Alluvione, sei mesi dopo: cosa è stato fatto e cosa no

PARERI DISCORDANTI SULL'OPERATO DELLE ISTITUZIONI

IMG_0186Di quel giorno ricordo solo il fango e la disperazione“. Sono passati sei mesi dalla grande alluvione che lo scorso 13 ottobre ha colpito Parma ma per i residenti è come se fosse ieri. Il torrente  Baganza è esondato ed ha allagato diverse zone della città, tra le quali gran parte del quartiere Montanara. Oltre ad abitazioni private, scuole ed attività commerciali, i danni più grossi sono stati quelli agli impianti sportivi comunali, alla centralina della Telecom e all’ospedale Piccole Figlie. Nonostante volontari ed istituzioni si siano impegnati fin da subito per riparare i danni, è ancora possibile vedere i segni concreti del passaggio dell’acqua. Guardando dal ponte dei Carrettieri, il greto del Baganza  si presenta ben pulito dai resti degli alberi sradicati, libero dal fango e protetto dai suoi argini ben rinforzati. Colpisce però un cavo elettrico sospeso da una riva all’altra a sottolineare il vuoto lasciato dalla distruzione del ponte Navetta. Quella di via Po è una delle zone più colpite dall’alluvione: l’ospedale Piccole Figlie, il Palalottici e lo stadio di atletica Lauro Grossi si trovano infatti in un’area molto bassa, fatto che ha permesso all’acqua di raggiungere livelli alti e depositare più fango che altrove. I lavori di pulizia sono stati particolarmente difficoltosi e a distanza di sei mesi ci sono problemi risolti e da risolvere.

IMG_0233TRA SOLLIEVO E RABBIA – “Ormai è tornato tutto alla normalità e non è una cosa da poco. Qui siamo in una buca e l’acqua era alta mezzo metro. Il Comune ha fatto tutto quello che era necessario affinché le attività della struttura potessero riprendere”, spiega il custode del Palalottici. Proprio di fronte all’ingresso della struttura si stende una macchia color fango: sono i giardini dei condomini che affacciano su via Po. Una signora è intenta a pulire la propria siepe: “Abbiamo provato a lavare le foglie ma è ancora più marrone che verde, però qui sotto stanno spuntando i narcisi! La natura è incredibile: qui c’erano 30 centimetri di fango”. Alle sue spalle scintilla il portone del garage: “Quello me lo ha dato il Comune, sono stati molto efficienti, ci hanno aiutato a pulire insieme a tutti quei meravigliosi ragazzi, hanno addirittura sostituito l’impianto fognario perché era intasato, e meno male perché quello precedente era del 1938″. Una ragazza che risiede in via Ognibene concorda sull’efficacia degli interventi: “Il mio appartamento non è al piano terra ma il nostro giardino è stato colpito; il Comune e soprattutto i volontari sono intervenuti subito. Vedo però che ci sono persone che hanno ancora molto da sistemare a casa propria“.

Persone alle quali basta nominare la parola ‘alluvione’ per vedere lo sguardo cambiare. “Un capitolo che si sta chiudendo con fatica e che spero di non dover riaprire mai – dice una giovane mamma – abbiamo fatto i lavori e speso un sacco di soldi. Il Comune ci ha lasciati da soli“. C’è chi si arrabbia, chi si adombra, nessuno, nonostante i mesi passati, sembra essere riuscito a superare l’accaduto. Le facciate delle case sembrano quelle di prima ma il sentimento di chi ha avuto paura non si cancella con una mano di intonaco. “Una scena che non dimenticherò mai è stata quando ho visto due signori essere portati via dalla loro casa, in salvo, su un gommone – racconta una ragazza – il mio fidanzato ha avuto grossi danni all’appartamento, tanto che ha dovuto cambiare casa. Ancora stiamo aspettando un risarcimento“. A non aver visto un euro è anche un altro uomo, con la casa affacciata sul Baganza “Il Comune non ha nemmeno i soldi per mettere il sale sulle strade quando nevica – dice – sicuramente non li ha da dare a noi. Non c’è un ricordo più brutto degli altri di quel giorno. Tutto è stato un incubo“. È stato un incubo per tutti gli abitanti del quartiere che hanno subìto danni su danni “Mio figlio ha dovuto spendere una fortuna per sistemare casa sua – racconta una signora – garage distrutto, infissi, pareti, pavimenti, tutto da rifare. Ricordo di aver avuto paura quando la forza dell’acqua ha sfondato la porta d’ingresso“.

IMG_0199L’OSPEDALE PICCOLE FIGLIE – “Dopo un mese e mezzo di sospensione attività e dopo 7 milioni di danni siamo ripartiti”, racconta il direttore generale dell’azienda ospedaliera Piccole Figlie Giancarlo Veronesi. “Il poliambulatorio si è trasferito in parte all’ospedale ex Romanini, in parte è stato smistato nei locali della struttura centrale”. Un ‘lavorone’ per far ricominciare l’attività della struttura in breve tempo, ma i problemi sono ancora tanti. “Nonostante il poliambulatorio svolga le sue funzioni normalmente – continua Veronesi – il fatto che sia distante rispetto alla struttura centrale è uno svantaggio. Sarebbe meglio per il paziente avere tutti i servizi vicini; comunque possiamo ritenerci soddisfatti per il poco tempo impiegato per riaprire le porte”. Ancora evidenti i danni portati dallo tsunami di fango: tutto intorno alla bella struttura in mattoni è melma e sterco. “E’ stato bruttissimo vedere la mia macchina inghiottita dalle acque – ricorda il direttore – e ancor di più vedere tutta l’attrezzatura ambulatoriale sommersa. La causa della sospensione dell’attività è stata la mancanza di luce, elettricità, gas e tutto ciò che serve a un ospedale per funzionare”. L’ex poliambulatorio rimane fermo immobile davanti al Baganza mostrando le sue ferite di struttura disabitata. “Non abbiamo soldi per riabilitare quella palazzina – spiega il dottore – dal Comune non è ancora arrivato nulla“.

IMG_0256CENTRO GIOVANI MONTANARA – Sorrisi e grida di ragazzi dai 13 ai 21 anni riecheggiano nella sala biliardo del Centro Giovani Montanara, una tra le strutture più colpite dall’alluvione. Il centro registra un centinaio di ragazzi iscritti tra i quali più di quaranta frequentano quotidianamente la struttura. Il Centro Giovani ha dovuto fare i conti con ingenti danni e, a distanza di sei mesi, sono ancora molte le difficoltà a riprendere tutte le attività ricreative. “L’ala più colpita è stata quella che accoglie la sala di registrazione e la sala prove, tutte le apparecchiature tecnologiche sono state danneggiate dal mezzo metro di fango e acqua che ha invaso la struttura durante l’alluvione”, racconta Luca Oppici, uno degli educatori del centro e aggiunge: “Indispensabili sono state le iniziative benefiche che hanno permesso la riapertura almeno dell’ala ludica del centro solo dopo una settimana dall’esondazione del fiume Baganza, un forte segnale di speranza per l’intera comunità”. Gli operatori della struttura sono in attesa dei fondi stanziati dal Comune che dovrebbero arrivare prima della fine dell’anno. L ‘educatore spiega: “Non ci siamo sentiti abbandonati dal Comune, ma c’è ancora da fare per rendere di nuovo operativa l’intera struttura”.

10930932_977767775585591_7415397188282032351_nI RISULTATI DELL’ EVENTO PÄRMANO – Grazie alla biciclettata e alla festa organizzate lo scorso 22 novembre dai ragazzi di Io parlo Parmigiano in sostegno ai residenti del quartiere Montanara, è stato possibile raccogliere ben 7344 euro: “L’assegno è stato consegnato all’associazione Munus che si occuperà di distribuirli alle famiglie più colpite dall’alluvione” spiega Rico Montanini, uno degli organizzatori. “E’ stato bellissimo ottenere un risultato concreto grazie al sostegno di tanti parmigiani, siamo riusciti a servire anolini gratuitamente e anche il palco era offerto dal Comune. Al di là dei soldi, la soddisfazione più grande è stata quella di riuscire a far sentire la solidarietà dei cittadini agli abitanti del quartiere”

LE IMMAGINI ALL’INDOMANI DELL’ALLUVIONE, DOPO DIECI GIORNI E DOPO SEI MESI

di Adriano Arganini, Iosetta Santini, Letizia Cicchitto

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