Sono Carlo e la libertà, ora, è la mia ricchezza

Portato in RSA contro la sua volontà, dichiarato incapace di intendere e di volere, era stato privato della sua libertà: è morto Carlo Gilardi, il generoso 92enne di Airuno

Caro mondo,

sono Carlo – per gli amici Carletto – non mangio carne, parlo cinque lingue e sono un professore. Dico sono, e non faccio: sono un professore, perché anche da quando ho scelto di lasciare il mio posto in cattedra a chi, caro mondo, ti ha conosciuto un po’ dopo rispetto a me, io non ho smesso di insegnare. Ho fatto come ho potuto per continuare a trasmettere ciò che in più avevo imparato a quelli che – meno fortunati di me – non avevano potuto imparare altrimenti.

Sono ricco. E lo sono perché sono libero. Sono un uomo tranquillo e dalle poche pretese. Mi piace dare e darmi agli altri, pensare di stare facendo la mia parte.

C’è chi mi chiede perché non abbia messo su famiglia, ma la verità, caro mondo, è che sei tu la mia famiglia. La mia famiglia è gli alberi e gli animali; è i libri che ho letto e quelli che ho scritto, gli occhi bisognosi che ho incontrato, i nomi degli allievi che ho imparato. Sei tutto tu la mia famiglia.

Ho imparato che non c’è ricchezza interiore che si possa comparare a un soldo – neanche uno che sia uno. Un soldo, o forse qualcuno di più, arrivato senza che io lo chiedessi e che volevo con te condividere, ha fatto di me un vecchio dipinto come folle e incapace di badare a se stesso, incapace di sapere davvero cosa stesse facendo.

Sono un vecchio folle generoso, indifeso, anziano: questo dicono di me. La verità è che sono un uomo che, ad un certo punto, qualcuno ha deciso non potesse più essere, ma soltanto esistere: mi hanno portato via dicendo a gran voce che non fossi più conscio.

Conscio di cosa? Forse conscio di me, o conscio di stare condividendo quel soldo in più che mi ritrovavo in tasca, con chi – per una ragione o per un’altra – di soldi non ne aveva avuti mai. Ad un certo punto mi han fatto credere di non sapere più che cosa stessi facendo. Poi, mi sono ricordato che probabilmente non l’avevo saputo mai, ma era troppo tardi. Infatti, tutti uniti e imbanditi di grandi parole, avvocati, giudici, amici e fratelli, anch’essi figli tuoi, mi hanno messo qui, a vegetare. Perché tanto gli scemi van fatti vegetare.

Vedi, “vado nei 93 anni. Da quando avevo 10 o 12 anni mi sono rifiutato di mangiare carne e elementi animali. Non ho mai bevuto alcol, non ho mai fumato, ho tenuto una vita monastica e purtroppo di conseguenza campo a lungo. Ho tanto desiderio di crepare, e uso questo termine che non è italiano, ma è dialettale, ma lo uso col sentimento dell’animo. Sono stufo di campare così tanto“.

Caro mondo che mi hai conosciuto sono Carletto e tu nell’ultimo periodo non sei stato troppo amico mio.

Non sei stato amico mio quando hai visto il mio quotidiano, fatto di poche cose, essere messo prima in pausa, e poi spazzato via. Non hai fatto nulla, anzi hai ostacolato l’unica amica che, invece, voleva a tutti i costi restarmi a fianco nella riconquista di quella vita che avevo perduto: la mia Aiuruno.

Giudici e avvocati, che per me sono stati come fumo negli occhi, hanno ritenuto giusto decidere al mio posto, togliendomi la facoltà di decidere di me stesso, circuendomi in qualche modo, nascosti dietro la promessa di proteggermi da chi – secondo loro – mi stava imbrogliando.

Adesso però, che sono libero, voglio dire queste ultime parole, per salutare te, caro mondo, anche se ultimamente non sei stato dalla mia parte. E allo stesso modo, saluto la mia Aiuruno, saluto Brahim e saluto tutti i figli che ho conosciuto, adesso che sono crepato e mi sono piegato alla severa morte che è venuta, in ultimo, a darmi sollievo.

Caro mondo, è stato un piacere conoscerti e darmi a te in tutte le maniere a me note, ma ad essere onesto ho pregato di lasciarti per intere notti e per interi giorni, perché non avevi più colore visto da qui.

Adesso, consapevole che qualcosa ti ho lasciato, devo andare. Impaurito, fragile e libero: così come sono nato.

Tuo Carletto

di Gianna Maria La Greca

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