Vocali su whatsapp e la regola delle 3 W da seguire: who, when, why

Amati e odiati, ma soprattutto tanto dibattuti, gli audio whatsapp sono sicuramente un mezzo d’espressione unico nel loro genere. Ecco le regole non scritte, ma fondamentali, per gestirli al meglio.

Tanto amati e tanto odiati, ma soprattutto tanto dibattuti: i vocali su whatsapp, si sa, generano discordia.

C’è chi li usa in modo ponderato e chi invece proprio no. Istintivamente, viene da pensare che la problematica principale sia legata alla durata del vocale stesso: siamo tutti d’accordo sul fatto che un vocale di dieci minuti se lo si può permettere solo se si è Tommaso Paradiso (anche se probabilmente ha smesso anche lui di farne).

In realtà, però, le problematiche che fanno delle note audio un argomento di fuoco, oggetto di disputa per giovani e adulti, sono legati non soltanto alla durata, ma anche – e soprattutto – alla loro provenienza, all’ora in cui vengono ricevuti, e al loro contenuto.

Infatti, se davanti all’esigenza di scrivere un testo efficace è opportuno utilizzare la regola delle 5W (who, what, when, where, why) per mandare un audio altrettanto efficace potremmo ricavare la regola delle 3W (who, when, why).

Who

Inutile girarci intorno: un audio è ben accetto solo se a mandarlo è qualcuno che si conosce bene, col quale si ha un certo grado di confidenza.

Per intenderci, se da superiore devi contattare un tuo dipendente per fargli una comunicazione immediata, ma non hai tempo o modo di fare una telefonata, è regola non scritta che tu non debba scavalcare il messaggio di testo a favore di una nota audio.

Vedere infatti comparire nella barra delle anteprime il nome del proprio superiore associato ad un bel “2 min.”, non ha mai fatto bene a nessuno. Probabilmente, tramite quell’innocentissimo gesto, starai facendo passare un brutto quarto d’ora al povero dipendente, il quale – nonostante la coscienza pulita- ti avrà risposto dopo che quel brutto quarto d’ora sarà trascorso. Trascorso… male, con lui trepidante che cerca su internet il modo giusto attraverso cui ascoltare quella nota audio senza che tu te ne accorga, per avere modo di elaborare la risposta.

Quindi: se sei un superiore, e devi comunicare con una certa immediatezza al tuo dipendente che la consegna prevista per l’indomani, si può in realtà rimandare a dopo il weekend, abbandona le note audio e scrivi un bel messaggio scritto, che sia lineare e pulito, il cui contenuto è facilmente scorgibile dalle anteprime.

When

Altra regola non scritta, è che se l’ora in cui stai contattando una persona non è compresa tra le 9 e le 21, allora faresti proprio meglio a scrivere, e non a fare un vocale.

Infatti, almeno che non provenga dalla propria crush, con difficoltà si ascolterà con piacere e disinvoltura una nota audio – soprattutto se supera i 30 secondi – prima o dopo quell’ora.

Quindi: è importante capire quando è opportuno fare gli audio. Questa regola, tra l’altro, non è neanche del tutto nuova, perché è applicabile – e da applicare – anche alle telefonate.

Why

Perché stai contattando una persona? Se quello quello che vuoi dirle è troppo complicato da scrivere in un messaggio, ma allo stesso tempo troppo easy per dedicargli una telefonata, allora sei sulla retta via: fai bene a mandare un vocale.

Se invece devi, per esempio, raccontare per filo e per segno le dinamiche della rottura della tua storia d’amore durata cinque anni, allora no, nein, jo, nihil… insomma ci siamo capiti.

Ecco, quelle sopra elencate sono le regole non scritte per un sereno e felice utilizzo della nota audio, regole non scritte che andrebbero scritte.

Di Gianna Maria La Greca

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