World Press Photo Exibition 2023: la sconvolgente potenza del fotogiornalismo mondiale

In mostra a Torino e Lucca fino al 17 dicembre, il contest fotografico più famoso del mondo torna con quattro nuovi vincitori e innumerevoli spunti di riflessione

Mariupol Maternity Hospital Airstrike by Evgeniy Maloletka

“La più importante mostra al mondo di fotogiornalismo” è tornata ed è a poche ore da Parma.

La sessantaseiesima edizione della World Press Photo Exibition sarà infatti visitabile fino al 19 novembre a Torino, nel meraviglioso spazio barocco del Palazzo Falletti di Barolo e dal 25 novembre fino al 17 dicembre, presso lo storico Palazzo Ducale di Lucca. 

Nata nel 1955 dall’idea di un gruppo di fotogiornalisti olandesi, la World Press Photo Foundation è un’organizzazione indipendente e senza scopo di lucro che annualmente propone una sintesi visiva e d’impatto degli eventi che sconvolgono e coinvolgono il mondo. La mostra è itinerante e tocca più di 110 Paesi, vantando così un pubblico enormemente vasto.

Il 2022 è stato un anno di svolta per la fondazione. Cavalcando l’onda dei significativi cambiamenti promessi dall’esperta Executive Director, Joumana El Zein Khoury, entrata in carica nel febbraio 2021, l’organizzazione ha infatti deciso di ristrutturare il contest. È stato introdotto un nuovo modello, detto “regionale”, con l’obiettivo di dare uguale visibilità a tutte le zone del mondo prese in considerazione (Africa, Asia, Europa, Nord e Centro America, Sud America, Sud-est asiatico e Oceania). Di conseguenza, si è optato per la selezione di ventiquattro vincitori per ogni regione, votati da una giuria “globale”, arricchita dall’introduzione nella squadra di “giurati regionali”.

Questi giurati “hanno fornito il contesto”, rendendolo chiaro e comprensibile ai giudici che con esso “non avevano familiarità”, ha spiegato Rena Effendi, presidente della giuria globale. Hanno ricoperto dunque un ruolo essenziale per la comprensione e la selezione delle opere, che ha condotto alla nomina di vincitrice dell’anno 2022 la canadese Amber Bracken. La fotografa documentarista e fotoreporter indipendente, già vincitrice del contest nel 2017, ha ottenuto la vittoria dello scorso anno grazie ad uno scatto pubblicato sul New York Times, rappresentante una strada costeggiata da croci in legno, tremende grucce per abiti rossi e arancioni da bambina e da bambino. Una commemorazione di circa duecento tombe scoperte nel 2021 dall’antropologa Sarah Beaulieu presso la Kamloops Indian Residential School, in British Columbia, e presumibilmente appartenenti a bambini indigeni senza nome.

Home for the Golden Gays by Hannah Reyes Morales

Tuttavia, la World Press Photo Foundation non si limita alle sole mostre annuali e si dichiara impegnata su vari fronti. Per sostenere i talenti emergenti ha ideato varie proposte, tra cui, l’African Photojournalism Database, un elenco consultabile e pubblico di 500 fotogiornalisti emergenti, che raccontano il continente africano nelle sue più diverse sfaccettature attraverso le immagini. Il progetto di maggiore interesse per aspiranti fotogiornalisti e documentaristi sembra però essere la Joop Swart Masterclass. Un corso che porta il nome di un importantissimo ex presidente della fondazione e che si pone l’obbiettivo d’individuare e formare nuovi talenti. L’esperienza educativa ha la durata di una settimana, durante la quale i partecipanti sono tenuti a sviluppare un fotoracconto.

Un altro fronte sul quale la fondazione si spende è quello della tutela della libertà d’espressione. Per questo motivo, alternati alle fotografie in mostra, si trovano spesso dei pannelli esplicativi e di sensibilizzazione riguardo a questo tema.

The Big Forget by Lee Ann Olwage

World Press Photo Exibition 2023

Già presentata in Italia durante il Festival della fotografia etica di Lodi e a Bologna, in occasione dell’evento “Sotto le stelle del cinema”, la World Press Photo Exibition 2023 rappresenta un distillato di 60.448 fotografie proposte e in seguito selezionate da una giuria “globale” e “regionale” di fotografi indipendenti. Gli eventi fotografati durante l’anno passato e narrati in questa edizione mostrano una società che deve affrontare la crisi climatica, il fenomeno delle migrazioni, le tematiche di genere e una serie di tremendi conflitti.

Il premio di World Press Photo of the Year, che coincide con un premio di 5mila euro, è stato assegnato alla foto intitolata “Mariupol Maternity Hospital Airstrike”, dell’ucraino Evgeniy Maloletka. Un’opera ormai tristemente nota, che ha catturato uno dei momenti più irragionevoli e raccapriccianti della guerra ancora in corso in Ucraina. L’autore dello scatto è un pluripremiato fotoreporter di guerra che ha seguito, attraverso il suo obiettivo, gli eventi più importanti dell’ultimo decennio nel suo paese: a partire dalla rivoluzione di Euromaidan nel 2014 fino all’attuale conflitto.

Oltre alla foto dell’anno, la World Press Photo Foundation ha premiato altre tre differenti categorie: Storia dell’anno, Progetto a lungo termine e “Open Format”. Per l’edizione 2023 è stato premiato, nella prima categoria Mads Nissen, fotografo danese che, come sintetizza perfettamente la descrizione sul sito della fondazione, “ha catturato la vita quotidiana delle persone che vivono in Afghanistan nel 20222”.

The Price of Peace in Afghanistan by Mads Nissen – World Press Photo 2023

Il premio per il Progetto a lungo termine è stato invece assegnato ad Anush Babajanyan, fotografa armena e National Geographic Explorer, che si è occupata dell’odierna e problematica situazione di accesso all’acqua nell’Asia centrale.

Battered Waters by Anush Babajanyan

Il World Press Photo Open Format Award è stato vinto dall’egiziano “storyteller visivo” Mohamed Mahdy. Il suo progetto, intitolato “Here, The Doors Do Not Know Me”, comprende fotografie, lettere, pagine di giornale e disegni, che insieme formano la commistione necessaria a raccontare la frammentazione di una comunità alessandrina di pescatori, costretta a lasciare il proprio quartiere d’origine e di conseguenza anche la cultura, la tradizione e la quotidianità ad essa legata. Il fotografo, originario d’Alessandria, racconta una rottura (forse) irreparabile che può però rivelarsi il nuovo punto di partenza per la creazione di nuovi legami e di un archivio di ricordi. A questo scopo, l’autore ha creato un sito web sul quale è possibile entrare in contatto con le persone che hanno formato e formano la comunità di Al Max, leggendo le loro lettere, ascoltando le loro voci e i rumori a cui sono abituati e volendo, inviando una lettera direttamente dal sito.

Non solo una mostra

L’esposizione proposta dalla fondazione non è mai una semplice mostra. È un pugno nello stomaco, che è al contempo un abbraccio ampissimo e una spinta verso riflessioni che si estendono per giorni. Una rassegna fotografica che, con pochi fronzoli e impressionante schiettezza, invoglia ad osservare, capire e interrogarsi. Sala dopo sala, fotografia dopo fotografia. Nessuna cornice ad ornare le opere, perché non ce n’è alcun bisogno e soprattutto, perché le immagini rappresentate (di)mostrano di non avere confini. D’altronde, l’obiettivo dichiarato degli organizzatori è quello di “connettere il mondo alle storie che contano” ed è proprio ciò che la mostra riesce a fare.

Ogni anno, collega tra loro storie d’attualità che permettono di percepire la continuità della storia in corso. L’esplicitata e quasi palpabile interconnessione tra le opere ribadisce e sottolinea l’appartenenza ormai inevitabile ad un mondo globalizzato. In pochi passi si passa dall’Ucraina all’Afghanistan, dall’Iran all’Argentina e dal Mediterraneo al Myanmar.

E se a Phileas Fogg, per un giro del mondo, sono serviti ottanta giorni, state pur certi che ai visitatori di questa incredibile mostra bastano meno di due ore.

Si entra e si attraversa la World Press Photo Exibition coinvolti e ne si esce sconvolti. Perché il progetto ha l’ambizione e la potenza di sconvolgere: crea disordine, destabilizza. E il compito a casa che lascia è quello di tentare instancabilmente di ristabilire l’’ordine, trovare nuovamente l’equilibro, ognuno a modo suo.

Australian Floods in Infrared by Chad Ajamian

Informazioni utili

World Press Photo Exibition 2023 a Torino, Palazzo Falletti di Barolo (Via delle Orfane, 7/A). Aperto tutti i giorni tranne martedì e mercoledì (orari sul sito). Biglietto intero: 13,50€ (riduzioni sul sito).

World Press Photo Exibition 2023 a Lucca, Palazzo Ducale (Cortile Carrara, 1). Aperto lunedì, giovedì, venerdì e sabato (orari sul sito). Biglietto intero: 8,00€ (riduzioni sul sito).

Image credit : https://www.worldpressphoto.org/

di Camilla Castellano

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