“Medea per strada” e la femminilità ferita

Lo spettacolo andato in scena presso Ciac Onlus all'interno della programmazione di Insolito Festival rapisce il pubblico e lo trasporta in una storia di sogni in frantumi e sfruttamento: di una donna migrante costretta alla prostituzione

Foto di Teatro dei Borgia

“Medea per strada” è uno spettacolo teatrale messo in scena il 23 settembre nell’ambito della rassegna 2023 di Insolito Festival a Parma. Si tratta della riscrittura della Medea di Euripide in chiave contemporanea.

Le parole pronunciate dall’attrice Elena Cotugno (Medea), formata al teatro di arte drammatica russo, sono anche quelle di Fabrizio Sirisi (chi è?). Ma è grazie a Giampiero Alighiero Borgia, regista e fautore dello spettacolo, che questo ha potuto avere luogo. Pugliesi d’origine, il regista e l’attrice abitano attualmente a Pescara e lavorano per il Teatro dei Borgia.

“Medea per strada” è il primo capitolo del progetto “La città dei miti” nato nel 2016. Esso consiste proprio nella riscrittura delle tragedie classiche con personaggi e temi contemporanei, allo scopo di portare i miti ad invadere le città. Per Medea si è deciso un luogo dove il tema del femminile ferito è forte: la sala del CIAC in Vicolo San Quirino destinata ai colloqui con donne migranti e vittime di tratta.

Lo spettacolo è itinerante ed ha intrapreso un piccolo percorso dalla sede del CIAC in Strada Cavestro 14/A fino a raggiungere vicolo San Quirino. Al pubblico è stato chiesto di rinunciare al telefono per un’ora, immergendosi nella storia della protagonista senza distrazioni.

Non in un teatro, ma in una sala d’aspetto gli spettatori sono in attesa dell’inizio dello spettacolo in cerca di un segnale, di un via che potesse far capire questo: e così comincia a parlare una donna con trucco e parrucca nera, stivali con tacco vertiginoso. Come non notarla! E’ Medea e cala il silenzio attorno a lei. Con la sua enorme borsa in spalla e il suo accento dell’est, con tono alto si scusa di parlare come se non le fosse dovuto, eppure tanto è il suo bisogno di essere ascoltata. Con un italiano quasi corretto si mostra fiera delle sue origini. “La mia vita ha passato un punto più alto per poi andare giù” dice la protagonista. “È bella l’Italia. Dipende dal lavoro che fai. Non esiste posto bello e perfetto. C’è sempre qualcosa che non va. Dipende da chi sei”.

Lo spettacolo si svolge con la partecipazione del pubblico, poiché costante è l’interazione dell’attrice. Il suo personaggio è invadente, indaga sulle vite degli spettatori, e vi si intromette. Lo spettatore non sa se rispondere alle sue domande, se farla entrare così intimamente nelle propria vita. Eppure lei cerca continuamente lo sguardo del pubblico sempre più imbarazzato. Non vuole essere più sola.

Elena Cotugno racconta, nelle vesti di una Medea di oggi, la storia di una donna migrante costretta alla prostituzione. Parte dall’infanzia, dal momento in cui è dovuta scappare dalla dittatura in Romania. La sua risata riecheggia forte nella stanza anche quando dice che il padre ha voluto che partisse da sola dalla Romania e andasse in Italia. Ha dovuto affrontare un lungo viaggio fino a che non ha conosciuto l’amore in Albania e la prostituzione. “Quando sei straniero e vai in un altro paese sei in mezzo alla strada, occupi uno spazio e devi pagare un debito. Non per qualcosa che hai fatto, ma perché occupi spazio” dice.

Tenta di far ridere gli spettatori che, tutt’altro che ridere, quasi piangono. Con gli occhi commossi di pena e pietà il pubblico si immedesima in lei, in quello che ha vissuto anche se impossibile da capire fino in fondo. Prima i clienti, poi il tradimento del fidanzato, l’elemosina che ha dovuto chiedere insieme ai suoi figli, la sua vendetta, quando li ha uccisi tagliandogli la gola.

Medea sente di essere di troppo, di occupare ancora una volta uno spazio che qualcuno dice di non essere il proprio. Come se non volesse indossare più le sue vesti, cambia più volte i costumi di scena. Leva tante paia di mutande perché tante sono state le volte che se le è dovute togliere per pagare il suo debito. Si parte invece perché si avveri il proprio sogno, quello di una vita migliore.

Quello con Medea è un incontro irripetibile, lontano dal teatro tradizionale, uno spettacolo che si è fatto da solo, talvolta improvvisato e talvolta progettato, studiato, sudato. Uno spettacolo che una volta finito, una volta che Medea rivolge le sue spalle al pubblico andandosene, penetra nel pubblico per non andarsene più.

Medea per strada è la storia di un sogno in frantumi, di una realtà nella quale ti svegli e scopri che niente era come avevi sperato.

di Fabiola Veca

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