La pista da bob di Milano-Cortina 2026 è un ecomostro annunciato

Non si ha nemmeno la certezza che le discipline di bob, slittino e skeleton di Milano-Cortina 2026 possano svolgersi in Italia, la pista non c'è. Di certo c'è solo l'abbattimento dei larici secolari commissionato alla "Pizzarotti Spa" di Parma

È il 24 giugno 2019. L’Italia esulta per aver battuto la Svezia ed è ormai ufficiale: le Olimpiadi del 2026 si terranno in Italia e, per la prima volta, con una doppia sede: a Milano e a Cortina. Le discipline di bob, slittino e skeleton si terranno nella città veneta dove manca solo un piccolo dettaglio: una pista. In non si può proprio parlare di mancanza, ma ci arriveremo.

Da questo momento in poi la decisione attira non poche polemiche – sia da parte degli abitanti di Cortina che, soprattutto, dalla consigliera regionale del Veneto Cristina Guardariguardanti il luogo dove si dovrebbe costruire, un bosco di larici secolari. Manifestazioni e proteste, però, non sono bastate: perché lunedì 19 febbraio ecco che la ditta di costruzioni parmense Pizzarotti Spa inizia il disboscamento delle aree occupate dai larici secolari nel bosco di Ronco.

Nuova pista da bob: lotta di Cortina e di Cristina Guarda  

Alla notizia che, dopo alcune incertezze, i lavori per la costruzione della nuova pista da bob sarebbero effettivamente iniziati, molti cittadini della città di Cortina si sono recati sul luogo dei lavori per una protesta contro quello che sembra essere l’ennesima colata di cemento destinata ad essere inutilizzata dopo le Olimpiadi.

Le proteste, portate avanti con grande interesse soprattutto dalla consigliera regionale del Veneto, non si basano soltanto sul disastro ambientale ed ecologico, ma soprattutto sulle scelte eseguite a riguardo e le loro modalità. La consigliera ha infatti rilasciato un’intervista nella quale parlava proprio di questi danni: “Nel corso dell’incontro ho sollevato ancora una volta le criticità legate alla realizzazione della pista da bob sotto i profili della sostenibilità sociale e ambientale; e ho esposto la preoccupazione che la pista da bob diventi una incompiuta che va ad aggiungersi alle opere incompiute e/o inutilizzate che gravano sul territorio della montagna di Cortina.

All’inizio era stata sconsigliata la costruzione della pista da bob dallo stesso CIO (Comitato Olimpico Internazionale), il quale aveva ritenuto il progetto inutile data l’esistenza di diverse piste già in uso sulle alpi, la scarsità di praticanti della disciplina, gli enormi costi di mantenimento e le ingenti quantità di energia e materiali chimici da investire.

Alla contrarietà del Comitato Olimpico Internazionale si oppone, però, la forte volontà di Matteo Salvini, ministro delle infrastrutture, e di Luca Zaia, presidente della regione Veneto; viene così portato avanti un progetto chiamato Cortina Light che comporta l’eliminazione di alcuni lavori con lo scopo di rendere il progetto più ‘leggero’ (riduzione del 30% delle aree di logistica, parcheggi e mobilità interna, rifiniture, opere accessorie, servizi aggiuntivi…).

Ulteriori manifestazioni portate avanti da Cristina Guarda riguardano poi la differenza sostanziale di fondi destinati al progetto delle Olimpiadi rispetto a quelli per l’intero sistema scolastico della regione del Veneto e sull’incongruità degli ettari di terreno destinati al disboscamento rispetto a quelli che effettivamente verranno disboscati.  

La Pizzarotti Spa di Parma prende l’incarico dei lavori

Il 2 febbraio 2024 la SIMiCo (Società Infrastrutture Milano-Cortina) firma l’accordo con la Pizzarotti Spa per la costruzione dell’impianto da bob a Cortina. Paolo Pizzarotti, presidente della società, dichiara che nonostante le tempistiche a disposizione saranno in grado di ultimare la pista nei tempi previsti: “Accogliamo con soddisfazione l’aggiudicazione per la costruzione della nuova pista da bob di Cortina, siamo convinti di poter realizzare questa opera nei modi e nei tempi previsti nel bando di gara. Pur essendo consapevoli della sfida che ci attende, la storia centenaria della nostra impresa è costellata da realizzazioni altrettanto complesse, anche in ambito sportivo, che abbiamo sempre portato a termine con successo”.

La nota impresa parmigiana ha accettato l’incarico della costruzione nonostante il poco lasso di tempo a disposizione, data anche la quantità di progetti alle spalle, come il Ponte Nord a Parma e la costruzione del treno ad alta velocità che avrebbe dovuto collegare Tel Aviv e Gerusalemme, passando per i territori occupati della Cisgiordania. 

Nonostante l’ottimismo della stessa Pizzarotti, l’azienda ha solo 390 giorni per arrivare al primo collaudo e 625 giorni di tempo per il completamento della nuova pista da bob; nel caso queste tempistiche non venissero rispettate e la pista non fosse ultimata nei tempi richiesti, il Comitato Olimpico Internazionale richiede un Piano B che consiste nello spostare le discipline di bob, slittino e skeleton all’estero. Si rischia, quindi, che il danno ambientale risulti anche effettivamente non utile allo svolgimento delle stesse Olimpiadi.

“Piani B” che avrebbero dovuto essere “Piani A” 

Quando ancora non era definitiva la costruzione della nuova pista da bob a Cortina, la società Innsbruck Olympia World aveva già avanzato la possibile soluzione dello svolgimento delle gare in una delle loro piste (già esistenti e in funzione, a circa un’ora da Cortina). Lo conferma anche un video rilasciato sulla pagina Instagram di Cristina Guarda, in cui Matthias Schipflinger, amministratore delegato dell’Olympia World di Innsbruck, ribadisce la proposta portata avanti dalla città austriaca aggiungendo che anche i costi complessivi per manutenzione e rinnovamento della pista sarebbero stati nettamente minori di quelli per la costruzione di una nuova.  

Foto ANSA.

Tutto già visto a Torino 2006

Se facciamo un passo indietro negli gli anni notiamo che la situazione di Milano-Cortina ha troppe tristi congruenze con la vicenda delle scorse Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Anche allora la CIO aveva sconsigliato la costruzione della pista olimpica di bob a Cesena, suggerendo invece lo svolgimento della disciplina sulla pista francese di La Plagne; questo consiglio però non bastò a fermare la costruzione della pista che, dal 2011 a questa parte, verte in condizioni più che disastrate. Già da quell’anno, infatti, la pista viene abbandonata e viene deteriorata più volte dall’ammoniaca dell’impianto di refrigerazione e dal rame degli impiantì veri e propri. Che sia questa la sorte che toccherà anche agli impianti di Cortina?  

di Francesca Boschian

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