Estranei: un’introspezione nel proprio passato

Dodici anni dopo Weekend, Andrew Haigh ritorna al cinema con una storia imperniata su un personaggio gay, che ancora una volta vive in un edificio solitario. La storia svela e racconta il passato del suo protagonista e la sua incapacità nell’elaborare la perdita dei propri genitori, morti quando lui aveva solo dodici anni. La fotografia, curata da Jamie D. Ramsey, e la colonna sonora, di Emilie Levienaise-Farrouch, riescono a equilibrare delle sonorità disco anni ottanta con delle scene che si altalenano tra l’onirico e il reale, mantenendo sempre un forte realismo, che allo stesso tempo però ci sembra sfuggente e inconcreto.

Adam, interpretato da Andrew Scott, è un quarantenne queer che vive in un lussuosissimo palazzo nella periferia londinese, palazzo che però non è abitato da nessuno se non da lui e un altro uomo, Harry, interpretato da Paul Mescal. Adam passa le sue giornate tra snack, televisione spazzatura e canzoni anni 80, mentre prova a scrivere la sceneggiatura del suo prossimo lavoro, ispirato alla storia dei suoi genitori. Nonostante le sue giornate fluiscano in maniera monotona e apatica, un giorno qualcosa cambia. Harry infatti spezza questo flusso ripetitivo e inarrestabile bussando alla sua porta e proponendo una serata a base di alcool e sesso. Sfortunatamente, Adam non è dell’umore adatto per accogliere il suo attraente vicino di casa e rifiuta la proposta.

Nelle scene successiva vediamo Adam ripescare vecchi cimeli di famiglia e fotografie della propria infanzia. Siamo catapultati così su un treno che si dirigerà nella cittadina in cui il protagonista viveva da piccolo. É qui che Adam incontrerà i suoi genitori, che sono rimasti cristallizzati nell’età in cui erano morti a causa di un incidente stradale, lasciando il loro piccolo bambino orfano nelle mani di una nonna materna irlandese.

Fonte @searchlightpics Instagram

É qui che ha inizio un viaggio alla scoperta del passato di Adam, dei traumi che non è mai riuscito a lasciarsi alle spalle, delle paure che non ha mai superato, tra cui la solitudine. Scopriamo il bullismo subito a scuola, i litigi tra i suoi genitori, la loro incapacità nell’affrontare l’emergente sessualità del figlio.

Nel frattempo, ad Harry viene data una seconda chance e il legame tra i due inquilini del palazzo deserto inizia a germogliare, producendo degli effetti positivi nella vita di entrambi. Adam ed Harry, quando stanno assieme, riescono finalmente a mettere da parte la solitudine che li attanaglia, vivendo e godendo di tutti quei piccoli attimi di leggerezza che ogni coppia lgbt sogna e che nella rappresentazione dell’amore eterosessuale sono ormai cliché visti e rivisti.

Ritornare in contatto con il proprio passato non fa bene però, porta con sé i ricordi di tutte le sofferenze vissute e la nostalgia provata da parte di Adam nei confronti dei suoi genitori, andati via troppo presto. Tra nuovi incontri con i fantasmi dei propri genitori, sogni e feste al limite, veniamo trasportati in un percorso fatto di eventi al limite tra la realtà e un’atmosfera onirica, molto spesso perdendoci nelle pieghe della trama.

Quello che stiamo vedendo sono davvero i genitori di Adam che sono tornati a fargli visita o il protagonista sta semplicemente immaginando tutto? Harry e Adam rimarranno insieme per combattere la monotonia delle proprie vite? E infine, Adam riuscirà a fare pace con il proprio passato?

L’accettazione della propria sessualità e l’elaborazione del lutto

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Il tema principale di questo film non può che essere la solitudine, rappresentata dallo stesso edificio in cui i due protagonisti vivono. Un luogo di lusso che però è destinato solo a persone sole, come lo stesso Adam confessa, parlando di come molte famiglie inglesi scelgano di comprare villette con giardino nei piccoli paesini satellite di Londra. É sempre Adam che riconosce, ma solo alla fine, la solitudine della vita di chi fa parte della lgbt+, che inizia durante i primi anni d’infanzia e si solidifica col tempo. Se all’inizio c’è una piccola speranza che diventati grandi si possa costruire dei legami solidi e duraturi, quando si è adulti la solitudine diventa una realtà ineluttabile, e questo viene riconosciuto anche dalla madre di Adam, preoccupata per le discriminazioni subite dal figlio.

É interessante seguire i dialoghi tra il protagonista e i suoi genitori, perché permettono di scoprire fino a fondo il personaggio. Il padre e la madre infatti, essendo scomparsi molti anni prima, hanno perso molto della vita del loro figlio e gli incontri tra i tre vengono identificati come vere e proprie visite che Adam compie viaggiando in treno. La particolarità della messa in scena però è quella di non farci percepire se si tratti di sogni o di allucinazioni, sembra tutto reale. Ed è così che scopriamo la verità sul passato di Adam, raccontata ai suoi genitori: il suo coming out, l’accettazione da parte del padre che confessa di averlo sempre saputo, la preoccupazione di suo madre per tutto ciò che riguarda le discriminazioni omofobe e le malattie sessualmente trasmissibili, che un tempo venivano etichettate come omosessuali. Tutto questo, spiega Adam a sua madre, fa parte del passato e non c’è più nulla di cui preoccuparsi, se non fosse per la solitudine.

Un altro elemento estremamente importante è la relazione che si instaura tra Adam e Harry. I due riescono pian piano a scoprire le parti nascoste di sé e a riconoscere il carattere solitario della loro esistenza. Insieme condividono attimi romantici, sensuali o di puro divertimento, ma tutto ciò all’interno della propria fortezza d’acciaio e vetro. É nel momento in cui i due escono dal palazzo che la vita ha davvero inizio. Si arriva così ad una scena girata in discoteca, che aprirà la fase più struggente del film. É qui che Harry scopre i tormenti di Adam, cerca di calmarlo e di assecondarlo nella ricerca dei propri genitori, scomparsi nuovamente. Tornati alla casa d’infanzia infatti, non c’è più nessuno ad accogliere Adam e ci sembra quasi di rivedere una di quelle storie di magia in cui l’incantesimo non funziona se c’è un’altra persona ad assistere.

Il film prende da questo momento una piega molto cupa, alternandosi tra nuovi incontri onirici, allucinazioni, momenti di sconforto e di ebrezza, per arrivare a un finale che darà finalmente una risposta ai tanti quesiti e per darci una lezione importantissima, ovvero quella di fare sempre attenzione alla salute psicologica di coloro che ci circondano, soprattutto se si tratta di persone sole e se notiamo delle richieste di aiuto celate. L’insegnamento più importante che ci lascia però è quello di godere degli attimi che viviamo tutti i giorni e di dare sempre una possibilità a tutti, perché domani potrebbe essere troppo tardi.

di Gabriele Scarcia

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