Olimpiadi Parigi 2024: annunciata la “rivoluzionaria” mascotte

La mascotte Phryge irrompe con un look molto inusuale sulla scena dei cinque cerchi, facciamo quindi un tuffo nel passato per ricordarci le più iconiche

È ormai da qualche giorno che sui social gira la nuovissima mascotte di Parigi 2024, Phryge. Il famoso cappello frigio (bonnet phrygien, in francese) utilizzato dai rivoltosi durante la Rivoluzione francese rivestirà un ruolo altrettanto importante come ambasciatore per la prossima XXXIII Olimpiade in terra transalpina.

Nel dettaglio, il simbolo delle olimpiadi parigine raffigura il famoso copricapo con i colori rosso, bianco e blu avente in mezzo il logo della competizione e come occhi le famose coccarde di Francia, altro noto simbolo insurrezionale propagandistico distribuito nelle vie parigine e indossate come segno di appartenenza ai principi rivoluzionari e di sostegno al cambiamento politico e sociale.

Nella presentazione tenutasi il 14 novembre nella capitale francese, è stata presentata con due versioni distinte, una con una protesti al posto di una gamba – Phryge Paralimpica – e l’altra tutta d’un pezzo chiamata Phryge Olimpica, sottolineando come questa mascotte sia anche ambasciatrice della libertà e inclusività dovendo “guidare una missione di rivoluzionare attraverso lo sport…si tratta di fratellanza, solidarietà e un aiuto per la crescita della società” secondo le parole del Brand Director di Parigi 2024, Julie Matikhine.

Ma la caratteristica che la rende la più ‘rivoluzionaria’ è il suo rappresentare un oggetto storico discostandosi dalle mascotte precedenti raffigurate come animali. Ma quali sono le mascotte dei cinque cerchi più iconiche di sempre? Facciamo un salto nella storia mentre aspettiamo di vedere il cappellino rivoluzionario tra le strade e gli arrondissement parigini.

Tra passato e presente

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Sin dall’inizio della nuova edizione dei giochi Olimpici, le mascotte hanno avuto un ruolo importante per comunicare e avvicinare più persone a interfacciarsi col mondo dello sport. Nel 1968 per i Giochi Invernali di Grenoble venne condivisa la primissima mascotte olimpica di nome Schuss, un personaggio creato in una sola notte da Aline Lafargue, celebre illustratrice francese di libri per bambini, che rappresenta un ‘uomo sugli sci’ con una grossa testa rossa e un corpo arzigogolato blu. Ebbe un gran successo grazie soprattutto alla vastità di gadget come portachiavi, magneti, spille e persino una versione gonfiabile a rappresentare questo omino un po’ strambo, ma molto apprezzato.

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Una delle mascotte più recenti a essere entrata nella famiglia dei cinque cerchi per la sua bellezza – o meglio per essere molto kawaii – è senza ombra di dubbio Miraitowa, dall’unione delle parole giapponesi mirai (futuro) e towa (eternità) che incarna quindi la possibilità di un futuro raggiante e infinito. Dopo aver fatto un sondaggio nelle scuole giapponesi, vinse il simpatico personaggio dell’illustratore Ryo Taniguchi, raffigurante una creatura con sulla fronte il logo delle Olimpiadi di Tokyo e una ‘maschera’ simile al logo dei giochi composta da rettangoli blu indaco di tre dimensioni diverse. Solitamente viene affiancata una controparte femminile fucsia di nome Someity dalla combinazione delle frasi Somei Yoshino (un tipo di ciliegio) e So mighty (in inglese, “così potente”), a simboleggiare la natura forte e potente degli atleti paraolimpici, oltre a essere un simbolo di resilienza e di potenza.

Orsi ovunque!

Vancouver 2010
La compagine dei Giochi Olimpici Invernali di Vancouver 2010

Da Waldi, la primissima mascotte nonché il bassotto dei Giochi di Monaco 1972, fino ad arrivare al panda Bing Dwen Dwen di Beijing 2022, il famoso Ursidae (comunemente detto orso) è l’animale più caratterizzato delle Olimpiadi, rintracciando le sue orme sin dall‘edizione di Mosca 1980, dove fece la sua apparizione Misha abbreviazione di Mikhail Potapych Toptygin, un simpatico orsetto molto comune nelle favole e canzoni russe che indossava una cintura con i cinque colori olimpici e una fibbia con altrettanti cerchi.

L’orso in questione è anche famoso per essere stato la prima mascotte ad andare nello spazio, precisamente il 15 giugno 1978 dal razzo Soyuz sulla stazione spaziale Salyut 6. Otto anni dopo ritornò a Calgary 1988 con le figure Hidy e Howdy, due orsi polari vestiti da cowboy, mentre in tempi più moderni sfoggeranno l’orso Coal nel trio con Powder la lepre e Copper il coyote a Salt Lake City 2002 e poi a Sochi 2014.

Non solo animali…

https://twitter.com/ViniciusRio2016/status/781935361668808704

Nel corso del tempo sono stati molti i predecessori di Phryge che hanno oltrepassato la semplice caratterizzazione animalesca per provare quella antropomorfa o astratta, riscuotendo più o meno ottimi risultati. Successore di Schuss fu Schneemandl (letteralmente ‘pupazzo di neve’ in tedesco) per i Giochi Invernali di Innsbruck 1976; ma anche il re e la regina Haakon e Kristine di Lillehammer 1994, il tecnologico Izzy di Atlanta 1996, gli dei Athena e Phevos di Atene 2004, al criticato Wenlock di Londra 2012 per finire con il colorato animale Vinicius di Rio 2016.

E l’Italia?

Neve (destra) e Gliz (sinistra) come mascotte dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006

fonte: Olympics

Il nostro paese ha potuto sfoggiare nelle Olimpiadi Invernali di Torino 2006 la coppia ideata dal portoghese Pedro Albuquerque, Neve e Gliz che non hanno però riscosso molto successo rispetto alle altre mascotte. Neve è avvolto da un acceso blu a ricordare l’armonia, mentre Gliz (riferimento alla parola ghiaccio) è di un bel rosso vivo per indicare la forza e tenacia degli atleti. L’edizione di Roma 1960 – sebbene non abbia avuto una mascotte – trovò un discreto successo in fatto di marketing e ricavi riuscendo a vendere vari souvenir come spillette con sopra aquile, bambolotti e foulard raffiguranti giochi dell’antica Roma.

Dopo questo lungo excursus, è il momento di dare il benvenuto nella famiglia dei cinque cerchi a Phryge che ci attenderà a giugno con l’inizio dei Giochi Olimpici!

di Giuseppe Ramunno

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