Viaggiare al di là dello stereotipo: 3 giornaliste sulla Via della Seta

IL PROGETTO 'THE RAILWAY DIARIES' DI GIULIA, COSTANZA ED ELEONORA

L’idea è quella di attraversare Europa e Asia. Valicare confini e oltrepassare barriere, per sfatare miti e pregiudizi, così comuni nella nostra tradizione da diventare reali, distorcendo la nostra visione delle cose. L’idea è quella di vivere e di raccontare luoghi e persone immergendosi dentro, raccogliendone informazioni vere, non filtrate dai media, dai politici o dalle autorità.

Costanza Spocci e Giulia Bertoluzzi

Costanza Spocci e Giulia Bertoluzzi

Giulia, Costanza ed Eleonora, tre giovani giornaliste, insieme ad una quarta ragazza, Tanja, hanno fondato un’associazione culturale: Nawart Press. Il loro progetto, The Railways Diaries, partirà a maggio e durerà fino a metà agosto. A raccontarlo sono due delle protagoniste, Giulia Bertoluzzi e Costanza Spocci, durante un incontro promosso dalla magistrale in Giornalismo e Cultura editoriale lo scorso 22 aprile: “E’ un viaggio lungo tre mesi per attraversare dodici Paesi – da Venezia all’Uzbekistan – e ripercorrere la via della Seta, tornata ad essere una via commerciale di scambi molto ampia”, risponde Giulia. “Il mezzo scelto, il treno, è quello più idoneo per un percorso incline alla lentezza, un modo per vedere tutto quello che c’è da vedere”. Il progetto, a cui hanno lavorato per quattro mesi di tasca loro, ora finanziato da una campagna di crowdfounding tramite Becrowdy durata un mese, grazie alla quale sono stati raccolti circa 8.000 euro.

“L’obiettivo è quello di dar voce ai veri protagonisti delle storie che andremo a raccontare, donne in primis, simbolo dell’avanguardia o dell’arretratezza di un Paese. Raccoglieremo le loro parole andando a sentire quello che hanno da dire loro stesse”, spiega Giulia. “Un modo per stare in mezzo alla gente, saggiare i loro costumi, le loro consuetudini, ma anche le loro regole, i loro divieti e i modi in cui li infrangono, come nel caso della danza e del teatro in Iran”.

Partiranno dalla città della laguna per raggiungere i Balcani; si dirigeranno in Kosovo e in Albania, dove parleranno delle vergini giurate, degli ospedali psichiatrici e delle prigioni occupate dalle famiglie Rom, per arrivare alla Grecia dove si concentreranno principalmente sui migranti, allo scopo di “capire il perchè si dirigono nel nostro Paese – chiarisce Costanza  – e quali difficoltà incontrano durante il loro viaggio. Sarà poi la volta della Turchia, dove arriveremo in concomitanza con le elezioni parlamentari; qui ci dedicheremo al Kurdistan turco perchè i turchi rappresentano per tutti un esempio da seguire: hanno dato vita ad un sistema di autogoverno abbastanza strutturato nel quale i diritti, soprattutto quelli delle donne, sono al primo posto: l’indipendenza curda passa attraverso l’emancipazione delle donne”. Dalla Turchia si giungerà in Iran, dove il più grande pericolo per un giornalista sarà rappresentato dalla polizia, perchè “lo Stato non vuole che certe cose vengano raccontate”. In Iran le ragazze daranno uno sguardo anche alla vita ‘underground’, fatta di danze e di arti proibite che si svolgono ugualmente, ma di nascosto, nei garage delle periferie. Infine, mete definitive del loro viaggio saranno Kazakistan e Uzbekistan, dove andranno a cercare lavoratrici di cotone e racconteranno le storie delle spose rapite.

“Abbiamo contatti in ogni Paese in cui faremo tappa”, assicura Giulia, “ma il margine di rischio e di imprevidibilità c’è sempre”, aggiunge Costanza. “E’ difficile parlare di Esteri, per questo è importante, in particolare per chi è freelance, essere in collettivo“. Una strategia che funziona anche per fare un po’ di pressione ai giornali, scegliere il tema e le modalità con cui trattarlo.

 

di Francesca Gatti, Andrea Cammarata

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