ItalDavis, Italtennis, ItalFuturo

Il successo di Sinner & Co. in Coppa Davis porta il tennis azzurro sul tetto del mondo (ma soprattutto d'Italia)

La vittoria 2-0 contro l’Australia sul cemento spagnolo di Malaga, è una melodia tutta italiana. Un po’ nel post-vittoria, quando parte Ma il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano. Un po’ nel titolo della Gazzetta dello Sport il giorno dopo, con quel Sei la coppa più bella del mondo, a una sola “i” di distanza dal successo di Adriano Celentano e Claudia Mori datato 1968. Con qualunque brano la si voglia animare, quella del 26 novembre è una vera e propria festa, a 47 anni dall’unico precedente italiano. Molto grazie a Jannik Sinner, baluardo tecnico di questa Italia del Tennis di belle speranze. Tennis Italiano che, come accadeva con Tomba nello scii e Rossi nel Motomondiale, si prende le prime pagine dei quotidiani senza dover chiedere permesso, per una volta, al calcio.

L’inizio stentato nella fase a gironi

La fine, lo si è letto, ascoltato e visto: è stata indimenticabile, ma dell’inizio dell’avventura, partita da Bologna il 12 settembre, non si può dire lo stesso. Gli azzurri devono fare a meno di due condottieri di spessore: Matteo Berrettini, infortunato alla caviglia al secondo turno degli US Open, e Jannik Sinner, che decide di darsi tempo per recuperare dalle fatiche sempre dell’ultimo Slam dell’anno, per lui concluso agli ottavi di finale.  La squadra è quindi formata da Lorenzo Musetti, Lorenzo Sonego, Matteo Arnaldi e Simone Bolelli, allenati da Filippo Volandri nel girone con Svezia, Canada e Cile.

Il calore degli italiani all’Unipol Arena non basta agli azzurri, che perdono per 3-0 contro il Canada sul cemento di Bologna. Prima i due singolari con Musetti e Sonego, liquidati in due set da avversari sulla carta non irresistibili come Galarneau e Diallo, rispettivamente 200 e 138 al mondo. Poi la sfida in doppio Galarneau/Pospisil-Arnaldi/Bolelli. Classi 1990 e 1985, Pospisil e Bolelli sono giocatori esperti e specialisti del gioco a coppie, con un torneo del Grande Slam a testa in carriera nella disciplina. Anche per questo, la gara si protrae per quasi tre ore e si conclude con un 6-7, 6-4,7-6, sempre per i canadesi.

Rialzarsi dopo essere caduti, serve urgentemente un cambio di marcia contro il Cile, teatro e avversario finale dell’unico precedente vittorioso di Coppa Davis nella storia del tennis italiano, ottenuto nel 1976 con il leader tecnico Adriano Panatta e capitan Nicola Pietrangeli. L’analogia porta bene.

È la prima sfida di Davis in singolare per il 2001 Arnaldi, che inizialmente soffre Garin e cede 6-2, poi trova i pertugi giusti al momento giusto, imponendosi in 3 set.

Matteo Arnaldi, Fonte: pagina Facebook della Gazzetta dello Sport

È la volta di Lorenzo Sonego contro Nicolàs Jarry, numero 1 del Cile e 19 del mondo, 1 metro e 98 per 90 chili, una stazza importante gestita con disinvoltura, senza perdere la potenza che tanti centimetri garantiscono. Il tennista torinese trova poche contromisure a questa grande forza unita a un buon dinamismo, perde il primo set e si ritrova al servizio 4-5 15-40, 2 match point da annullare. Ecco allora il colpo di coda italiano con discese a rete al momento giusto, dritti in contropiede e qualche imprecisione dell’avversario: il tutto si ribalta sul 7-5. Sonego cresce esponenzialmente, mostra grande efficacia col diritto e porta a casa il set decisivo 6-4. Il doppio Sonego/Musetti-Barrios Vera/Tabilo è un ‘altra battaglia, un‘altra vittoria in rimonta per gli azzurri:6-7, 6-3, 7-6. 3-0 Italia, che ad ogni incontro è caduta al primo, per poi rialzarsi nei successivi due.

Fonte. pagina Facebook Lorenzo Sonego Italians Fans Club

Nella sfida contro la Svezia già eliminata l’Italia conquista i due singolari, ciascuno in soli due set: Arnaldi-Borg (Leo, figlio di Björn) e Sonego-Ymer. Gli azzurri certificano così il loro passaggio alla fase successiva, con il Cile che il giorno prima ha ceduto al Canada per 2-1. Di consolazione, per gli svedesi, la vittoria nella sfida in doppio Lorenzo Musetti / Simone Bolelli-Filip Bergevi / André Göransson per 4-6,6-7,8-10

Contro gli Oranje con un pel di carota in più

Il 23 novembre a Malaga l’Italia comincia la fase a eliminazione diretta a 8 squadre. Al gruppo si è aggiunto un Jannik Sinner in rampa di lancio, numero 4 al mondo e reduce da un percorso esaltante alle ATP Finals di Torino, dove è stato fermato solo in finale da Djokovic. Ai quarti c’è l’Olanda: ora si gioca al meglio dei 3 punti, quindi c’è la possibilità , in caso di successo nei due singolari, di saltare la sfida in doppio.

Eventualità che l’Italia deve subito scartare: Arnaldi infatti cede, dopo 3 match point falliti e tanti errori da una parte e dall’altra, il set decisivo a Van de Zandschulp, con un passante di rovescio che termina fuori e decreta il 7-6, 3-6, 6-7 finale.

Jannik Sinner e Tallon Griekspoor, Fonte: pagina Facebook Davis Cup

È già decisivo, quindi, l’incontro Sinner contro Griekspoor, altro giocatore che, come Jarry, non perde in agilità nonostante un fisico ben piazzato (1 metro e 88 per 82 chili). Il primo set è tirato e va a Sinner 7-6. L’altoatesino sale poi in cattedra nel secondo set: si difende bene dalle cannonate dell’olandese e stronca sul nascere ogni sua discesa a rete trovando angoli strettissimi e tenendo una potenza costante nei suoi colpi. Il risultato è un netto 6-1. Tutto rimandato al doppio Sinner/Sonego-Koolhof/Griekspoor. Il compagno di Griekspoor è stato un numero 1 nella categoria, vanta un Roland Garros vinto nel 2022 ed è attualmente quarto. Sonego e Sinner, in Davis, è una coppia inedita. Qualche ragione per preoccuparsi ci sarebbe. E invece la complicità del duo italiano, formata probabilmente a suon di partite a FIFA e Burraco, ha la meglio: 6-3,6-4 e pass per le semifinali staccato.

L’ostacolo Serbia, l’ostacolo Djokovic

Ora c’è la Serbia del numero 1 al mondo Novak Djokovic. Prima o poi, con l’avanzare dei turni, l’avversario di livello assoluto si doveva incontrare. Il primo singolare vede Lorenzo Musetti aggiudicarsi il primo set 7-6, per poi soccombere a un Kecmanović in grande spolvero 7-6, 2-6, 1-6.

Djokovic-Sinner, per la terza volta nel giro di 10 giorni. Il secondo ha qualche sassolino nella scarpa da levarsi, data la sconfitta bruciante in finale a Torino. Davanti a lui c’è però una macchina da guerra capace, a 36 anni, di chiudere la stagione al numero uno al mondo per l’ottava volta consecutiva (record assoluto). Probabilmente il più forte giocatore difensivo di ogni epoca. L’altoatesino si muove bene, arriva su ogni palla e sfoggia un ottimo rovescio incrociato a due mani, oltre che begli angoli e potenza in tutti i colpi. Primo set all’italiano per 6-2. Ma contro Djokovic un set è poco, se non niente. Il serbo aumenta i giri del motore e la qualità dei colpi, sfrutta il contraccolpo psicologico del doppio fallo di Sinner che lo porta al break 3-1, lo fa muovere da una parte all’altra con colpi precisi e veloci, che gli aprono il campo per chiudere il punto. 6-2 per il serbo, via al set decisivo.

Novak Djokovic e Jannik Sinner, Fonte: pagina Facebook Davis Cup

Che è una lotta di nervi e si gioca sul filo del rasoio. Djokovic è un maestro nel rimanere glaciale, colpisce profondo, scivola sul cemento come se fosse terra, mette in affanno Sinner che tra palle fuori e net manda il match  sul 4-5 0-40, 3 match point per il serbo. Ecco che allora Sinner si mette a fare il Djokovic – ogni riferimento alla finale di Wimbledon 2019 contro Federer è puramente casuale. Sulla seconda di servizio prende il via uno scambio di martellate, che si conclude con lo slice largo di Djokovic. 15-40. La panchina incita Sinner, lui annuisce e con una gran prima – ottimi i progressi al servizio da inizio anno – fa 30-40. Coraggioso, poi, nel fiondarsi a rete dopo un bel diritto angolato a spostare il serbo sulla destra, per poi chiudere al volo a sinistra e andare in parità. Poi una seconda ai 180 km/h e un ace centrale a bucare il campo completano la rimonta. Sinner ha “semplicemente” difeso il servizio, ma i 6 punti consecutivi suonano come un’impresa che dimostra che anche i fenomeni ogni tanto sbagliano. E Djokovic sbaglia ancora quando, dopo la battuta sul 5-5 30-40, si porta verso rete, sbaglia lo slice, permette a Sinner di piombargli addosso e con un passante fulmineo andare sulla destra scoperta e fare il break. Grande prima, ancora una volta, risposta del serbo fuori ed è 7-5. La sfida totale, di nervi e tecnica, va all’altoatesino.

C’è ancora un doppio da giocare, Đoković/ Kecmanović-Sinner-Sonego. 6-3 il primo set agli azzurri. Proattiva, efficace e cinica sottorete la volpe di San Candido, pronto ad aprire il diritto da fondocampo per tracciare lungolinea ostici il torinese, ma all’occorrenza i ruoli si scambiano con invariata efficacia, come quando Sonego schiaccia con violenza a terra la telefonata di Kecmanovic per fare 4-3 al secondo set e brekkare. Il duo azzurro tiene il servizio fino alla battuta decisiva di Sinner, che innesca la risposta in rete di Djokovic: 6-3, 6-4, Italia in finale di Davis Cup 15 anni dopo l’ultima volta e  Djokovic che perde due volte in quasi 4 ore. Due vere e proprie notizie.

Ultima fermata: Australia

L’atto finale vede l’Australia allenata da Lleyton Hewitt, 4 volte finalista e due volte vincitore del torneo. Tocca ad Arnaldi contro Alexei Popyrin, grande martellatore. Nel primo set l’italiano gioca profondo e angolato e la spunta 7-5. Il ritorno dell’australiano non si fa attendere, e il secondo set va all’Australia 6-2. “Con tutto il cuore, forza!” gli incitamenti di mister Volandri, e il ventiduenne sanremese il cuore lo usa: supera i suoi limiti, schizza da una parte all’altra del campo per rispondere colpo su colpo e con caparbietà portare a casa il match 7-5, 2-6,6-4. Una vittoria coraggiosa e fondamentale: ora l’Italia ha l’occasione di chiudere la pratica senza dover fronteggiare in doppio la coppia Matthew Ebden / Max Purcell, temibili specialisti vincitori di Wimbledon 2022.

Lleyton Hewitt e Alex de Minaur, Fonte: pagina Facebook Davis Cup

Ecco allora l’occasione di chiudere tutto: Sinner-de Minaur. L’australiano ha un brutto ricordo del suo avversario, che lo ha annichilito nella finale di agosto nel Master 1000 di Toronto 6-4 ,6-1. Giocatore molto rapido e scaltro, è specialista delle superfici veloci con 6 trofei su 7 sul cemento. Ma contro questo Sinner non basta: l’altoatesino comanda il gioco dall’inizio alla fine, fa sembrare un top 20 un principiante assoluto e lo strapazza 6-3,6-0 in un’ora e venti. Il sogno è realtà. Il team lo va ad abbracciare, compreso Matteo Berrettini in veste, per forza di cose, di tifoso. Il tutto con il sottofondo di Rino Gaetano Il  cielo è sempre più blu, inno azzurro dopo ogni vittoria. Dopo la Davis del 1976 con Adriano Panatta, Antonio Zugarelli, Corrado Barazzutti e Paolo Bertolucci, capitanati da Pietrangeli, l’insalatiera torna italiana a distanza di quasi mezzo secolo.

Un successo in un torneo nazionale a squadre non si vedeva dal 2013 nella Fed Cup, quando Flavia Pennetta, Roberta Vinci, Sara Errani, Francesca Schiavone, Karin Knapp sbaragliarono la Russia 4-0. Sempre dal 2013 ogni anno una squadra diversa si era aggiudicata la coppa: anche l’Italia si iscrive alla lista, e lo fa con un gruppo di giovani rampanti-uno in particolare- che fa stravedere per il futuro del tennis italiano.

La gioventù al potere con Sinner

La “vecchia” Coppa Davis prevedeva ogni partita disputata al meglio dei 5 set, e l’intero duello tra le due nazioni prevedeva che si disputassero 4 singoli e un doppio. Era quindi necessario, per imporsi, vincere almeno due gare singolari e una in coppia.

Nella versione odierna, più breve e con la possibilità di chiudere i giochi già al secondo match singolare, il peso specifico del fenomeno aumenta esponenzialmente. L’Italia, il suo fenomeno, lo ha chiaramente in Jannik Sinner. Il classe 2001 sta conoscendo un ‘ascesa davvero dirompente: 61 trionfi in stagione, 6 in più del record italiano di Corrado Barazzutti. E un rendimento in netto miglioramento anche contro i top ten: se prima del 2023 lo score era di 9 vittorie e 21 sconfitte, nell’ultimo mese e mezzo i trionfi contro i primi dieci sono stati 8, una sola la partita persa.

Un Sinner più lucido, in grado di cambiare quando serve. Un giocatore che a 22 anni ha già raggiunto la posizione di Panatta, la numero quattro. Il ragazzo dalla faccia pulita, che quando gioca non eccede in sfarzi o esibizionismi, seguendo l’etica dell’umiltà e del duro lavoro come insegnato in famiglia da papà Hanspeter e mamma Siglinde. Le sue grandi qualità sembrano avere anche addolcito, alla fine, Nicola Pietrangeli, numero 3 al mondo nell’era non computerizzata e vincitore di due Roland Garros consecutivi nel 1959 e nel 1960, che ha più volte ribadito il suo primato quando salivano alla ribalta le partite dell’altoatesino, sostenendo anche che a quest’ultimo non sarebbero bastate due vite per superarlo, per poi virare su un più poetico “Sinner non si guarda, si ascolta”, dopo la vittoria dell’insalatiera.

Fonte: Pagina Facebook Gucci

Una figura come Sinner, sia dal punto di vista sportivo che caratteriale, fa bene non solo al mondo del tennis ma anche a tutti gli altri sport che in Italia sono considerati “minori”. Quali? Tutti escluso il calcio. L’attenzione mediatica che è riuscito a catturare Jannik è quasi una novità per il panorama informativo nazionale, conquistare la prime pagine di diversi quotidiani del settore più di una volta nel giro di una settimana un evento unico.

Le imprese sul campo del giovane altoatesino non solo hanno portato il tennis italiano sul tetto del mondo ma stanno contribuendo fortemente ad una rivoluzione della narrazione sportiva nazionale, “sfatando” il tabù della prima pagina calciocentrica ad ogni costo.

Sebbene l’impatto economico del calcio sia maggiore rispetto a qualsiasi altro sport, come criterio di selezione e gerarchizzazione delle notizie non ci dovrebbe essere il risultato sportivo sul campo?
Sinner sta riuscendo anche in questa impresa e tutti gli appassionati di sport sono con lui.

di Michele Bonucchi e Matteo Obinu

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*