Animali e umani davanti al tempo: di cosa parla l’esistenzialismo di Bernardo Zannoni

Paragonato a Camus, il classe 1995 è il più giovane vincitore della storia del premio Campiello ed è tra le penne più interessanti del panorama italiano.

Bernardo Zannoni, foto Il Libraio

Jorge Luis Borges diceva: “a parte gli uomini, tutti gli animali sono immortali perché ignorano la morte”. Tutti tranne i protagonisti di I Miei Stupidi Intenti (Sellerio, 2021), opera prima con cui Bernardo Zannoni è diventato il più giovane vincitore del premio Campiello ad appena 27 anni nel 2022.

I Miei Stupidi Intenti è la storia di una faina, Archy, che viene venduta dalla sua famiglia a Solomon, la volpe usuraia che tiene sotto scacco gli abitanti del bosco. Dopo essere stato ridotto in schiavitù, Archy diventerà erede dei segreti della volpe: Solomon, infatti, possiede una Bibbia che l’ha reso l’unico animale del bosco a conoscere Dio e la morte.

Foto Sellerio.it

Il testo sacro rende la volpe fragile come un umano, di cui ha gli stessi timori; avere coscienza della giustizia divina e della finitezza dell’esistenza rende lo spietato strozzino il più mortale degli animali. Lo stupido intento di Solomon diventa allora la ricerca dell’immortalità attraverso la stesura di un’autobiografia – peraltro colma di revisionismo – che lasci qualcosa di sé nel mondo. Un’opera che si realizzerà solo grazie ad Archy che scrive le parole di Solomon, ne eredita gli insegnamenti, ma soprattutto le paure più profonde. “Mai avrei detto di poter morire a questo mondo. Dovendo morire, il mondo mi diceva che non era mio“.

L’esistenzialismo di I Miei Stupidi Intenti – che è valso a Zannoni paragoni scomodi con Camus – diventa ancora più evidente quando gli animali devono confrontarsi con il tempo. L’oggetto umano più temuto da Solomon è infatti l’orologio, “una brutta roba” che “fa il conto di quanto ti manca a schiattare”. Non appena Archy lo trova, la volpe gli dirà subito di buttarlo via perché avere contezza del tempo significa sapere quanto male lo si sta utilizzando. Lo stesso Zannoni, in un’intervista per Il Libraio, parla del tempo e della sua ineluttabilità affermando che “quando il tempo diventa nostro avversario si cerca di combatterlo come si può”.

Ed è nello scorrere del tempo – o nel desiderio di fermarlo – che risiede l’elemento di continuità tra il primo e il secondo romanzo di Bernardo Zannoni. In 25 (Sellerio, 2023) l’autore entra nel mondo degli umani raccontando una settimana nella vita di Gerolamo detto Gero, un quasi venticinquenne aspirante fotografo, che si ritrova paralizzato nell’immobilismo della sua esistenza, nell’assenza di un lavoro vero, nella presenza ingombrante di sua zia Clotilde.

Foto ANSA

Gero sembra un ignavo che si muove ma resta fermo; intorno a lui la vita si manifesta eppure non riesce a metterla a fuoco, così come i suoi amici. Gero, Amon, Tommy sono rappresentanti degli odierni ventenni che si sentono estranei nel mondo, incapaci di immaginare una prospettiva rassicurante per il loro futuro, terrorizzati dall’idea di non stare al passo con il tempo. Il tentato suicidio di Tommy, il guaio legale con una macelleria, la responsabilità sulla vita di un pappagallo e l’abbandono di una vicina incinta risvegliano in Gero l’esigenza di vita. La settimana che precede il venticinquesimo compleanno impatta sulla vita del protagonista come un’epifania che rimette finalmente in moto i suoi sensi e la sua maturità.

I due romanzi di Zannoni sono solo apparentemente opposti: pur indagando mondi diversi, quello animale e quello umano, l’autore manifesta anzitutto una continuità stilistica evidente. E’ una scrittura cruda e primitiva, ma che non rinuncia a immagini fortemente evocative, vicine alle atmosfere oniriche del realismo lirico. Paragoni a parte, la vena esistenzialista è senz’altro evidente in entrambe le opere, accomunate proprio dalle angosce dei personaggi nei confronti della vita sulla Terra. Con I Miei Stupidi Intenti e 25, il giovane scrittore ci suggerisce che combattere il tempo non significa rincorrerlo a tutti i costi, ma nemmeno rifiutarlo come fanno Solomon la volpe e Archy la faina. Il tempo, ogni tanto, ha solo bisogno di essere osservato senza che gli si attribuisca un senso preciso.

Niccolò Volpini

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