra le due ‘creature’ di Berlusconi a infiammare inevitabilmente il cuore dell’imprenditore milanese.

Berlusconi con il Monza nel 2019, Fonte: Pagina Facebook Monza News

È quindi giunta a termine la vita di un uomo fortemente attaccato al calcio, che ha guidato i suoi due club con il sacro trinomio di ambizione, sorriso e investimenti. È la fine di un uomo la cui vita è stata un’odissea che lo ha reso una figura straordinaria, nel senso più neutrale possibile del termine, inteso né più né meno come ‘non ordinaria’, fuori dal comune.

Un uomo-spogliatoio (vari ed esilaranti i siparietti con i giocatori) che ha saputo credere in un sogno, perché “chi ci crede vince”, un uomo di mondo a cui il calcio – e soprattutto il Milan- deve indubbiamente moltissimo.

di Michele Bonucchi

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