L’eredità di Michela Murgia: le parole escono dai libri e invadono le piazze

Dalla sorellanza femminista alla Purple Square. A Parma si ricorda la scrittrice grazie al ciclo di letture dal titolo “Un’eredità senza testamento”

Generalizzare non si può e forse, neppure si dovrebbe. Ma sarebbe sbagliato lasciare che il timore della generalizzazione impedisse una lucida riflessione riguardo alla condizione delle donne. Fatta questa premessa, cominciamo. A ragionare, sia ben inteso. Per un uomo, il tragitto che divide un punto A da un punto B è fatto di passi. Per una donna, purtroppo e ancora troppo spesso, è fatto di sospiri. In queste ultime settimane il taciuto accettabile di ieri si è trasformato nell’odierno inaccettabile e dai sospiri si è passati all’urlo collettivo che ha riempito le piazze con le manifestazioni contro la violenza sulle donne.

Se Michela Murgia avesse potuto il 25 novembre sarebbe stata in piazza. Accanto a coloro che considerava sorelle, in un’idea di sisterhood propria del femminismo. Fortuna (ma soprattutto impegno) vuole che le piazze aperte pronte ad ospitare la scrittrice e tutti coloro che hanno voglia di riflettere sulle questioni da lei affrontate negli anni, che si stanno rivelando per l’ennesima volta attualissime e di grande importanza, non siano scomparse con lei. Michela Murgia, attivista, politica e drammaturga di origini sarde, ci ha lasciati il 10 agosto della scorsa estate. Eppure, oggi, è più presente che mai. Michela Murgia è sui cartelloni dei manifestanti, nei titoli di giornale, sui banchi dei licei. Tante donne parlano le sue parole. I suoi titoli sono motti e la potenza dei suoi pensieri continua ad avere un riverbero destabilizzante. 

A ricordare Michela Murgia, lo scorso martedì 28 novembre presso il Laboratorio Aperto di Parma, un incontro organizzato da La Casa delle donne. È stato il primo evento, partecipatissimo, di un ciclo di letture dedicate alla scrittrice, dal titolo “Un’eredità senza testamento”, fortemente voluto dal circolo Grazia Deledda in collaborazione con l’associazione culturale Voglia di leggere e patrocinato dal Comune di Parma. 

Ad inaugurare la serata sono stati Antonio Pirisi, presidente onorario del circolo Grazia Deledda e Pietro Curzio, presidente dell’associazione culturale Voglia di Leggere, che dopo una breve introduzione hanno ceduto la parola ad una concatenazione di donne che, tra letture, battute irriverenti e riflessioni profonde, hanno raccontato le battaglie femministe di Murgia. Battaglie che belliche non erano, perché la scrittrice aberrava la violenza e il lessico ad esso legata, ma attraverso le quali è stata capace di creare forza e donare forza. Sfide combattute a suon di parole e che si sono focalizzate principalmente sulla parità di genere, i diritti civili e gli abusi subiti dalle donne. 

Alice Pisu, della libreria indipendente “Diari di Bordo”, ha raccontato della famiglia di Michela Murgia, che è passata dall’essere sarda e matricentrica ad universale e queer. 

Un titolo di Michela Murgia diventato manifesto

Elisabetta Salvini, presidente della Casa delle donne di Parma, interrogandosi sull’eredità senza testamento lasciata dalla scrittrice, ne ha spiegato i meriti, raccontando come in passato “le parole del femminismo siano state difficili” e di come Murgia le abbia rese “linguaggio comune”. Della sua “capacità politica di scardinare il nostro pensiero” e del suo “non aver mai tirato dritto” rimanendo sempre “su ogni parola”. Ha confidato di sentire Michela Murgia, attraverso le parole, “profondamente vicina”. Ecco cosa resta della scrittrice: le parole. Che uniscono e spronano

Gli amici di Michela Murgia hanno spesso raccontato della sua passione per la cucina. Murgia ha a lungo impastato ed ora, il suo impasto sta lievitando: attorno alla sua figura e alle sue parole si è creata una comunità di circa 10mila persone, che s’incontrano per scambiarsi opinioni, per leggere le sue opere, per continuare il suo ambizioso progetto della rassegna sessista e per mille altre attività. Sono principalmente donne, di tutte le età e dalla provenienza (geografica e sociale) più disparata: un’intersezionalità della quale Michela Murgia sarebbe stata fiera. La Purple Square -questo il nome del collettivo- è “una piazza virtuale aperta a tutt*, accessibile tramite un QR code”, ci tengono a precisare le ‘mentecatte’, componenti attive di questo incredibile gruppo battezzate scherzosamente così dalla stessa Murgia, durante un periodo di intensa creazione di meme e di vicendevole “presa per il culto” sui social. Si ride, ma è una cosa seria. C’erano anche loro ai microfoni martedì 28 novembre presso il Laboratorio Aperto di Parma, dove hanno raccontato che il loro “è un movimento, perché ha l’ambizione di avere una ricaduta politica sulla realtà”. Purple Square infatti, ha un regolamento, un manifesto (ancora da approvare democraticamente) e una riunione settimanale fissa. Insomma, le tope da biblioteca -le mentecatte sono soprannominate anche così- assieme a tutti gli altri membri del gruppo, fanno sul serio: hanno voglia di discutere e non hanno intenzione di tacere, perché come ha suggerito loro Michela Murgia nel libro “Stai Zitta”, “di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva”.

QR code d’accesso per Purple Square

Chiara Valerio, intellettuale di spicco, al funerale dell’amica Michela Murgia ha deciso di coniugarla al tempo futuro e al tempo atmosferico, dicendo che “in italiano abbiamo solo la parola ‘tempo’, gli inglesi, oltre a ‘time’, hanno ‘tense’ e ‘weather’, allora siccome Michela Murgia se ne andrà prima del tempo, perché non c’è tempo e perché, come sappiamo tutti, essendo stati bambini, è difficile coniugare i verbi, ‘tense’, allora oggi per Michela usiamo il tempo atmosferico”. Allora, seguendo le orme di Valerio, osiamo dire che nelle sale di Parma soffia e soffierà Michela Murgia. Ha soffiato il 28 novembre e soffierà ancora, il 16 gennaio alle ore 18.00 presso la  Camera del lavoro territoriale di Parma e il 6 marzo alle ore 20.45 all’Auditorium Fabia Gardinazzi.

Volantino del ciclo di letture “Un’eredità senza testamento”

Michela Murgia è stata scomoda e rivoluzionaria, come lo era già stata la sua amata conterranea Grazia Deledda, unica donna italiana a vincere un premio Nobel per la letteratura, ma questa è un’altra storia… Michela Murgia ha discusso (e fa ancora discutere), riso (incredibilmente, anche gli intellettuali possono ridere), pensato, raccontato e pare che una volta abbia detto: “Non voglio smettere di parlare, perché non è ancora il momento”. Beh, cara Michela, sappi che quel momento non è ancora arrivato. 

di Camilla Castellano

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