Le sfide della rete all’editoria: ‘pescare’ sì ma con cautela

BLOGGER, SCRITTORI ED EDITORI A CONFRONTO NEL CONVEGNO SULLO SCOUTING AL TEMPO DEL WEB

Convegno Pescare in reteLibro, autore, editore, biblioteca: concetti noti a tutti, ma che col tempo, grazie alle nuove tecnologie, si stanno evolvendo. Gli strumenti offerti dalla rete all’editoria sono molteplici e i riscontri quasi sempre immediati, ma ‘pescare’ in un bacino così ampio non sempre porta ad ottenere i risultati desiderati, soprattutto se a essere a rischio è la qualità.
Per questo motivo le riflessioni attorno all’utilizzo di strumenti come i blog o il self publishing diventano sempre più numerose.

Proprio queste sono state al centro dell’attenzione del convegno ‘Pescare in rete. Pratiche di scouting editoriale all’epoca del far web’ organizzato dal corso di laurea magistrale in Giornalismo e cultura editoriale dell’Università di Parma mercoledì 18 marzo nell’Aula Ferrari. A introdurre l’incontro Annamaria Cavalli, presidentessa e docente del corso, e Alberto Salarelli, docente di Fondamenti di scienza dell’informazione e documentazione. Il convegno, che ha visto intervenire diverse figure del mondo dell’editoria, è stato possibile grazie al lavoro della professoressa Isotta Piazza. “E’ molto utile sentire la voce degli addetti ai lavori- spiega la docente di Letteratura italiana contemporanea e sistema editoriale – poichè possiedono una formazione e una sensibilità tali da rendere possibile possibile un discorso critico e molto costruttivo”. Mettere, dunque, queste esperienze a servizio della didattica per gli studenti, ma anche capire come si sta trasformando l’istituzione letteraria: questo lo scopo dell’appuntamento.“Parliamo di cambiamenti nella mediazione editoriale, dando per scontato che la scrittura non cambi, ma non è mai successo: laddove muta il supporto, la funzione di mediazione e gli interlocutori, cambia la scrittura, cambia il modo in cui lo scrittore concepisce sé stesso, cambia quindi la letteratura. Alla fine tutti questi cambiamenti stanno trasformando la produzione letteraria?”, sprona a riflettere la docente.

DA BLOGGER A SCRITTORE – Laureato in Giurisprudenza nel 2001, Federico Baccomo, classe 1978, nato a Milano, lavora per quasi sette anni come avvocato, in uno studio legale internazionale.
Nel 2007, però, Baccomo abbandona il suo lavoro e quel mondo dello studio legale, una routine che inizia a diventare stretta per lui che in fondo ha sempre rincorso l’obiettivo di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Diversi sono i manoscritti inviati alle case editrici, diverse le porte ricevute in faccia e la risposta che “il manoscritto sarebbe finito al macero”, come racconta lo stesso.
Per Baccomo quella del blog è un’esperienza che nasce dall’urgenza di raccontare le proprie passioni, ecco perché dà vita a ‘Studio illegale’, sulla piattaforma Splinder: un blog in cui racconta in chiave ironica tutto ciò che ha vissuto in sette anni di lavoro. “Il blog mi è letteralmente esploso tra le mani: dopo due-tre mesi avevo accumulato un forte seguito, con 5000 contatti al giorno e diversi articoli sui giornali”. Nessuno sa chi si celi dietro Duchesne, lo pseudonimo con il quale Baccomo firma i suoi post. Per due anni il blogger conserva l’anonimato, con l’unico scopo di “raccontarmi in maniera quotidiana, parlare del mio vecchio lavoro e avere un riscontro immediato”.
Nel 2009, però, succede qualcosa: la casa editrice Marsilio ingaggia Baccomo che smette di usare uno pseudonimo e con il suo primo romanzo, ‘Studio illegale’, vende 60mila copie, con la bellezza di 7 ristampe. Il libro diventa anche un film per il cinema, dal titolo omonimo, con Fabio Volo come protagonista.
“Il modo di scrivere varia dal blog ai romanzi, ma è stato proprio il blog a regalarmi quella disciplina utile per poter pubblicare su carta. Non credo di avere un grande talento letterario, ma penso di saper scrivere molto bene i dialoghi e questa è una cosa che ho imparato anche grazie alla scrittura sul blog e che può aver attratto successivamente i produttori cinematografici per portare in scena i miei romanzi”.

LA FORZA DELLA RETEAlessandro Bertante, scrittore con all’attivo una candidatura al Premio Strega nel 2011, si mostra meno entusiasta nei confronti della rete. “I blog aperti negli ultimi anni sono stati tantissimi, ma alla fine gli scrittori emersi grazie ad essi sono stati pochi, una ventina in tutto”. Bertante inizia a scrivere a metà degli anni Novanta, quando i blog non erano ancora una realtà e si consegnava il proprio lavoro alle case editrici tramite floppy-disk. È questa la differenza che lo scrittore tende a sottolineare: prima dell’avvento di queste tecnologie, il passaggio di un’opera dalle mani dello scrittore a quelle dell’editore avveniva in maniera graduale, trascorrevano anche due-tre mesi. Un lasso di tempo scandito da letture e revisioni: questo permetteva all’opera di migliorare. “Il blog dà la possibilità di pubblicare in immediato e questo fa abbassare la qualità. Raramente porta a risultati concreti”.
Eppure qualche traguardo grazie alla rete lo si può anche ottenere, come conferma l’esperienza dello stesso Bertante. Nel 2011 il suo romanzo ‘Nina nei lupi’ viene candidato al Premio Strega proprio grazie alla mobilitazione del web: nasce un gruppo su Facebook che spinge per ottenere il traguardo dell’ambito concorso. La risonanza è tale che diversi giornali si interessano al caso editoriale, tanto da portare effettivamente il libro ad ottenere la candidatura.

L’EDITORE E IL SUO RAPPORTO CON IL WEB – Ma davanti al mare magnum di parole e voci di cui è composta la rete come hanno reagito gli editori? Alberto Conforti, una carriera in Mondadori e oggi docente del laboratorio di editoria libraria all’Università di Parma, spiega come dovrebbero rapportarsi al web. “Per fare questo mestiere ci si deve circondare di professionisti, ognuno con una competenza differente, così da avere uno sguardo più ampio e più attento nel ricercare autori emergenti. Il web, con la sua parresia, è sì un concorrente per l’editoria, ma anche uno spazio di opportunità in cui l’editore con molta cautela può ‘pescare’ anche autori che vengono dai blog, dai social network o coloro che utilizzando la scorciatoia del self-publishing si sono auto pubblicati.”

TECNOLOGIA E CULTURA: NON E’ TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA – La rete ha scardinato la concezione spazio-tempo dell’uomo e ne ha cambiato le abitudini quotidiane. Ciò che però non deve cambiare per l’editore è l’attenzione che si presta a questo portale, che molto spesso predilige una scrittura affrettata e semplicistica, poco ragionata proprio perché pubblicata con immediatezza. Daniele di Gennaro, responsabile editoriale della ‘Minimum Fax’ di Milano mette in guardia da questo tipo di scrittura.“L’abusivismo tastieristico che porta gli utenti online a scrivere qualsiasi cosa, senza badare alla qualità, è uno dei pericoli in cui si può incorrere nell’intercettare autori in rete”. Ma alla domanda se “Il self publishing potrebbe diventare una minaccia per il futuro dell’editoria” lui risponde di no, purchè la figura dell’editore rimanga come filtro per separare una buona scrittura da quella mediocre.
Il web dà l’illusione che tutti posso essere scrittori, autori e protagonisti insieme di una storia, in parte è anche vero, ma questa è solo un’opportunità. Non bisogna dimenticarsi della dignità intellettuale e dell’autorevolezza di un ‘vero’ autore, che non si accontenta di ‘likes’ o ‘followers’ su un social network, ma che sente il bisogno di avere un riconoscimento culturale e letterario e di circondarsi dei pareri e delle critiche di professionisti e di intellettuali come l’editore e l’agente editoriale.

UN LAVORO PROFESSIONALE – Della stessa opinione è anche Piergiorgio Nicolazzini, agente letterario, che nel 1999 fonda l’ ‘Agenzia letteraria milanese’, rappresentante di molti scrittori tra cui Giuseppe Genna, Alessandro Bertante e il compianto Giorgio Faletti. “L’agente letterario è un professionista che affianca gli scrittori in maniera molto attiva per dialogare con quello che è il mondo dell’editoria – spiega lo stesso Nicolazzini -. Noi stiamo dalla parte dell’autore.”
Spesso l’agente letterario è il primo lettore dello scrittore esordiente, suo è il compito di valutare la qualità letteraria dell’opera. La rivoluzione del digitale ha permesso a molti esordienti di mettere in mostra, come in una vetrina, i proprio testi o proprietà letterarie. Averli così disponibili, per un agente, è molto importante. Nonostante le grandi potenzialità del web, anche Nicolazzini ribadisce però l’importanza della figura dell’editore. “Sappiamo tutti benissimo che è una piattaforma che non ha filtro. Il ruolo dell’editore non può essere abbandonato”. Allo stesso tempo invita a essere cauti nei confronti della rete. “Il web stabilisce un rapporto diretto con il pubblico, che crea visibilità ma non aiuta a creare qualità. Può essere facilitato, ma non risolve il problema della valutazione”.

QUELLO CHE CONTA E’ LA CARTA – Leditore e autore Alessandro Gazoia chiude la mattinata con tutta la cautela usata anche nel suo libro, ‘Come finisce il libro’, nel quale indaga i fenomeni digitali attraverso una prospettiva refrattaria a facili entusiasmi. “In Italia l’ebook auto pubblicato ha una dignità culturale vicina allo zero. Quello che conta è la carta”, sostiene con forza Gazoia. La carta sembra infatti rimanere, oggi in particolare in Italia, l’unica forma di riconoscimento culturale verso la quale il web è totalmente subordinato: se qualcosa di buono nasce in rete, infatti, ci si chiede sempre perchè non se ne sia fatto un libro. “In generale tra gli ebook non si perde molto. Non stiamo a perdere il nuovo Walter Siti. Confermo dunque la cautela. Uno scrittore – conclude Gazoia – ha bisogno di un riconoscimento culturale, di un filtro, di creare un qualcosa che sta all’interno di un sistema di produzione culturale che serve a riconoscere ciò che è bello e che viene poi proposto inevitabilmente in un certo modo: in forma cartacea”.

A chiudere la mattinata è l’intervento contro corrente, in parte provocatorio, di Giorgio Triani, docente di Giornalismo e comunicazione pubblicitaria all’Università di Parma: “E’ in atto una disintermediazione a tutti i livelli, una disintermediazione enorme e sentendo le vostre parole mi vien da dire che forse non siete attrezzati su questo”.

 

di Giulia Campisi, Paola Cavallo e Marco Rossi

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