La borsa e la vita, dall’usuraio al banchiere

COME COMBATTERE USURA E ANATOCISMO CON LIBERA E FEDERITALIA

cravattaro (1)In nove parole Jacques le Goff ha condensato la complessità e la drammaticità dell’usura. Se il rapinatore dà la possibilità di scegliere tra la borsa e la vita, l’usuraio te le porta via entrambe.

Il fenomeno dell’usura continua a essere complicato da analizzare quanto difficile da combattere perchè rimane prevalentemente sommerso ma opera su un territorio sicuro: quello del bisogno. S’insinua tra chi cerca di sanare debiti, evitare protesti o fallimenti, per salvare la propria attività o la propria casa.
L’Emilia Romagna, secondo Sos Impresa – l’associazione Confesercenti nata per difendere gli imprenditori – non figura tra le otto province ad alto Indice di Pericolosità Sociale e quindi fra le più vulnerabili all’usura. Lo rileva uno studio del maggio 2014 sul fenomeno dell’usura realizzato dalla Fondazione Antiusura Interesse Uomo per Unioncamere. La regione, secondo un’analisi della Cgia di Mestre, si colloca al sedicesimo posto con un Indice Rischio Usura definito “basso” e pari a 77,2 (quello della Campania è 169,2). Il rischio maggiore si riscontra infatti nelle regioni del Sud, “nelle aree dove ci sono più disoccupazione, alti tassi d’interesse, maggiori sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti”. Ma anche sul territorio l’usura esiste. Secondo Sos Impresa sono 8.500 i commercianti emiliani coinvolti nel turbine dell’usura con un giro di affari che raggiunge la cifra di 0,95 miliardi di euro. Anche nel Parmense non mancano gli esempi. Nei mesi scorsi è stata arrestata all’estero per usura una persona che aveva prestato a una commerciante bedoniese la somma di 383 mila euro al tasso esorbitante del 148%. L’uomo denunciato è stato condannato a una pena detentiva di tre anni e sei mesi. Risalendo indietro nel tempo, nel 2011 un’indagine dei carabinieri di Parma portò all’arresto di ben nove parmigiani usurai che prestavano soldi con tassi fino al 120%. In quella circostanza furono accertate quindici vittime ma il bilancio, secondo i carabinieri, sarebbe potuto essere molto più cospicuo se non fosse intervenuta la paura a bloccare ulteriori denunce, come spesso avviene in queste circostanze. Di fronte al dilagare del fenomeno, si cerca di mettere in campo strumenti per fornire tutela alle vittime.

SOS giustizia

SOS GIUSTIZIA – Nato nel febbraio del 2010, Sos Giustizia è uno sportello ideato da Libera –Associazioni, nomi e numeri contro le mafie – rivolto alle vittime di usura ed estorsione per mano della criminalità organizzata. Il servizio si è sviluppato in diverse città italiane e conta tre sedi in Emilia-Romagna: a Bologna e Modena (in collaborazione con i Comuni delle rispettive città) e Reggio Emilia (in collaborazione con la Camera di Commercio). “L’intento è aiutare i soggetti coinvolti e i loro familiari – spiega Giacomo Modica, responsabile degli sportelli di Modena e Reggio – accompagnandoli nel percorso amministrativo-legislativo e dando loro assistenza”. Lo Stato prevede  lo stanziamento di due fondi: il primo è il ‘fondo di prevenzione usura‘, gestito attraverso le fondazioni anti-usura (come Audiconsum, che fungono da garante) e rivolto alle famiglie e operatori economici in gravi diffoltà economiche. Il secondo è il ‘fondo di solidarietà’, accessibile a chi tra operatori economici, commercianti, artigiani e liberi professionisti abbia denunciato di essere vittima di usura. “Il fondo permette di saldare il debito trattando con i creditori e accendendo un mutuo, senza interessi e con scadenza decennale, con una banca convenzionata, che stanzia una cifra pari agli interessi usurai maturati, ma solo dopo l’approvazione di un apposito Pubblico Ministero”. Prerogative fondamentali per istruire una pratica per usura e accedere ai fondi è denunciare l’usuraio. “Nel caso questo non sia ancora stato fatto li accompagniamo noi stessi”, spiega Giacomo. Altro requisito è il mantenimento della condizione di lavoratore. Vale a dire “non essere pensionati, avere ancora un’attività commerciale in modo da far ripartire l’attività commerciale”. Ma cosa accade se manca la forza di ribellarsi ai propri aguzzini? Spesso le vittime di usura cercano infatti fino all’ultimo di non arrivare alla denuncia, convinti di poterne uscire da soli soprattutto per paura. Ma sempre più frequentemente l’epilogo è tragico. “I familiari delle vittime possono accedere a risarcimenti e vitalizi”. Magra consolazione per una famiglia che si vede distrutta.

SE L’USURA DIVENTA BANCARIA  – Ma talvolta a essere considerati i ‘carnefici’ in questione non sono solo le organizzazioni criminali. Tacciate di usura sono anche le banche per le condizioni di accesso al credito imposte alle aziende peggiorate sensibilmente negli ultimi anni di crisi. Il progressivo impoverimento colpisce indistintamente sia famiglie che imprese. Queste ultime, secondo i dati della Banca d’Italia, hanno registrato un indebitamento medio intorno ai 180.000 euro: quasi il doppio dell’ultimo decennio. Secondo i dati di Cerved Group segnalati nello studio della Fondazione Antiusura Interesse Uomo per Unioncamere, nel primo trimestre del 2013 sono aumentati dell’1,4 % i tempi medi di pagamento delle imprese rispetto all’anno precedente, nonché i ritardi nella liquidazione delle fatture (21,1 giorni rispetto ai 19,1 dell’anno precedente). Davanti a tali difficoltà, la soluzione per evitare protesti e fallimenti è rivolgersi a intermediari finanziari. E, nella spirale dei debiti, anche rivolgersi a una banca può condurre sulla strada dell’usura.
Wally BonviciniIl 2 luglio 2009 Wally Bonvicini, imprenditrice reggiana, deposita in prefettura una querela per usura contro la Bnl, la prima sul territorio di Parma. A poca distanza dalla sua azione legale fonda l’Associazione FederItalia che si occupa di antiusura bancaria, fornendo a chi vi si rivolge consulenza legale e perizie finanziarie. Per la legge italiana l’usura bancaria è un reato riconosciuto dalla legge n.108 del 7 marzo 1996. Tuttavia afferma Wally Bonvicini: “La magistratura nega l’esistenza dell’usura bancaria e il Commissario governativo antiracket lamenta che stiamo intasando le procure con querele senza reali risultati.” Eppure il fenomeno ha coinvolto negli anni non pochi cittadini che hanno richiesto consulenza all’associazione. I parmigiani che si rivolgono a Federitalia sono artigiani, pensionati e imprenditori di piccoli e medie aziende “che non hanno più accesso al credito bancario, ossia alla liquidità per comprare le materie prime” necessarie alle loro produzioni nonostante la domanda del mercato (soprattutto estero) sia ancora alta. “Vengono spessissimo imprenditrici donne o mogli di imprenditori che non osano verificare i conti per timore di chissà cosa possa fare la banca.” Ma quest’ultima, come racconta l’imprenditrice, nel momento in cui gli usurati si rivolgono all’associazione, ha già revocato i fidi impedendo la continuazione dell’attività commerciale. Il primo passo di Federitalia consiste nell’effettuare una perizia finanziaria: nel 99% dei casi è accertata sia l’usura che l’anatocismo. Successivamente “mandiamo una lettera alla banca contestando il saldo che essa richiede e depositiamo la querela in procura insieme ad un’istanza di accesso al fondo”. Tendenzialmente però intentare causa ad una banca è il passo più estremo. Prima di arrivare a questo punto si cerca un incontro al fine di stipulare un accordo tra le parti che preveda una decurtazione degli interessi. In questo senso, la mission principale che Federitalia si pone è quella di svolgere attività di mediazione tra l’istituto di credito e il cliente. Se tale proposito non dovesse venir raggiunto, “giochiamo – continua Bonvicini- sul fatto che una volta depositata la querela si ha diritto a una sospensione di tutti i pagamenti per trecento giorni (secondo l’art.20 della legge 44/1999)”.
Ad oggi una sola causa di usura bancaria è stata vinta: è il caso dell’imprenditore calabrese Antonio De Masi, difeso dall’avvocato Saccomanno. Dopo anni di battaglie in tribunale, è arrivata nel 2011 la sentenza della Cassazione, la 466, che, accertando l’usura, ha stabilito che sono gli organi apicali che decidono a quanto far pagare il denaro e non unità periferiche, prendo al risarcimento per tassi usurari sull’applicazione del massimo scoperto.

di Giuseppe Mugnano, Marta Costantini e Michele Panariello

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