Aggressione omofoba a Parma: la tensione cresce in tutta Italia con il clima politico attuale

Tre uomini hanno aggredito un ventenne per il suo modo di vestire durante la movida. La vittima si sfoga sui social e spiega quanto siano frequenti episodi simili in tutta Italia e che spesso non vengono denunciati. Ma non sono casi isolati, c’è l’influenza del clima politico e i dati lo dimostrano

Foto di Adrian Swancar su Unsplash

È la notte tra venerdì 9 e sabato 10 giugno 2023. In via Farini, nel centro storico di Parma, un ragazzo di vent’anni subisce un’aggressione di matrice omofoba da parte di tre uomini più grandi.

L’aggressione inizia in modo verbale, con battute omofobe e insulti rivolti al ventenne, ma poi si trasforma in fisicaquando uno dei tre recupera una scopa da un locale vicino e inizia a minacciare e colpire il ragazzo e il gruppo di amici con lui.

Nel difenderlo, sono rimasti feriti anche un’amica e il fidanzato di lei. La ragazza è stata colpita al volto dal manico della scopa e trasportata successivamente in ambulanza all’ospedale Maggiore dove ha rimediato dei punti di sutura. Anche la vittima di omofobia e un amico sono stati trasportati all’ospedale dopo aver riferito i fatti in Questura.

Marco (nome di fantasia) stava chiacchierando con degli amici all’incrocio con via Sauro, quando il gruppo di tre uomini adulti ha iniziato a importunarlo e offenderlo per il suo modo di vestire a loro parere troppo appariscente. A nulla è servito il tentativo di difesa degli amici.

Secondo la ricostruzione di Anna (nome di fantasia), amica della vittima, l’uomo avrebbe rotto a metà il bastone della scopa e successivamente l’avrebbe alzato contro l’amico che ha cercato di difendere Marco. Il terzo ragazzo presente, fidanzato di Anna, e la ragazza, si sono messi tra i due per bloccare il bastone. Tuttavia ciò non ha fermato l’intenzione dell’aggressore, che ha colpito più volte al volto anche l’amica.

All’arrivo delle volanti della polizia di Parma, i tre uomini si sono dati alla fuga. Secondo le ricostruzioni e le segnalazioni agli agenti, l’autore dell’atto è un trentenne di origine straniera.

Foto di Anna pubblicata sul suo profilo Instagram dopo l’aggressione

“Vivo in un Paese in cui deve avere paura di essere chi sono”

“Ogni giorno devo mettermi in discussione perché vivo in un Paese in cui devo avere paura a essere chi sono ”spiega in uno sfogo nelle sue Stories Instagram Marco, mentre al polso ha ancora il braccialetto dell’ospedale che denuncia un altro episodio di violenza di matrice omofoba avvenuto solo una settimana prima  in centro a Bologna da parte di un coetaneo.

Una possibile risposta alla tale frequenza di vicende simili l’ha fornita l’associazione Ottavo Colore – un’associazione di promozione sociale Lgbtqia+ di Parma che, dal 2007, si impegna nella rivendicazione dei diritti delle persone della comunità queer in città e provincia. Secondo l’associazione, l’episodio“è sicuramente sintomo di un clima politico nazionale che non aiuta. Abbiamo notato che in effetti, molte persone che prima non esprimevano il loro pensiero omo-lesbobi-transfobico esplicitamente, ora si sentono legittimati ed escono allo scoperto. Spesso si tratta semplicemente di opinioni, altre volte il senso di legittimazioneporta addirittura ad episodi di aggressione fisica esplicita in luoghi pubblici e affollati. Riteniamo che sia il clima nazionale a condizionare pesantemente la situazione: non che prima la situazione fosse rosea, ma almeno non vi era questa sorta di continuo e vero e proprio bullismo istituzionale soprattutto, da parte di chi occupa le cariche pubbliche”.

Per quanto riguarda episodi come quello accaduto la notte del 10 giugno a Parma, non si hanno dati a sufficienza per dimostrarne la frequenza. Tuttavia, sono più comuni micro-aggressioni prevalentemente verbali nei confronti delle persone della comunità Lbtqia+, molto raramente denunciate alle autorità ma che possono avere gravi ripercussioni psicologiche.

Parma è una città sicura per la popolazione queer?

Secondo Ottavo Colore Parma è una città sicura per la comunità Lgbtqia+ sia da parte dei volontari sia da parte dell’attuale amministrazione locale, la quale ha dato il patrocinio al Pride tenutosi il 17 giugno scorso e che ha visto la partecipazione di oltre 2.500 persone. Il Comune di Parma ha anche aperto un Centro Antidiscriminazione dedicato soprattutto alla comunità queer.

L’accesso a tale Centro è totalmente gratuito ed è possibile ricevere consulenze psicologiche, legali, accedere al gruppo di Auto Mutuo Aiuto e ricevere una risposta dall’equipe istituita in questo centro di stampo trasversale e multidisciplinare, oltre ad avere una linea help line 24h.

L’associazione Ottavo Colore si è dotata inoltre di “una serie di servizi a supporto della comunità Lgbtqia+ come un counseling psicologico presso la nostra sede e percorsi d’intervento con operatorə alla pari, in particolare rivolto alle persone transgender. Questi interventi vertono su attività di ascolto, di socializzazione, ma anche di advocacy presso il contesto sociale, ad esempio la scuola frequentata dalla persona che si rivolge a noi. Un’azione importante in questo senso è sicuramente quello della possibilità di accesso a tutte le persone alla Carriera Alias all’Università di Parma, ovvero senza alcuna forma di certificazione medica che, in passato, escludeva molti individui”.

Un po’ di dati nazionali sull’omotransfobia

Dando un’occhiata ai dati Istat sul numero delle vittime di omofobia in Italia, sia di aggressione fisiche sia non, sia singole che non, il collegamento con le vicende politiche di un tale periodo è piuttosto forte. Nonostante il numero di atti non aggressivi rimanga maggiore, non è molto distante dal complessivo di quelli violenti.

Con l’introduzione delle unioni civili nel 2017-18, il numero di aggressioni fisiche denunciate si è abbassato rispetto alle annate precedenti. Tuttavia, nel 2018-2019, ovvero con l’ascesa del primo governo Conte guidato dal centrodestra di Matteo Salvini – particolarmente ostile nei confronti della comunità Lgbtqia+ – e dal Movimento 5 Stelle, la tendenza si è invertita. Infatti, si è registrato un picco delle vittime, in particolare durante il periodo di campagna elettorale. Da allora, il numero complessivo di vittime appare in lieve discesaormai da cinque anni, ma è comunque più alto dei numeri che si registravano prima dello stesso periodo 2018-2019.

In dettaglio: nel 2017-18 sono state registrate complessivamente 146 vittime di cui 83 non violente, ma il picco del 2018-19 registra 247 vittime di cui 140 non sono per episodi violenti. Adesso i dati rimangono più bassi rispetto a quell’anno, ma gli episodi non violenti si aggirano intorno a 80-110 (precedentemente il 2017 erano massimo 80) mentre i violenti complessivamente sono tra i 60-90, prima non hanno mai raggiunto le 80 vittime complessive. Nel 22/23 ci son stati 115 episodi con 165 vittime.

In particolare dal 2021 in avanti, lo stesso rapporto si è nuovamente invertito a favore degli atti fisicamente violenti. In particolare, nelle ultime due annate, il numero di atti violenti registrati è aumentato nonostante la diminuzione degli episodi totali. Si registra un aumento costante delle aggressioni a singole persone.

Come dimostrato da quanto accaduto a Parma, la maggior parte degli episodi avvengono per strada, seguiti dai luoghi pubblici, in particolare quelli dedicati al tempo libero (es. discoteche, piscine, spiagge,…). In frequenza minore – o meno denunciati – sono gli episodi che accadono in ambienti al chiuso come al lavoro o in famiglia. Le vittime sono in larga parte uomini cisgender, nonostante il numero di donne cisgender aggredite per il proprio orientamento sessuale sia in aumento – si suppone per un maggior coraggio nel denunciare e non un aumento effettivo degli episodi. Ciò si spiega perché resta l’idea che la donna sia un bersaglio meno appetibile per il maschio omofobo (la gran parte degli episodi ha come autori degli individui maschili), il quale, quando è in grado di riconoscere una donna omosessuale (evento raro perché la donna è vista da lui comunque come una preda a prescindere dall’orientamento sessuale), la cosa non lo turba particolarmente.

Ciò che dà fastidio a questi individui è il ragazzo o uomo che devia dallo stereotipo maschile della cultura maschilista. A riprova di questo c’è l’elevata quota di vittime di donne trans. L’uomo omofobo percepisce una donna trans come un uomo che ha deviatodal modello machista alla massima potenza, fino a negare la virilità del proprio corpo.

In conclusione, nonostante l’emergenza omofobia nel nostro Paese appaia così preoccupante, c’è da osservare che la distribuzione e la frequenza di tali aggressioni non sia omogenea. Se fino agli anni scorsi le città del nord Italia apparivano come maggiormente intolleranti nei confronti della comunità queer, nell’ultimo anno questa intolleranza si è spostata sempre più al centro e al sud.

Nell’anno 2022-2023 si assiste a un’inversione dei dati: sia in valore assoluto che nel rapporto con il numero di abitanti, la macroregione con il tasso di denunce maggiore è proprio il sud. Ciò avvalora l’idea che, al meridione, la presenza di omofobia sia sempre stata molto rilevante, ma che soltanto ora cominci a emergere.

Il centro Italia si conferma invece come la macroregione con maggior tasso di omofobia sulla popolazione. Tuttavia, ciò è dovuto al forte squilibrio tra i centri abitati. Infatti c’è la presenza della città di Roma, molto popolosa, fortemente attrattiva e quindi conseguentemente interessata da episodi di omotransfobia, e il resto del territorio, scarsamente popolato.

Prendendo in esame una città piccola come Parma, è possibile che sia considerabile attualmente sicura, almeno per episodi di violenza fisica, soprattutto in confronto a centri del nord più densamente popolati. Tuttavia, proprio per una maggiore predisposizione alla denuncia da parte delle vittime, sta vendendo alla luce una realtà molto più intollerante di quella che viene raccontata da chi sta al potere.

di Gloria Cantoni

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