Concorso Parma Film Festival 2023: una premiazione al femminile

La premiazione del PFF23 ha visto trionfare le giovanissime Lilian Sassannelli e Isabella Balestri con i loro documentari Solitudine a due e Controluce. Le due sono state premiate dalle tre giurie che caratterizzano il festival: giuria di concorso, popolare e universitaria.

Domenica 19 novembre si è concluso l’evento cardine del Parma Film Festival 2023: il Concorso Documentari di registi e registe under 40. Durante il corso della settimana, i sette corti in concorso sono stati proiettati presso il Cinema D’Azeglio alla presenza di quasi tutti i registi che hanno potuto presentare i propri progetti e dialogare con il pubblico.

Si sono occupate della valutazione dei lavori tre diverse giurie: la Giuria di Concorso (composta da Valentina Ricciardelli, Luisa Ceretto e Marco Mazzieri), la Giuria Popolare composta dal gruppo Argento Vivo e dei Volontari della Cultura di Parma e la Giuria Universitaria (formata da Gloria Cazzato, Carmelo Alì, Luca Casadei, Alessia Guidetti e Emma Sgubin, studenti di Comunicazione e Media Contemporanei per le Industrie Creative), che hanno votato separatamente il loro vincitore.

La Giuria di Concorso ha scelto di premiare Solitudine a due di Lilian Sassanelli, un documentario che segue la quotidianità dei nonni della stessa regista.

“Il film nasce da una ricerca che avevo iniziato durante il primo e secondo anno di scuola. Avevo iniziato a scavare nel passato della mia famiglia per rispondere alla domanda che io, come anche tutto il resto della mia generazione e dei miei amici, ci siamo posti: come mai non riesco ad avere delle storie durature come, appunto, quella dei miei nonni? Volevo capire quali fossero gli ingredienti che portano ad avere una relazione del genere”, questo ciò che ha dichiarato la giovane regista italo-tedesca ritirando il premio.

Crediti: Parma Film Festival e Tobia Fornaciari

Hanno trovato spazio anche due menzioni d’onore: At all hours at none di Davide Minotti e Valeria Miracapillo e Controluce di Isabella Balestri.

Il primo corto unisce immagini d’archivio alle parole della poetessa e attivista turca Aslı Erdoğan, colei alla quale il progetto è dedicato. Il documentario, attraverso il connubio di questi due linguaggi, è utilizzato come escamotage per mettere al centro la condizione di esilio che affligge moltissime persone che combattono sotto un regime dittatoriale.

Il secondo progetto non ha ricevuto solo la menzione d’onore della Giuria di Concorso, Isabella Balestri è stata infatti designata come vincitrice anche dalle altre due giurie.

La giovanissima regista ha proposto un progetto diverso dagli altri: il mockumentary, linguaggio che, partendo da una solida base di documentario, intreccia a quest’ultimo elementi di finzione per creare una narrazione nuova e interessante. In particolare, qui, partendo dalla figura fittizia di Eva Giardini, Balestri ha voluto parlare e porre il focus sulla condizione delle registe donne nella storia del cinema.

Il parere della Giuria Universitaria

Crediti: Parma Film Festival e Tobia Fornaciari

Abbiamo avuto l’opportunità di chiedere ai giurati universitari i motivi che li hanno portati a dare il loro premio a Controluce. Ciò che li ha colpiti è stata la meticolosa ricerca d’archivio, che attraverso un montaggio raffinato è riuscito a portare lo spettatore a provare un forte interesse verso la storia raccontata. Nonostante la differenziazione delle fonti, il prodotto finale è funzionale ed è in grado di stimolare riflessioni riguardo un tema decisamente importante.

I parametri che hanno utilizzato per la loro valutazione sono stati decretati da loro stessi in autonomia. Gli studenti hanno dato particolare importanza a: linguaggio e stile utilizzato, estetica, tema affrontato e pertinenza nel tempo. Presi in considerazioni questi criteri, Controluce è stato da subito considerato in pole position per la vittoria. Nonostante ciò, hanno tenuto a precisare che la scelta è stata tutt’altro che semplice data la validità di tutti gli altri corti in gara. Nel confronto ha avuto importanza anche il gusto soggettivo del singolo giurato. Carmelo Alì, ad esempio, si è soffermato – parlando di Sonnenstube di Davide Palella – su “la bellissima estetica e la storia molto interessante” con l’unico difetto di aver bisogno di una spiegazione a sostegno per essere compreso in tutte le sue sfaccettature. Luca Casadei crede invece che sia stato poco compreso Manuale di cinematografia per dilettanti – Volume I (Federico Di Corato), di cui ha apprezzato in particolare la regia.

Avendo notato il grande interesse per il festival e per la settima arte in generale, abbiamo voluto chiedere loro di parlarci dell’esperienza da giurati e di come sono venuti a conoscenza della possibilità di intraprendere questo percorso.

La proposta di partecipare alla giuria del festival è arrivata proprio all’interno delle aule universitarie tramite la professoressa Sara Martin durante le sue lezioni. “Era molto semplice accedere visto che non c’erano dei requisiti, per me era molto interessante anche da mettere nel curriculum come esperienza” ci ha detto Carmelo Alì, che, come aspirazione, ha proprio quello di poter lavorare in questo ambito. Come lui, anche gli altri ragazzi si sono dimostrati entusiasti dell’opportunità. Luca Casadei, che si auto-definisce “ossessionato dal cinema”, ci parla dell’esperienza di giuria come di una prima occasione per ‘addentrarsi nel mondo cinematografico‘ anche se la sua aspirazione è quella di diventare regista. Casadei, che ha seguito non solo il concorso, ma anche numerose altre attività all’interno del PFF, ha continuato “è un’esperienza molto libera, dipende da te arricchirla. Penso che noi, come giuria, ci abbiamo messo molta passione e questo l’ha resa molto profonda”. Alessia Guidetti ha aggiunto “adesso ho una consapevolezza maggiore del film e della storia, anche quando guardo per passione o nel tempo libero”.

Un altro tema emerso è stato quello della differenza tra l’essere pubblico e l’essere giuria: “Nella mia città si tiene l’Andaras Film Festival. Sono andata spesso, però non avevo mai avuto niente a che fare con giuria, premiazioni ecc. È stato bello partecipare con un altro ruolo” ci ha detto Gloria Cazzato. Su questo, Carmelo Alì ha aggiunto “riuscire a vedere i film con un occhio critico è stato diverso, non necessariamente negativo, ma ho percepito una sorta di patina tra me e lo schermo che mi ha aiutato a giudicare a mente lucida i lavori”.

Anche Carta Urgente (diretto da Alberto Diana) e Fuoricampo (diretto da Matilde Ramini), che portavano in superficie argomenti di taglio politico, sono stati apprezzati dalla Giuria Universitaria che ci ha tenuto a menzionarli per la loro rilevanza sociale, in quanto rappresentanti temi senza tempo.

di Anastasia Agostini e Cristiano Guagliardo

Crediti foto iniziale: Parma Film Festival e Tobia Fornaciari.

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