Akira Toriyama: l’eredità di Dragon Ball

Venerdì 8 marzo 2024, il mondo intero ha ricevuto la notizia della scomparsa del mangaka di fama mondiale Akira Toriyama. L'annuncio è arrivato direttamente dai siti web di Bird Studio e Capsule Corp. e condiviso sul profilo X (Twitter) ufficiale di Dragon Ball

Akira Toriyama with a pen

Venerdì 8 marzo 2024, il mondo intero ha ricevuto la notizia della scomparsa del mangaka di fama mondiale Akira Toriyama. L’annuncio è arrivato direttamente dai siti web di Bird Studio e Capsule Corp. e condiviso sul profilo X (Twitter) ufficiale di Dragon Ball, la saga di Toriyama maggiormente conosciuta e dal successo planetario. Nello statement si legge che il mangaka è in realtà venuto a mancare il giorno 1 marzo 2024, all’età di 68 anni, a causa di un ematoma subdurale acuto. La causa della morte è stato dunque un accumulo di sangue tra due meningi, in genere provocato da un forte trauma cranico. Non è chiaro però nel caso di Toryiama se si sia trattato effettivamente di un trauma cranico, dato che non sono reperibili maggiori informazioni, se non quelle rilasciate nella stessa dichiarazione.

Akira Toriyama lascia al panorama del fumetto – e più in generale dell’entertainment – un’eredità inestimabile, destinata a perdurare nel tempo e ad essere tramandata grazie agli altri colleghi fumettisti, così come alla nutrita fanbase, di ieri e di oggi.

I primi anni di Akira Toriyama

Toriyama nasce il 5 aprile 1955 a Nagoya, nella prefettura di Aichi. Fin dalla più tenera età, il piccolo Akira è attratto dal mondo del disegno e dalle sue tecniche. In particolare, da bambino l’autore viene estremamente colpito dalla visione del lungometraggio Disney “La Carica dei 101“, uscito nelle sale nell’anno 1961, quando il mangaka aveva solo 6 anni. Toriyama rimase così colpito e affascinato dalla pellicola animata americana che, poco tempo dopo, vinse un premio in un concorso locale di illustrazione, proprio con un disegno dedicato al film Disney. Nonostante la vena artistica, il talento nel disegno lo porta inizialmente ad entrare in una prestigiosa scuola di disegno industriale, la Prefectural Industrial Highschool. All’interno di questo istituto superiore, il giovane consegue il diploma nel 1974 e subito dopo inizia a lavorare.

Il primo impiego fu quello di progettista di poster in un’industria di Nagoya. Rimase all’interno dell’azienda per due anni, durante i quali – nonostante le sue capacità furono subito riconosciute – Akira non aveva la possibilità di esprimere totalmente il proprio estro creativo, limitato proprio dalla rigidità della produzione industriale. Dopo due anni, Toriyama decide di dimettersi e di dedicarsi totalmente alla sua più grande passione: il manga. Partecipa inizialmente ad un concorso per mangaka dilettanti indetto dalla famosissima rivista Weekly Shonen Jump (dedicata appunto agli shonen, i manga per ragazzi). Nonostante non vinca il premio in denaro, questa partecipazione gli permetterò di conoscere Kazuhiko Torishima, suo futuro editore, che lo sprona a continuare. Nel 1978 si ripropone al medesimo concorso con Wonder Island, edizione in cui riesce non solo a vincere il premio in denaro ma anche ad ottenere la sua prima pubblicazione.

I primi successi, Dragon Ball e la sua eredità

Dopo le prime pubblicazioni, la svolta arriva con la stesura del manga Dr. Slump, con cui inizia ad ottenere una grande risonanza internazionale, anche a causa della trasposizione animata che ne viene fatta, a partire dal 1986, e trasmessa da Fuji Television. Nello stesso periodo, il mangaka inizia a scrivere e disegnare delle storie autoconclusive – sempre pubblicate su Shonen Jump – che verranno poi raccolte in tre volumi, in stampa tra il 1983 e il 1997, intitolati Toriyama World. Due storie in particolare, che si trovano all’interno del primo volume dell’83 – Dragon Boy e The Adventure of Tongpoo – porranno le fondamenta e ispireranno lo stesso autore nella scrittura della serie manga Dragon Ball.

Dragon Ball verrà pubblicato sempre su Shonen Jump – a partire dal numero 51 del 1984 – e durerà ben 11 anni, ottenendo anche un adattamento animato per la televisione con svariate stagioni – tutt’ora in produzione e legate a saghe che esulano e sono successive rispetto alla serie originale. Ma quali sono le motivazioni legate al successo di Dragon Ball?

Dragon Ball: It’s over 9000!

Per quanto non esista una risposta univoca e certa, Dragon Ball e il suo eclatante successo sono stati molto spesso oggetto di dibattiti e riflessioni, in particolar modo da parte di teorici del fumetto. Una voce di particolare rilievo, soprattutto all’interno del fandom stesso della serie, è Derek Padula, autore di “It’s over 9000! Visioni del mondo in collisione”. Padula è laureato in Studi dell’Asia Orientale – con specializzazione in lingua e cultura cinese – presso la Western Michigan University. Ha studiato per diverso tempo a Pechino, in Cina, ed è un cultore e praticante delle arti marziali orientali.

Nella versione italiana di questo saggio, è presente la prefazione di Gianluca Iacono, storico doppiatore italiano del personaggio di Vegeta, oltre a quella già presente di Ryo Horikawa – invece voce giapponese prestata sempre a Vegeta. Il saggio è incentrato soprattutto sulla saga di Dragon Ball Z, ma si tratta in generale di un’interessante dissertazione sulla poetica alla base del manga. Anche se Padula è specializzato in lingua e cultura cinese, ha un’ottima formazione anche per quanto riguarda il Giappone. Inoltre, non stupisce abbia voluto trattare proprio di Dragon Ball, dato che il personaggio di Goku è liberamente ispirato ad una figura della letteratura cinese, Sun Wukong (o Re Scimmia – tanto che anche il governo comunista cinese si è sbilanciato con le condoglianze!). Nello specifico, l’autore tratta il conflitto come un ostacolo necessario per lo sviluppo personale, tematica sempre cara alla filosofia orientale.

Il viaggio di Goku, il viaggio di un eroe

Tralasciando il pensiero e il rischio di dietrologie accademiche, appare evidente che Dragon Ball sfrutti appieno le potenzialità ciò che viene definito come viaggio dell’eroe. Il viaggio dell’eroe è una struttura narrativa – teorizzata dallo sceneggiatore e autore Christopher Vogler – sottesa a qualsiasi tipologia di racconto e di storia, a partire già dai miti e dai canti dell’epica, passando per Shakespeare, per arrivare infine alle saghe cinematografiche – e fumettistiche – dei giorni nostri (basti pensare al viaggio di Frodo nella saga de Il Signore degli Anelli).

Lo schema è quello del viaggio, che viene compiuto dal protagonista, non solo nel senso letterale del termine, ma anche di tipo interiore (ad esempio, il viaggio in cui Goku si imbarca per trovare le sfere del drago). Il viaggio è diviso in diverse fasi – ben 12 – e vede la partecipazione di personaggi che si rifanno ad archetipi della letteratura dell’epoca classica – anche se Vogler si rifà in particolare a archetipi di tradizione junghiana legati all’inconscio collettivo. Goku incarna perfettamente l’archetipo dell’eroe: il personaggio che parte alla ricerca di qualcosa e con tratti tali da permettere l’identificazione da parte del pubblico.

Il cuore di Toriyama: fantasia e allegria

Un ulteriore elemento, in realtà quello che per Toriyama stesso è quello di maggior importanza tra tutti gli altri, è l’utilizzo della fantasia e come i prodotti della fantasia potessero essere utilizzati come mezzi e strumenti di svago e di evasione. Si badi bene, non uno svago fine a sé stesso o privo di personalità, bensì pieno di piccoli – ma significativi – insegnamenti.

Dragon Ball è un sogno ad occhi aperti per tanti bambini e ragazzi (anche di genere femminile!): il protagonista è un vero e proprio eroe, divertente e dal cuore buono ma che, all’occorrenza, sa essere risoluto e lucido nei propri principi e durante le battaglie, abbastanza da riuscire a proteggere l’intera umanità. Di particolare rilievo anche il fatto che molto spesso all’interno dell’opera – manga e anime – tutti, anche le persone apparentemente più deboli, possano alzare le mani al cielo per aiutare Goku in uno scontro, segno di volontà e sentimento comunitario.

Tutto questo, condito da elementi fantastici, permette quasi un totale distacco dal mondo reale e così al lettore/spettatore di perdersi completamente nella storia e di seguire Goku e il resto dei personaggi nelle loro fantastiche avventure. Toriyama è così riuscito a creare anche un forte senso di appartenenza e un reale e sincero affetto da parte dei fruitori, nei confronti dei personaggi e della storia.

La reazione dei cultori italiani alla morte di Toriyama

Anche le reazioni degli influencer del fumetto in Italia non si sono fatte attendere. In particolare, i due Youtuber e Twitch streamer Dario Moccia e Domenico Guastafierro, in arte Caverna di Platone. I due cultori di Toriyama si sono “incontrati” durante una live Twitch sul canale viola di Dario Moccia, il giorno stesso in cui è stata comunicata la morte del mangaka. Gaustafierro ha iniziato il suo intervento parlando della sensazione di straniamento e tristezza che lo ha pervaso all’apprendere la notizia. Allo stesso tempo, lo youtuber ha consigliato a tutti di non pensare a ciò che cambierà con la mancanza del maestro, bensì a quello che verrà in futuro grazie all’incredibile influenza dello stile di Toriyama sugli altri fumettisti, anche europei e americani.

Moccia, in maniera maggiormente lucida e oggettiva, facendo una disanima delle diverse fasi artistiche di Toriyama, come si fa con altri artisti, soprattutto i pittori. Moccia suddivide la carriera dell’artista in tre fasi: la prima, con Dr. Slump e il primo Dragon Ball, lo definisce come stile rotondo (estremamente influenzato dallo stile Disneyano), la seconda fase, quella nerboruta, caratterizzata da una maggiore drammaticità e, infine, la fase longilinea, l’ultima, di maggior consapevolezza a livello sia di tecnica di disegno che di narrativa.

di Martina Leva

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