Cassa d’espansione sul Baganza: al via i lavori nel 2017
L'ANNUNCIO DELL'ASSESSORE REGIONALE DURANTE UN CONVEGNO ALL'UNIVERSITA' DI PARMA
Il Baganza è tornato nuovamente sotto i riflettori. “Il torrente c’è, ma è stato dimenticato per tanto tempo. Ora è necessario che le associazioni facciano squadra non dimenticando mai, in ogni provvedimento preso e ancora da prendere, un’attenzione specifica per l’intero ecosistema“. Queste le parole di Enrico Ottolini, rappresentante del Wwf, al convegno ‘Difendere il Baganza per difenderci dall’alluvione’ tenutosi il 22 aprile al Polo didattico del Campus dell’Università, durante la Giornata mondiale della Terra. Giornata che assume un valore particolare perché in seguito ai tragici eventi del 13 ottobre, Paola Gazzolo, assessore regionale alla Difesa del suolo e della costa, ha annunciato che la cassa d’espansione sul Baganza diventerà realtà.
L’ANNUNCIO – Dopo una tavola rotonda, prende la parola l’assessore Gazzolo, che annuncia l’inizio dei lavori per la costruzione della cassa sul Baganza per l’inizio del 2017. Il progetto, già in fase preliminare, è da presentare agli enti, per poi essere messo in gara nel 2016, ma è da considerarsi una priorità per la città e per la regione. L’assessore dichiara che si sta lavorando per ottenere pieni finanziamenti dal Governo, grazie a Italiasicura. Oltre a questo, è stato anche annunciato un patto dei torrenti Parma e Baganza, per riuscire a coordinare meglio tutti gli interventi futuri tra la varie associazioni e gli enti.
IL CONVEGNO – I saluti iniziali sono affidati al Direttore del Dipartimento di Bioscienze dell’Università, Marmiroli Nelson, il quale introduce i vari interventi che si susseguono nell’arco della mattinata. Come rappresentante della Regione Emilia Romagna per il settore della difesa del suolo, la dott.ssa Franca Ricciardelli traccia le linee di un percorso che si sta compiendo sin dal 1994, con l’attuazione della direttiva 3939, riguardante i criteri per l’attuazione degli interventi in difesa del suolo, non solo per evitare le alluvioni, ma anche per migliorare lo stato ecologico delle acque, che prosegue ancora oggi con la strategia nazionale per i cambiamenti climatici, ideata dal Ministero dell’ambiante nell’aprile 2014, per tener conto della resilienza fluviale da questo punto di vista. La Ricciardelli prosegue soffermandosi anche su una delle norme del Decreto Sblocca Italia: il 20 % delle risorse destinate agi interventi per il rischio idrogeologico devono essere integrati con interventi per il miglioramento del sistema.
Ma è col prof. Paolo Mignosa, responsabile scientifico della ricerca in materia idraulica per l’Università di Parma, che si comincia a trattare uno degli argomenti più controversi per la città: la cassa sul Baganza.Con una semplice simulazione, il docente mostra l’azione del torrente Baganza nella notte del 13 ottobre 2014. Il focus dell’intervento si concentra sulla distinzione tra l’assenza della cassa d’espansione da una parte, che “sarebbe stata risolutiva”, dato che avrebbe evitato in buona parte l’allagamento verificatosi – come aveva precedentemente dichiarato in un’intervista rilasciata a Parmateneo poche settimane dopo l’alluvione – . Dall’altra parte infatti ribadisce come, la presenza della cassa sul Parma, in funzione da soli dieci anni, sia riuscita a salvaguardare il centro cittadino da un mare di acqua, fango e detriti. Una voce decisamente favorevole, dunque, controbilanciata da quella dell’ing. Gabriele Alifranco, che tende invece a sottolineare l’importanza della messa in opera di azioni oculate e mirate che centrino il problema, risolvendolo. Si parla già dal 1986 della realizzazione di una cassa sul torrente: “E’ necessaria una forte partecipazione di tutti per risolvere i problemi di questa valle che nasconde in sé un patrimonio culturale altissimo”. Dello stesso avviso anche l’ing. Marco Monaci, rappresentante del Cifr ‘Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale’, che ha partecipato attivamente, assieme a Wwf e Legambiente alle norme per i corsi d’acqua. L’ingegnere punta il dito contro le azioni che hanno avuto il demerito di modificare in maniera massiccia e innaturale il paesaggio, portando effetti altamente negativi, come ad esempio la creazione di argini e la rimozione della vegetazione, così da allontanare l’acqua dal punto critico scaricando il rischio sempre più a valle, generando così delle piene improvvise. “Bisogna permettere ai corsi d’acqua di muoversi, dandogli da mangiare i sedimenti ove possibile, il fiume ha bisogno di vivere per rinnovare l’ambiente. Un territorio antropizzato come è la Pianura Padana, che è riuscita a trovare il giusto mix tra riqualificazione fluviale e opere idrauliche”.
ALTRI INTERVENTI – Tante le operazioni previste per il futuro presentate al cinema Edison la sera del 22 aprile scorso in una conferenza che ha visto protagonista, tra gli altri, anche il sindaco Federico Pizzarotti. Sono previsti, come annuncia infatti il primo cittadino, diversi interventi sugli argini limitrofi al Ponte dei Carrettieri e la costruzione di uno nuovo presso la zona delle Piccole Figlie, oltre che il ripristino di alcune aree (Palalottici, Centro giovani del Montanara, complesso Tigli, scuola Salvo D’Acquisto) i cui lavori sono quasi completati, per un costo totale di circa 500 mila euro. Più alto invece l’ammontare stanziato per la ricostruzione del Ponte della Navetta, oltre il milione di euro, che vedrà a luglio la proclamazione del vincitore per la presentazione del progetto. Tutti questi interventi si collocano in un’ottica di confronto, oltre che con gli enti, anche con i cittadini, soprattutto per l’appello di Legambiente che chiede l’azione del comune nei confronti dei 94 casi accertati di abusivismo nel tratto tra la tangenziale e il Ponte dei Carrettieri.
di Greta Bisello, Marco Rossi, Vittorio Signifredi
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