Nimona: chi è il vero cattivo?

Il nuovo film di casa Netflix è ora disponibile sulla piattaforma. In un mondo futuristico in cui la tecnologia è arrivata ad un nuovo livello, esiste ancora un ordine di cavalieri il cui obiettivo è salvaguardare l’ordine pubblico e la pace. Eppure, chi è il vero cattivo in questo mondo in cui, ancora, il diverso è visto come un mostro?

Nimona in una scena del film (fonte: Netflix.com)

Nimona, prodotto da Annapurna Pictures e distribuito da casa Netflix, è ora tra le varie novità della piattaforma e, nonostante la poca pubblicità, rappresenta una vera chicca che, si spera, scali le classifiche ed arrivi a più persone possibili perché, nonostante sia apparentemente una storia semplice, racchiude in sé una serie di tematiche profonde e attuali, presentate in altrettanta maniera.

Tratto dall’omonimo graphic novel firmato da ND Stevenson (She-Ra e le principesse guerriere, 2020), le vicende vedono come protagonisti un cavaliere, Sir Ballister, e una mutaforma, Nimona, i quali si incontrano dopo che il primo è ricercato per l’assassinio della regina del regno. Mentre il cavaliere lotta in nome della verità per dimostrare che lui non ha ordito il delitto, Nimona vede in lui la possibilità di un futuro da duo malvagio che lotta contro il mondo. Due prospettive diverse che uniscono i due reietti della società in una lotta che, alla fine, ha unico scopo di dimostrare quando, troppo spesso, le apparenze ingannano e ciò che “sembra” non sempre corrisponde alla realtà.

Le apparenze ingannano e le parole feriscono più di una spada, le mille tematiche del film

Nimona in una scena del film (fonte: what’sonNetflix.com)

La storia è davvero la mise en scène del detto “le apparenze ingannano”, dal momento che mette in discussione tematiche che al giorno d’oggi sono ancora sintomo di scontri. E non si sta parlando solo della bellissima storia d’amore tra i due cavalieri Ballister e Ambrosius, ma soprattutto della riflessione profonda sul significato e il potere delle parole e di quanto i punti di vista possano essere innumerevoli e che, molto spesso, le etichette che la società affibbia alle persone non rispondono assolutamente alla realtà.

Il dato interessante che balza subito all’occhio è come i due protagonisti incarnino, seppur apparentemente, i caratteri tipici da antagonisti: Ballister in primis è schivo, sempre vestito di un nero che fa a pugni con le armature bianche e splendenti degli altri cavalieri dell’Ente; ha una cicatrice sul volto e il suo passato da ragazzo di strada lo condanna già essere considerato usurpatore di un ruolo che non gli spetta: non è degno di essere un cavaliere, dal momento che non è di nobili origini. Insomma, quando poi si trova ad essere al posto sbagliato nel momento sbagliato, difficilmente non si può che pensare che sia lui il vero assassino.

Per contro, Nimona, già reietta della città perché rappresenta il caos, riconosce in Ballister la possibilità di poter avere finalmente un amico in questo mondo che la condanna come mostro. Per questo si presenta e si candida come possibile spalla del cavaliere, in un mondo che li ha già condannati come cattivi della storia. 

Ma sono davvero loro gli antagonisti della storia

Ballister e Nimona in una scena del film (fonte: facinema.com)

Nonostante la volontà di voler dimostrare la propria innocenza, i due dovranno fare i conti con una società sorda e che li condanna per ciò che essi sembrano. Ballister e Nimona, a dispetto di tutto, si ritroveranno a combattere non solo contro un cattivo in carne e ossa, ma soprattutto contro l’opinione pubblica, che un corpo materiale non lo possiede. Sono le parole, i pensieri e le credenze cittadine la controparte contro cui i due protagonisti dovranno fare i conti, in un duello all’ultimo sangue. “Non so che cosa fa più paura, il fatto che tutti in questo regno vogliano trapassarmi il cuore con una spada, o che certe volte vorrei lasciarglielo fare”, questa la frase che racchiude il cuore di tutto il racconto. Dolorosa, certo, ma veritiera. Quanto spesso si crede alle etichette e si diventa ciò che gli altri pensano?

Tutto il film diviene un invito a riflettere sul potere e sul significato delle parole, in ogni senso in cui esse vengano usate; non un film semplice, ma sebbene la portata del messaggio, la storia non perde anche l’aspetto vivace tipico del mondo dell’animazione. Quest’ultimo diviene la scelta migliore per poter veicolare un discorso di tale portata e arrivare, così, anche alle nuove generazioni.

di Erika V. Lanthaler

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