Un successo in punta di mani: l’Italia del Subbuteo campione d’Europa

L'Italia del calcio in miniatura giganteggia con 9 titoli all'Europeo di Gibilterra nel weekend del 16 e 17 settembre, riportando in vetrina un gioco iconico e tutt'altro che dimenticato

Se per il calcio “classico”, quello giocato coi piedi, il momento è di transizione, in quello giocato con le mani l’Italia vive solide certezze. Con 9 ori su 12 in palio la nazionale italiana di Subbuteo ha infatti sfiorato la piazza pulita agli Europei degli ECSTFA Table Soccer di Gibilterra giunti al termine domenica 17 settembre.

La vittoria clou è quella nella categoria Open a squadre contro il Belgio, deciso al golden goal dopo che i tempi regolamentari si erano chiusi senza padrone sul 2-2. Il tiro scoccato dall’indice di Luca Battista per il 3-2 finale è diventato virale, mettendo in vetrina una bella storia del calcio da tavolo che, decenni dopo la sua auge, non smette di appassionare.

La vittoria tra le vittorie

Difficilmente la gita a Gibilterra avrebbe potuto essere più fruttuosa per la nostra nazionale. Dei 9 successi, 5 sono arrivati nelle competizioni a squadre Open, Veteran, Under 20, Under 16 e Under 12. Le restanti 4 sono gioie individuali Veteran, Under 20, Under 16 e Under 12.

A spiccare tra le sfide a lieto fine è stata la già citata finale Open a squadre Italia-Belgio, con il ct Marco Lamberti alla guida della compagine composta da Luca Battista, Saverio Bari, Micael Caviglia, Matteo Ciccarelli, Filippo Cubeta e Claudio La Torre.

Fonte: pagina Facebook di Radio Delta 1

Dopo un tempo gli azzurri sembrano sprofondare negli inferi dei diavoli rossi, che conducono 2-0. Ma nella seconda frazione di gioco arriva la reazione italiana: Claudio La Torre conduce un attacco contro la difesa belga (duello scandito rigorosamente da 3 tocchi per pedina) e riesce a portarsi oltre la linea di tiro (solo da questo punto in poi è possibile concludere a rete).

L’avversario abbandona allora il controllo del difensore e prende l’asticella collegata al portiere per intervenire sul tentativo dell’italiano, che con l’indice (evitando, anche in questo caso rigorosamente, di fare leva sul pollice) colpisce la miniatura (solo la base, non la parte superiore, detta anche figura) che impatta la palla e trova la rete del 2-1.

A 30 secondi dal termine Matteo Ciccarelli ristabilisce la parità, portandosi a distanza utile di tiro e incrociando con una gran staffilata di unghia che non dà scampo al portiere. A tempo scaduto il Belgio prova a spegnere i freschi entusiasmi della rimonta con un gol da beffa finale, ma il portiere “guidato” da Filippo Cubeta intercetta la sfera, non particolarmente angolata, e rimanda tutto al golden goal, dove il primo a trovare la rete potrà laurearsi campione d’Europa.

Ecco allora che Luca Battista colpisce con forza la miniatura, che schizza fuori dal campo, ma nel frattempo ha impattato violentemente la sfera. La traiettoria assume un andamento velocissimo e a palombella, che in un lampo supera il portiere e si insacca all’angolino, per il 3-2 azzurro.

Il video della conclusione finale e delle urla di gioia diventa virale. E quasi viene da ricalcare altri grandi successi azzurri del più popolare calcio “su prato”, con un “grazie signore che hai inventato il Subbuteo” alla Fabio Caressa a Euro 2021 oppure un più poetico “il cielo è azzurro sopra Gibilterra”, in onore di Marco Civoli ai Mondiali del 2006.

Subbuteo: nascita, ascesa, tramonto

Il Subbuteo vede la luce nel 1947 in Gran Bretagna da un‘idea dell’ornitologo Peter Adolph, ampiamente ispirato da un gioco simile già esistente dagli anni 30, il New Footy. L’idea di denominare il gioco ‘hobby’, parola che equivale sì a “passatempo” ma indica anche una specie di falco particolarmente apprezzata da Adolph, si infrange contro l’ufficio brevetti, che ritiene il nome troppo generico per un gioco così specifico. La scelta ricade allora sulla versione latina del volatile, il falco subbuteo. Viene inoltre creata la società Subbuteo Sport Games.

Questa trasposizione del calcio su un gioco da tavolo vedrà varie versioni delle sue miniature. Dopo quelle piatte (flat) degli anni 50 e le miniature tridimensionali in plastica su base semisferica denominate moulded e walker degli anni 60, è negli anni 70 che si trova la quadra: la società Haddington acquista la Subbuteo ed introduce i nuovi modelli tridimesionali Classic Heavy-Weight, che aumentano i dettagli (dipinti a mano dalle massaie del Kent, luogo della fabbrica) e la giocabilità delle miniature grazie a un peso complessivo rinnovato.

Ne giovano realismo, precisione e di conseguenza successo del gioco, con la diffusione a macchia d’olio delle miniature a rappresentare oltre 350 squadre tra nazionali e club. Anche gli anni 80 sono fruttuosi per il Subbuteo, con il trasferimento della produzione da Kent a Leeds e soprattutto l’automazione del processo produttivo, che rende più precisi i dettagli delle divise e permette l’aggiunta di stemmi, sponsor e finiture personalizzate.

Fonte: pagina Facebook Subbuteo heart

Il decennio 1990 sotto il segno della società Hasbro è quello del declino del gioco, soppiantato dall’ascesa dei videogame simulatori di calcio. Alla concessione della licenza a Edilio Parodi Giocattoli nel 2000 segue qualche sussulto per ridare freschezza al brand, con la serie Subbuteo-la leggenda del 2009 in uscita con la Gazzetta dello Sport con 150 squadre che hanno fatto la storia del calcio.

Nei due decenni d’oro degli anni 70 e 80 il successo commerciale del gioco genera anche una domanda agonistica, che porta a una competizione internazionale, il primo Campionato Mondiale Subbuteo organizzato dalla Waddington nel 1970 a Londra. Nello stesso anno partono anche i mondiali, per gli Europei c’è da aspettare 10 anni.

In Italia, fomentato dal distributore Edilio Parodi, lo spirito agonistico trova la maggiore consacrazione nel Guerin Subbuteo, torneo organizzato dal 1978 ad Arenzano da Parodi stesso e il settimanale calcistico Guerin Sportivo. Mattatore del torneo, che conquista per ben 6 volte, è Renzo Frignani, capace di ottenere anche Mondiale ed Europeo nel 1982 e 1984. In Italia viene disputata anche la Coppa Italia sostituita dal 1984 dalla Serie A di carattere nazionale e una serie B di carattere regionale.

Parallelamente al gioco vero e proprio anche il circuito agonistico comincia a tramontare, portando a una “migrazione” di giocatori dal circuito di Subbuteo organizzato dalla Waddington alla ETF European Table Football, movimento in cui l’uso di materiale targato Subbuteo non è obbligatorio. L’ETF, nel frattempo, stava infatti consolidando la pratica del Calcio da Tavolo, derivante dal Subbuteo ma praticato con materiali diversi ed arrivato oggi ad essere una disciplina riconosciuta da LNS (Lega Nazionale Subbuteo) ed alla FISCT (Federazione Italiana Sport Calcio da Tavolo). Quindi è effettivamente nel Calcio da Tavolo – e non nel Subbuteo – che gli azzurri hanno conquistato l’Europeo di Gibilterra 2023.

Al di là del nome: la ripresa di visibilità

Poco importa, però, se l’uso del termine Subbuteo per definire la disciplina di questi Europei (ufficialmente denominata ECSTFA Table Soccer) è, quindi, tecnicamente sbagliato (come puntualmente segnalato sui form di video e post da esperti nostalgici, che specificano come il vero ed unico Subbuteo sia quello con i materiali di metallo e la base ovale, non tonda, per scivolare meglio).

Quel nome, che tanto bene suona, è rimasto ‘intatto’ nel linguaggio degli appassionati. Anche perché la traiettoria a becco che l’indice o il medio disegnano quando colpiscono una pedina  risulta una prova suggestiva e coerente dell’adeguatezza universale del nome ispirato al falco.

Ferdinando Gasparini in azione nella categoria Veteran, Fonte: pagina Facebook FISCT Federazione Italiana Sportiva Calcio Tavolo

Tornando quindi al “Subbuteo di oggi”, il suo declino commerciale non ha frenato la piccola grande cavalcata mediatica dei giorni dopo il trionfo: non solo un servizio al Tg 1. Il ct Marco Lamberti è stato ospite della rubrica “l’invasione degli autogol” su Rai Radio 2, mentre Matteo Ciccarelli e Luca Battista (compagni anche di club nei Napoli Fighters), tra le varie interviste, hanno raccontato la loro avventura a Radio come Rtl 102.5 e Radio Delta1, ma anche a testate promotrici di un giornalismo sportivo 3.0 come Cronache di Spogliatoio. E se, come raccontato da Ciccarelli a Pay tv.it, durante il tiro decisivo “anche le scimmie di Gibilterra si erano girate per vedere Luca” diventa palese l’epicità di una disciplina che ha generato calore, unione per un fine comune e forti emozioni, proprio come può fare (con le dovute proporzioni) una partita della Nazionale Italiana di calcio.

Anche per questi motivi, il 21 settembre a Gibilterra si è compiuta una bella pagina sportiva italiana. Un successo in miniatura, ma solo per la dimensione delle pedine che lo hanno conquistato.

di Michele Bonucchi

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