Almalaurea, segnali di speranza per l’Unipr: – disoccupazione, + paghe

MA IL SISTEMA UNIVERSITARIO E' ANCORA SOTTOPAGATO: SU UN LAUREATO ITALIANO SI INVESTE 100, SU UN TEDESCO 201

AlmaLaureaTasso di disoccupazione ridotto, stabilizzazione dell’occupazione, leggero aumento delle retribuzioni: dal XVII Rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati dell’Università di Parma, si intravedono segnali di speranza per il futuro.

CHE COS’È ALMALAUREA?   AlmaLaurea è un Consorzio Interuniversitario che include 72 università e, ad oggi, rappresenta il 90% dei laureati italiani. Si occupa principalmente di sviluppare 2 indagini, di tipo censuario e non campionario, che analizzano la condizione dei laureati al momento della laurea e a 1, 3, 5 anni dalla corona d’alloro. In questo modo riesce a offrire informazioni affidabili, tempestive e di elevata qualità sugli esiti dell’istruzione universitaria (regolarità degli studi, voto di laurea ecc) e sull’inserimento occupazionale dei laureati (retribuzione, soddisfazione sul lavoro, efficacia della laurea ecc). Queste informazioni sono messe a disposizione di tutti i potenziali utilizzatori del sito AlmaLaurea: studenti, aziende, Ministero.

Il Consorzio mette a disposizione delle aziende italiane ed estere tutta la documentazione disponibile – la sua banca dati conta più di 2 milioni di curriculum – continuamente aggiornati dagli stessi laureati. Questo servizio è finalizzato a facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro: sono circa 14 mila aziende ad usufruirne e, ogni anno, il complesso dei curricula richiesti da aziende italiane ed estere supera le 400 mila unità.

RISULTATI DEL RAPPORTO ALMALAUREA 2014 – “Dal Rapporto emergono timidi segnali di un’inversione di tendenza per i laureati sul mercato del lavoro – afferma Francesco Ferrante, membro del comitato scientifico di AlmaLaurea – tuttavia, i dati confermano che i laureati che sono entrati nella fase a cavallo della recessione hanno pagato un prezzo elevato e continueranno, in parte, a pagare pegno rispetto ai colleghi che entreranno in una fase di ripresa del mercato”.

“Sulla base di queste informazioni – prosegue il docente – si conferma che prevenire è meglio che curare. Durante la crisi si pensa sia importante pagare gli ammortizzatori sociali ma è meglio attuare politiche macroeconomiche che aiutino a prevenire la disoccupazione”.

Per quanto riguarda l’Università di Parma i risultati del Rapporto AlmAlmaLaurea2aLaurea sono in linea con la media nazionale: il tasso di occupazione dei neolaureati triennali è pari al 41%, che risulta anche essere il valore della media italiana. Tra gli occupati triennali il 27% è dedito esclusivamente al lavoro e il restante 15% studia e lavora. Il lavoro stabile coinvolge 28 laureati occupati su cento di Primo Livello e gli occupati che non hanno un lavoro stabile rappresentano il 72%; di questi l’8% senza contratto. Il guadagno è in media di 1021 euro netti mensili, di poco al di sopra della media nazionale.

La situazione risulta difficile per i laureati di più lunga data, anche se col trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo le occasioni lavorativi aumentano e migliorano. I laureati magistrali di Parma del 2009 che hanno aderito al rapporto sono 1293 con un tasso di risposta del 76%: ad oggi l’87% risulta occupato, il 5% è ancora in fase di formazione accademica e a cercare lavoro è l’8% contro il 12% del complesso dei laureati. In questo caso le retribuzioni mensili arrivano a 1409 euro netti .

COME MIGLIORARE QUESTA SITUAZIONE? – “La crisi – spiega Ferrante – ha messo in evidenza i nodi strutturali del Paese: un sistema produttivo scarsamente votato a valorizzare la conoscenza e il capitale umano”. In futuro occorrerà introdurre misure volte da un lato a promuovere le imprese, il capitale umano e la conoscenza, dall’altro bisognerà sostenere l’imprenditorialità dei laureati”.

C’è anche un problema di risorse nell’università: “Per migliorare la qualità dei servizi offerti occorre dare le risorse necessarie all’università. Attualmente il sistema universitario è sotto finanziato, lo dicono tutte le statistiche: il costo di un laureato prodotto dalle università italiane è 100 mentre quello di un laureato tedesco è 201.”

“Malgrado queste difficoltà, il pegno maggiore durante la recessione l’hanno pagato i diplomati. Le statistiche ci dicono che il tasso di disoccupazione dei laureati è aumentato di 8.2 punti in percentuale tra il 2007 e il 2014 mentre per i diplomati l’aumento è stato di 16,9 punti in percentuale. Quindi sì, laurearsi conviene.”

di Chiara Cammelli e Fiorella Guerra

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