Art Revival: il reinterpretare l’arte di Ennis Marco Mariani

ESPOSTE LE OPERE DEL PITTORE AL CAFFE' DEL PRATO FINO AL 13 MARZO

ART REVIVALPuò una mostra d’arte partire da un paradosso? La risposta di Ennis Marco Mariani sembrerebbe essere sì. Fino al 13 marzo saranno esposte le sue opere al Caffè del Prato, nella Casa della Musica di piazzale San Francesco.

NUOVA VITA IN ESPOSIZIONE- La mostra è paradossale già nel suo titolo, ‘Art Revival…cose mai viste!’ Ma ad un occhio attento sembrerà di non vedere… nulla di nuovo. O meglio, ogni opera esposta è la reinterpretazione secondo altri canoni stilistici o correnti artistiche di quadri famosi di grandi maestri del passato, da Mondrain a Van Gogh. Ogni pezzo esposto fa affiorare alla mente il ricordo di qualcosa, pur mostrandolo secondo una luce nuova. L’interpretazione di Mariani porta a intendere il revival come “il portare in vita qualcosa di nuovo, qualcosa di dimenticato, o dare nuova vita a qualcosa che non ha mai smesso di esistere, ma che si presta ad essere reinterpretato“. Come si evince dall’introduzione alla mostra di Valentina Mariani.

“La realtà viene interpretata in chiave volumetrica e il nuovo che cambia scardina regole vecchie di secoli legate alla prospettiva rinascimentale: i punti di vista diventano molteplici, poichè l’obbiettivo è quello di analizzare e sintetizzare la realtà. ‘Le village de la maison du chocolat’ si ispira alle ‘Case a Parigi’ di Juan Gris, come se il dipinto fosse servito da matrice su cui poi l’artista ha aggiunto particolari inediti, come la mezzaluna che fa capolino all’orizzonte”.

Diventa molto importante anche l’utilizzo del colore, come strumento per dare forma e vita. L’anima di queste opere dal sapore quasi ruvido, ma familiare. In questa ottica avviene l’incontro con Mondrain, che per sua definizione costruiva l’opera a partire da linee orizzontali e verticali per poi riempirle di colore utilizzando rosso, giallo e blu. La pittura diventa uno strumento (come credeva Picasso) per esprimere ciò che l’occhio e la mente dell’artista percepiscono, e quindi immortalarlo su una tela in modo che il messaggio intrinseco fra forme e colori possa passare anche a chi osserva questi dipinti.

IL MONDO VISTO DALLE TELE BIANCHE – “Nel 1976, sulla collina di Montmartre. Gli uomini eran belli, erano tutti sporchi –di colori. Decisi allora che anche per me poteva prospettarsi un’epoca attraversata dal colore. Fu così che capii e decisi di potermi dichiarare artista”. E’ con queste parole che Ennis Marco Mariani ‘Le géographe visionnaire’ racconta quando e come è nato il suo amore per la pittura. Una pittura, la sua, in cui impera il colore in tutte le sue enigmatiche sfumature, che è in grado da solo di avvolgere e custodire il soggetto rappresentato.
Con gli studi e le sperimentazioni ebbe la fortuna d’incontrare artisti e personaggi come Francis Bacon e Vincent. “Kandinskij m’appassionò e ancor di più Mondrian, ma anche De Chirico e Modigliani non possono esser da meno. Avrei voluto esser al posto di Modigliani quando incontrò Renoir – racconta Mariani – e gli rivelò, in quella occasione, quale opera fruttò di più in assoluto: un vaso di fiori senza fiori. Capii anche Renoir. Mi piacciono, tra gli altri, alcuni pittori come Orozco, Kennedy, Morandi, Dalì e come non dimenticare, il papà di Robert De Niro.Ma a loro non mi ispiro. Faccio del mio”.
Le tele bianche aspettano nell’angolo dell’atelier che il pittore si decida. Che cosa ha in mente stavolta? “Dentro un corpo c’è quel che la pittura è. Attraverso esso si può immaginare un campo, il mare, l’orizzonte, il sole…” Le pareti spoglie si vestono di tele non più bianche, ma custodi ormai di luoghi sconosciuti e inesistenti. “Il caffè del Prato mi ha dato l’occasione di riempire quelle pareti e io l’ho fatto. Le tele respirano, così”.

PIU’ DI UN SEMPLICE CAFFÈ − Che sia per una brioche al mattino o per la pausa pranzo, il Caffè del Prato offre ai propri clienti molto più che un banale angolo di ristoro. Protagoniste assolute della location sono le opere affisse sulle pareti, sovrane dell’ambiente con i loro colori accesi e sgargianti, capaci di rapire l’occhio di chi guarda tra un sorso di caffè e l’altro.
La piccola sala, ben illuminata dalle ampie finestre e contornata da vari tavolini in legno, offre da subito una rapida visuale panoramica della collezione d’arte esposta a tuttotondo lungo il perimetro della stanza. Quadri astratti, inflessioni cubiste, richiami a Van Gogh e pennellate impressioniste donano al bar un’atmosfera eclettica e dinamica, infondendo curiosità ed interesse nello spettatore ed immergendolo in un inconsueto vortice di arte e cibo, mixando il momento culinario con quello culturale, il relax con l’apprendimento.
Non un semplice caffè, quindi, né un’asettica galleria d’arte: parliamo di un ambiente duale e bivalente rivelatosi vivace, stimolante ed assolutamente vincente.

 

di Giulia Campisi, Federica Fasoli, Darika Fuochi, Debora Vella

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