Nicola Lagioia a VOCE Podcast Live: un viaggio letterario nella storia della guerra per scoprire le nostre contraddizioni

Lo scrittore ci insegna come le storie e i racconti possano aiutarci a trovare la risposta a una domanda che tormenta la nostra attualità: ma quand'è che abbiamo deciso di diventare indifferenti alla guerra?

Nicola Lagioia sul palco del Teatro al Parco

La novità della rassegna cittadina VOCE Podcast Live, che ha preso luogo nel suggestivo Teatro al Parco venerdì 17 e sabato 18 novembre, ha riscosso un enorme successo tra il pubblico parmigiano. Sicuramente il motivo principale è stata la presenza di scrittori e scrittrici di fama nazionale – citiamo ad esempio il tutto esaurito per Pablo Trincia, Luca Bizzarri e Roberto Saviano – che ogni giorno con le loro voci e i loro racconti ci tengono compagnia mentre andiamo al lavoro, facciamo le pulizie domestiche o semplicemente ci rilassiamo sul divano.

Ospite è stato anche lo scrittore Nicola Lagioia che tra le altre cose da qualche mese scrive e conduce “Fare un fuoco”, podcast realizzato in collaborazione con la rivista online Lucy – sulla cultura (di cui Lagioia è direttore) e che spiega in un appuntamento mensile come le storie sono ancora in grado di accendere la nostra immaginazione. In una carrellata che spazia dall’invenzione della pubblicità al jazz, dalla ninna nanna fino a Spiderman passando per Emily Brontë e John Keats, lo scrittore barese ci fa entrare ogni volta in un mondo che sembra totalmente inventato, ma che invece paradossalmente riguarda il modo in cui noi stessi abbiamo costruito la nostra realtà.

E proprio sul palco di Parma la potente voce di Lagioia ci ha regalato una preziosa e decisamente ricca anticipazione del prossimo episodio di questo podcast, che uscirà entro la fine del mese. Attraverso un sapiente intreccio di letteratura e storia, di passato e presente, ci si è ritrovati immersi in un’avvincente narrazione che ha saputo esplorare le radici profonde della nostra moderna indifferenza verso i conflitti bellici e della nostra incapacità di condannarli in quanto azioni violente e completamente inutili.

Chi è Nicola Lagioia?

Nicola Lagioia mentre registra una puntata di "Fare un fuoco". Foto di Facebook
Nicola Lagioia mentre registra una puntata di “Fare un fuoco”. Foto di Facebook

Nicola Lagioia nasce il 18 aprile 1973 a Bari, dove frequenta l’Università degli Studi “Aldo Moro” laureandosi in giurisprudenza, ma senza mai praticare la professione legale. Il suo interesse è fin dall’inizio rivolto verso l’editoria, il ghost writing e la scrittura di testi e sceneggiature. Il suo vero esordio come scrittore è segnato dalla pubblicazione del romanzo “Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (senza risparmiare se stessi)”, pubblicato da minimum fax nel 2001 e vincitore del Premio Lo Straniero. Da qui la sua produzione si fa sempre più copiosa, così come i riconoscimenti che ottiene. L’apice del suo successo lo raggiunge nel 2016 quando vince il Premio Strega con “La ferocia”, pubblicato da Einaudi, ma forse è con la pubblicazione per la stessa casa editrice del bestseller sul caso Varani “La città dei vivi”, vincitore di ben tre premi letterari, che Lagioia diventa in definitiva lo scrittore di fama nazionale che oggi conosciamo.

È stato, tra le altre cose, prima selezionatore e poi giudice della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, mentre dal 2017 al 2023 ha diretto il Salone internazionale del libro di Torino, rendendosi protagonista nell’edizione 2023 di uno scontro acceso con la deputata di FdI Augusta Montaruli scoppiato in seguito alle proteste di attivisti e femministe contro l’invito della Ministra per le pari opportunità Eugenia Maria Roccella. È attualmente sposato con la scrittrice e podcaster Chiara Tagliaferri – anche lei ospite a VOCE Podcast Live nella stessa serata con Maria Luisa Frisa.

Da tempo scrive e conduce alcuni podcast, tra cui segnaliamo “La città dei vivi”, una produzione Chora Media del 2021 che rende orale la vicenda scritta che lo ha portato al successo, e il già citato “Fare un fuoco”.

Come nasce la nostra moderna idea di guerra

Soldati in trincea durante la Prima Guerra Mondiale

“Noi avevamo creduto di poter vivere in un mondo senza guerre, però mai come in questi anni e giorni siamo costretti a riconoscere che si trattava di un’illusione già nel XX secolo. Perché viene costantemente sabotata dentro di noi la possibilità di emanciparci dall’orrore della guerra? Come scrittore, credo che la letteratura e le arti narrative ci possano spiegare questo fenomeno sotto una luce diversa”.

Così Lagioia apre il suo spettacolo, lanciando questa provocazione: precisamente quando abbiamo iniziato a considerare l’idea che, alla fine, la guerra non era più qualcosa che dovevamo a tutti i costi ripudiare, come fermamente sancito dalla nostra Costituzione? Citando la guerra in Jugoslavia, che ha segnato la sua adolescenza, lo scrittore ci ricorda come all’epoca tutte le persone fossero convinte che lo scontro nei Balcani sarebbe stato l’ultimo: ci si era illusi ancora una volta che una volta terminata quella guerra si sarebbero finalmente diffusi gli ideali di pace e libertà e che non sarebbero mai più scoppiati conflitti. E invece evidentemente qualcosa è andato storto se oggi ci ritroviamo ancora una volta circondati da guerre davanti alle quali non siamo più in grado di asserire quanto esse siano completamente inutili ed evitabili. Ma che cosa non ha funzionato?  

Lo scrittore si fa aiutare, appunto, dalle grandi storie che ci hanno raccontato i conflitti e le guerre, per provare a svelare il mistero di un’umanità che è passata da un singolo che uccide un suo simile, come nella storia biblica di Caino e Abele o nello scontro tra Achille e Ettore nell’Iliade, alla devastante possibilità di un singolo in grado di distruggere tutti gli altri, garantita dall’invenzione della bomba. Nel mezzo ci sono letteratura e storia che per secoli vedono il diffondersi della necessità per l’uomo di imbastire guerre per cause sempre più superficiali e “frivole”, solamente per far valere la propria opinione e zittire chiunque non la pensi in quel modo. Basti pensare alle crociate, alle guerre di religione e agli scontri che tra il XV e il XVII secolo infiammarono l’intera Europa.

Quadro bellico. Licenza gratuita

Se da una parte, nel corso delle guerre napoleoniche, scrittori come Victor Hugo e Lev Tolstoj condividono la stessa idea di uno spirito buono che agisce nella Storia per rendere il mondo un posto più giusto – per cui pure le guerre fanno parte di un piano demiurgico – Joseph Conrad qualche decennio più tardi spazza via questa positivistica idea e parla per primo di orrore della guerra durante il periodo colonialista in Africa, affidando questa denuncia sociale alla potente voce di Marlow. E così si arriva alla Prima guerra mondiale, “la guerra per porre fine a tutte le guerre”, che però in realtà pone inconsapevolmente le basi per un altro conflitto di livello mondiale immediatamente successivo, il Secondo. E anche qui, dopo milioni di morti, danni, distruzione e un’Europa in ginocchio, ci si ripete che un conflitto di queste dimensioni non dovrà mai più accadere, per nessuna ragione. Ma invece, ancora una volta, quest’utopica illusione crolla con l’invenzione della bomba atomica e gli scontri che nel Novecento e dei primi anni Duemila si espandono dall’Europa dell’Est all’Asia fino al Medio Oriente e l’Africa.

Oggi, con i conflitti che ci tengono assillantamente incollati allo schermo e che ci impongono una costante presa di posizione nei confronti di una delle due parti senza possibilità di mezzi campi, l’assoluta e forte condanna verso la guerra che ha caratterizzato entrambi i dopoguerra sembra aver perso il suo slancio vitale. “La guerra è un problema di specie, una malattia umana che non siamo riusciti più a trasformare in un tabù. Da quando la forza è stata traslata dal singolo alla collettività, con la nascita degli Stati nazionali, piuttosto che essere un Paese degno abbiamo preferito essere un Paese forte” chiosa Lagioia. In un mondo che richiede ancora tanta umanità e comprensione, abbiamo quindi preferito imporci senza mai concederci, per una volta, il lusso di mostrarci davvero deboli, davvero umani.

di Cora Bettoni

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*