Shrinkflation: attenzione al peso della spesa

La shrinkflation è un tipo di inflazione più subdola delle altre: le confezioni sembrano le stesse, i prezzi rimangono uguali, per il consumatore la differenza può non essere evidente. Ma le confezioni diventano più piccole, e i prezzi al chilo aumentano.

Quando andiamo a fare la spesa non dobbiamo solo stare attenti al prezzo dei prodotti che acquistiamo ma anche alla grammatura degli stessi. Infatti, spesso le aziende produttrici, piuttosto che aumentare il prezzo di un loro prodotto e esporsi di più alla concorrenza, preferiscono diminuire la quantità di merce e lasciare invariato il prezzo di una confezione o di un flacone, confidando nella poca attenzione del consumatore, che di rado controlla il peso della confezione che sta acquistando e il prezzo al chilo o al litro del prodotto.

Questa strategia di marketing prende il nome di shrinkflation, termine composto derivato dall’unione del verbo to shrink (rimpiccolire) e inflation (inflazione), che nella traduzione italiana viene definito sgrammatura. Tale fenomeno è sempre più diffuso e si può notare in tante tipologie di prodotti: dalle bibite ai detersivi, dalla birra alla pasta, dagli snack ai biscotti.

Riportiamo alcuni tra gli esempi di shrinkflation più eclatanti segnalati dal sito Altroconsumo: tra i prodotti per la casa, i flaconi dei detersivi per i piatti marcati Nelsen sono passati dal contenere inizialmente un litro di prodotto, poi 900 ml e ora la confezione si è ridotta fino a 850 ml, facendo registrare un aumento del prezzo al litro del 53% (da 1,30 euro al litro a 2,55 euro).

Tra i prodotti alimentari una sgrammatura è stata registrata negli affettati confezionati dei marchi Aia, Citterio, Rovagnati e Vismara: variazioni di peso in negativo delle confezioni che vanno dai 10 ai 30 grammi e aumento del prezzo al chilo che arriva fino al 29%

Anche le bevande alcoliche vengono coinvolte nella shrinkflation e in particolare le bottiglie di birra della Peroni Nastro Azzurro sono passate da un formato di 66cl a 62cl facendo registrare un aumento di prezzo al litro del 18%.

Come nasce la shrinkflation e come evitarla

La shrinkflation si verifica principalmente per un motivo: le aziende produttrici registrano un aumento dei costi di produzione, ad esempio per via del caro energia verificatosi a seguito della guerra in Ucraina, e, come detto, per non aumentare il prezzo del prodotto, riducono la quantità dello stesso. “Mettendo a dieta” le loro confezioni, le aziende salvaguardano il loro margine silenziosamente, pesando sulle tasche del consumatore senza che se ne accorga, facendo leva anche sulle sue abitudini, che in nome della fiducia maturata verso un determinato marchio, lo acquista senza pensarci troppo, almeno fino a quando il prezzo non cambierà in maniera vistosa.

La shrinkflation evita appunto questo clamore e passa spesso inosservata agli occhi del consumatore medio. A farlo notare ci pensano le associazioni consumatori che oltre a tenere monitorati i casi e segnalarli, la ritengono una pratica ingannevole in quanto non è resa nota dalle aziende produttrici. A tal proposito è stata avviata un’istruttoria da parte della Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Anche alcune catene di supermercati hanno preso le parti dei consumatori e hanno deciso di affiggere dei cartelli per avvisare del cambiamento di quantità di un prodotto o di un aumento di prezzo, e in alcuni casi addirittura di rimuovere gli articoli eccessivamente inflazionati dai propri scaffali in attesa di un ritorno alla normalità. Ma una volta presa questa strada, è raro che le aziende tornino sui propri passi: infatti, anche quando i costi di produzione tornano “normali”, è impensabile aumentare il prodotto in una confezione o abbassare il prezzo della stessa. In questo modo il margine cresce e le aziende, invece salvare il loro margine, lo aumentano vistosamente.

Sicuramente una maggiore trasparenza da parte delle aziende è necessaria, ma l’unico modo per combattere la shrinkflation è stare più attenti: non farsi condizione dalla abitudini, leggere attentamente l’etichetta e la grammatura delle confezioni che acquistiamo e confrontare più marchi.

di Matteo Obinu

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