Borgo Bosazza, l’Università dà priorità all’emergenza: ospiterà 11 famiglie sfrattate per 6 mesi

RINVIATO IL PROGETTO DI UNA NUOVA FORESTERIA, IL RETTORE: "COME FOSSE CASA VOSTRA"

DSC_0024Il Consiglio di amministrazione dell’Università “delibera di dare mandato al Rettore […] di prendere immediati contatti con le autorità competenti, in primis il Sindaco e il Prefetto di Parma, al fine di individuare possibili soluzioni concrete che non rechino pregiudizio all’Ateneo, e che al contempo tengano conto dell’emergenza umanitaria ivi compresa la valutazione di una eventuale richiesta da parte delle suddette autorità di utilizzo temporaneo di tali strutture […] a condizioni ben precisate (temporaneità dell’utilizzo non superiore a sei mesi; esonero dell’Ateneo da ogni responsabilità ed oneri patrimoniali conseguenti all’utilizzo della struttura ivi comprese quelle derivanti da atti contrari alla legge e all’ordine pubblico; congruo indennizzo per l’eventuale utilizzo dei locali e risarcimento per eventuali pregiudizi arrecati al patrimonio immobiliare e mobiliare nel suo complesso)”.

Per 6 mesi, quindi, le 11 famiglie che venerdì 25 aprile hanno occupato gli alloggi della residenza Sant’Ilario di borgo Bosazza, con l’aiuto dei ragazzi di Art Lab e di Rete Diritti in Casa, potranno continuare a occupare quegli spazi in attesa – e nella speranza – di una sistemazione migliore.

La residenza Sant’Ilario, oggi ribattezzata Nomas Hotel proprio dagli occupanti, è rimasta inutilizzata dal 18 dicembre 2014 per la fine della gestione della Fondazione Falciola. Fino al 25 aprile, dunque, la struttura, del tutto nuova e in ottime condizioni, è rimasta completamente disabitata e proprio per questo motivo gli attivisti di Art Lab e di Diritti in Casa han deciso di ‘liberarne’ le abitazioni in modo da donarle alla comunità attraverso dei meccanismi di mutuo aiuto e soccorso reciproco.

Le famiglie, per la maggior parte composte da migranti, si trovano tutte in grosse difficoltà economiche come hanno raccontato loro stessi  al rettore Loris Borghi che, insieme al prorettore all’edilizia Carlo Quintelli, lunedì 28 aprile ha visitato la struttura e i suoi nuovi occupanti. Un 30enne dalla Nigeria, in Italia da 12 anni, a febbraio è stato sfrattato dopo aver perso il lavoro; al rettore ha dichiarato di essere alla disperata ricerca di un lavoro qualsiasi, purché dignitoso e che gli possa permettere di tornare ad una situazione abitativa stabile. Nelle stesse condizioni una madre di 2 gemelli di 4 anni, anche lei in Italia da 12 anni dopo aver lasciato il Marocco per trovare fortuna.

Trattate questi ambienti come se fosse casa vostra” è stata la risposta del rettore che ha avanzato la proposta, poi ratificata dal cda, di mettere a a disposizione temporaneamente le abitazioni della residenza a queste famiglie.

DSC_0156Il progetto iniziale, che consiste nel concepire la struttura di borgo Bosazza e borgo Tanzi come un’area per accogliere dottorandi, studenti Erasmus e Collegio Europeo, dovrà quindi essere messo da parte per dare la priorità a quella che oggi il rettore Borghi definisce “una vera emergenza umanitaria e sociale. So che questa proposta va contro gli studenti, ma in queste condizioni dovranno passare in secondo ordine. L’Università non ha barriere, non ha muri di carattere religioso o culturale, non ha confini”.

A contestare i progetti dell’Ateneo per borgo Bosazza e borgo Tanzi  sono i ragazzi di Art Lab che definiscono il piano di ampliamento di strutture come una costruzione di alberghi. La domanda che viene spesso indirizzata al rettore è quale sarà il destino delle famiglie una volta concluso questo periodo temporaneo di ospitalità. Ritornerà il progetto di foresteria che dovrebbe cambiare radicalmente la struttura? Con una metafora presa dal proprio ambito professionale, durante l’incontro il rettore ha spiegato le sue priorità: “Per come la vedo io, è come quando si va in un pronto soccorso e ti danno una priorità in base all’emergenza: maggiore è il rischio di perdere la vita, maggiore sarà l’entità del codice. Oggi il codice rosso, purtroppo, viene data alla situazione dei profughi”.

“All’interno dell’emergenza – insiste Daniele Caroli, uno dei rappresentanti del collettivo Oltretorrente libero – abbiamo avuto la dimostrazione di quanto in realtà dietro ci sia tanta speculazione. Ci sentiamo ribadire che il meccanismo da ‘pronto soccorso’ crea conflittualità. Noi chiediamo di legittimare questo spazio senza alcun fine di lucro, come fanno altre associazioni. Per esempio qui c’è una scuola che insegna italiano agli immigrati affinché si integrino al più presto e al meglio. La Rete Diritti in casa ha esperienza decennale riguardo l’emergenza abitativa. Bisognerebbe stabilire dei canali di dialogo con questi modelli e non imposizioni calate dall’alto. Noi stiamo lavorando in questo senso”.

 

 

di Fiorella Guerra e Stefano Frungillo

 

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