Pablo Trincia al VOCE podcast live: similitudini e differenze tra le sorti di Elisa Claps e Giulia Cecchettin

Al teatro al Parco di Parma il giornalista racconta il caso Claps, protagonista del suo ultimo podcast "Dove nessuno guarda"

Quella di Pablo Trincia è una delle voci più attese alla prima edizione del festival Voce Podcast Live, la kermesse promossa dall’Assessorato alla Cultura del comune di Parma presso il Teatro al Parco il 17 e 18 novembre, e che vede come protagonisti ospiti del calibro di Luca Bizzarri, Nicola Lagioia e Roberto Saviano, autori di alcuni dei podcast più ascoltati in Italia. 

E’ un format vincente quello dei podcast, capace di combinare informazione e intrattenimento, serializzando contenuti e rendendoli fruibili e interessanti per un pubblico sempre più vasto e affamato di storie da conoscere e approfondire, oltre che di un’informazione quotidiana rapida e efficace. 

Pablo Trincia, già noto come  giornalista della carta stampata con un passato da inviato per Le Iene, è stato tra i primi autori italiani a rendere il podcast un prodotto popolare. Attraverso il seguitissimo podcast Veleno, un’inchiesta sul caso dei diavoli della bassa modenese prodotto da Repubblica, ha aperto la strada a un modello giornalistico prima inedito in Italia.

Le storie di cui si è occupato nei suoi podcast sono tutte molto diverse tra loro: la megalopoli di Mumbai, la vicenda della Costa Concordia, i diavoli della bassa modenese, e l’ultimo: l’omicidio di Elisa Claps. A guidare la scelta sono l’istinto che lo porta ad appassionarsi a dei fatti spesso lontani nel tempo e nello spazio, e la possibilità di renderli un prodotto serializzabile, osservabile da tutti i punti di vista attraverso cui scandagliare l’accaduto. È così che è nato Dove nessuno guarda, il podcast di Sky Italia e Sky Tg24 realizzato prodotto da Chora Media sull’omicidio di Elisa Claps che Trincia ha presentato nel corso del festival.

Quando Trincia inizia il suo racconto,  il corpo di Giulia Cecchettin, la ragazza scomparsa l’11 novembre in provincia di Venezia,  è stato trovato da poche ore. È passata una settimana esatta dal momento in cui si sono perse le sue tracce e l’autore esordisce facendo un parallelismo tra le sorti delle due donne

“E’ una storia emblematica” dice, se si fa un paragone con quanto è  accaduto a Elisa Claps nel 1993, scomparsa a Potenza una mattina di settembre, e ritrovata solo dopo diciassette anni nella chiesa della Santissima Trinità, lo stesso luogo in cui si era stata vista per l’ultima volta. Entrambe avevano confessato ad amici e parenti di avere paura di quelli che sarebbero diventati i rispettivi carnefici: Giulia era già stata aggredita da Filippo Turetta, il suo ex fidanzato, e ne aveva parlato con le sue amiche, mentre Elisa, proprio come Sonia, un’altra ragazza di Potenza importunata da Restivo, lo trovava inquietante ed insistente, e aveva accettato di incontrarlo nella speranza di riuscire a toglierselo di torno.

“A distanza di trent’anni dall’omicidio di Elisa, la tecnologia si è evoluta molto, e ha reso più semplice ricostruire il percorso fatto dalla macchina dell’omicida di Giulia: il suo passaggio viene registrato dalle telecamere, e grazie anche alla pressione mediatica esercitata sugli inquirenti, un mandato di cattura internazionale viene emesso rapidamente nei confronti di Filippo Turetta” spiega il giornalista.

“Trent’anni fa la parola femminicidio non era ancora stata coniata, e non si disponeva ancora di gran parte della tecnologia di cui oggi ci si avvale per la risoluzione dei delitti, tuttavia queste condizioni non bastano a spiegare per quale motivo ci sia voluto tanto tempo per trovare il corpo di Elisa, e per condannare il suo assassino, Danilo Restivo“.

Se infatti per la legge italiana n. 46/2006 si è innocenti al di là di ogni ragionevole dubbio, sorge spontaneo chiedersi come mai i ragionevoli dubbi sollevati dalla famiglia di Elisa al momento della sua scomparsa non siano stati presi in considerazione dagli inquirenti, che hanno creduto -o finto di credere-  alle bugie palesi di Restivo, ignorando anche  i precedenti penali che lo riguardavano, oltre che le stranezze più o meno inquietanti di cui in città tutti erano al corrente. Trincia fa notare che non è vero che certe cose succedono solo in Italia: quando Restivo si trasferisce a Bournemouth e la sua vicina di casa, Heather Barnett, viene uccisa, gli investigatori inglesi  si comportano esattamente come quelli italiani, e lo stesso accade quando a morire è Jong Ok Shin, uccisa in circostanze simili e nella medesima zona.

Trincia fa pensare a quanta fiducia riponiamo nelle forze dell’ordine, a quante altre volte capita, o è capitato, di imbattersi in casi di malagiustizia, invita il pubblico a interrogarsi sempre, di fronte a un caso di cronaca, sul modo in cui chi conduce le indagini agisce. Conclude il suo racconto in termini tutt’altro che consolatori: racconta che a Potenza c’è ancora chi sostiene che Elisa “se la sia andata a cercare, che la sua famiglia abbia lucrato sulla sua scomparsa”. Sono accuse insostenibili per chi ha avuto modo di conoscere la famiglia Claps, e per chi, come Trincia, ha cercato di restituire l’immagine della vittima più che del suo carnefice, non soffermandosi su dettagli raccapriccianti, ma raccontando i sogni e i progetti che Elisa coltivava. 

di Marta Montana

Foto di Beppe Fontana

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