“Io ti salverò”: il contestato film di Alfred Hitchcock tra psicoanalisi e arti oniriche proiettato al Capas
L'evento all’interno della programmazione della Notte dei Ricercatori è stato introdotto da una lezione della professoressa Sara Martin. Un film che non convinse la critica e il regista, ma che oggi è riconosciuto come un capolavoro. Insegna come schiudere le porte del cuore e della mente
“Io ti salverò di Alfred Hitchcock nella cultura del Novecento” è la proiezione tenutasi presso il Capas UniPR, Centro per le Attività e le professioni delle Arti e dello Spettacolo, il 29 settembre, nell’ambito della Notte Europea delle Ricercatrici e Ricercatori. L’evento è stato ideato a seguito della mostra “Volti ingombranti” che si è tenuta allo CSAC e che ha portato alla luce i manifesti di Anselmo Ballester. Tra quelli esposti c’è stato anche quello di “Io ti salverò”.
La proiezione del film è stata anticipata dall’intervento della professoressa di Storia e Critica del cinema dell’Università di Parma Sara Martin. Insieme ad altri docenti dell’Università di Parma, si è pensato che “io ti salverò” potesse tenere vicino i saperi novecenteschi perché “è un film completamente incentrato su Freud e sulla psicoanalisi. In più Hitchcock decide di dare a Salvador Dalì la realizzazione delle scenografie delle parti oniriche del film” afferma Martin.
Il sogno di Freud e Dalì
Il film è interpretato da Ingrid Bergman e Gregory Peck. “Questa storia tratta della psicoanalisi, il metodo con cui la scienza moderna cura i problemi emotivi della gente. L’analista cerca non solo di indurre il paziente a parlare dei suoi problemi nascosti, ma di aprire le porte della sua mente. Una volta scoperti e interpretati i complessi di cui il paziente soffre, la malattia e la confusione spariscono… e si allontanano dallo spirito i demoni dell’irragionevolezza, si legge dopo i titoli di testa. È quindi una storia, anche d’amore, dove il protagonista maschile ha traumi da risolvere.
“Era doveroso rendere omaggio ad un’opera che non è stata molto capita. E’ forse più amata adesso di quando sia stata quando uscì nelle sale il 1945. – spiega Martin – Questo perché Hitchcock è stato un po’ ‘abbondante’, ha peccato di tracotanza, ci ha messo dentro Dalì e il finale ha fatto molto discutere”.
François Truffaut intervista Hitchcock
Le attrici Rosa e Maria Laura del laboratorio teatrale del Capas, Cut, hanno letto un estratto dell’intervista che François Truffaut ha fatto ad Alfred Hitchcock. “Truffaut realizza una bellissima intervista dove parla con Hitchcock di tutte le sua opere, dal primo all’ultimo film. E’ il primo passo verso un modo di raccontare il cinema e l’autore, che è quello del dialogo con l’autore stesso”.
“Le dispiace se le dico che il film è francamente una delusione?” dichiara Truffaut nell’intervista. Ma del resto neanche l’autore ne era rimasto soddisfatto. Secondo la professoressa Martin “oggi però rappresenta una perla di quello che è il lavoro intero di Alfred Hitchcock e si tratta di uno dei film più importanti della Hollywood classica americana”.
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