Sulle strade della Grande Guerra
SUI PEDALI DEL GIRO D'ITALIA NEI LUOGHI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
Nemmeno due anni discutevo una tesi sul ciclismo e le celebrazioni dell’unità d’Italia, eppure non finisco mai di sorprendermi di come questo sport sia sempre al passo con i tempi, sempre dentro la storia, sempre puntuale e preciso con le ricorrenze. Il Giro d’Italia del 1961, così come quello del 2011 hanno toccato i paesi simbolo della guerra risorgimentale e attraversato realtà storiche di importanza risolutiva per la storia d’Italia. In ogni tappa, una celebrazione storica riportava ai corridori e agli spettatori la memoria del tempo; perché non dimenticare – per quanto sia troppo spesso scontato – è il modo migliore per guardare avanti, ma anche per imparare dal passato.
Quest’anno ricorre il centenario dell’inizio della prima guerra mondiale per l’Italia e nemmeno questa volta la corsa rosa ha perso di vista la storia: dal 21 al 24 maggio in Giro sarà in Veneto, terra di fuoco nell’ultimo anno di guerra. Alle elementari, ricordo una canzone che diceva: “Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio, dei primi fanti in 24 maggio”. Quel giorno del 1915 le truppe italiane furono schierate tra l’Isonzo e il Carso; un altopiano arido e granitico, su cui le granate e le bombe dagli austriaci mietevano il doppio dei morti che in altri fronti a causa della roccia che con l’esplosione si spezzava e mandava schegge ovunque. Alla fine di quel massacrante primo anno di guerra l’Italia aveva perso sull’Isonzo 235.000 uomini, molti dei quali a causa della scelleratezza di comandanti che mandavano all’assalto in condizioni di morte certa.
Negli scorsi giorni, in una delle prime tappe di montagne di questo 98esimo Giro d’Italia, si è affrontata la storica salita dell’Abetone. Vittoria di Polanc, sloveno della Lampre e maglia rosa sulle spalle di Alberto Contador, dopo un emozionante testa a testa con Aru e Porte, gli altri due favoriti per la vittoria finale. Proprio sull’Abetone esiste il sentiero del tedesco. Durante gli anni della grande guerra l’esercito italiano aveva particolarmente bisogno di legname per la costruzioni di ricoveri e ponti, così il Corpo Reale delle Foreste decise di creare campi di lavoro dove mandare i prigionieri di guerra austriaci, catturati sui fronti alpini, a fare manodopera per il legname. Nasce in Val di Luce il sentiero del tedesco che collega questa zona boschiva al centro di Abetone: qui transitavano, tramite una teleferica, i tronchi d’albero tagliati a mano dai prigionieri, che venivano poi lavorati nella segheria del paese prima di essere utilizzati.
Terminato il passaggio in Veneto, con la tappa numero quindici che da Marostica porta a Madonna di Campiglio, il Giro si sposta sulle grandi montagne per l’ultima settimana. Dopo la scalata dell’Aprica, il 27 maggio la tappa parte da Tirano, un piccolo comune della Lombardia che ha dato il nome ad un reggimento alpino che ha combattuto sull’Ortigara. L’ultima tappa, in cui si consacrerà il vincitore, parte da Torino e arriva a Milano. Centro d’azione della Fiat, che dominava il panorama industriale grazie alle commesse belliche, Torino nel 1917 è protagonista di una grande insurrezione di “pane e pece”, i beni necessari che mancavano ormai a tutta la popolazione: uomini, donne e ragazzi si batterono nelle strade contro l’esercito; i morti furono cinquanta, duecento i feriti e molti incarcerati.
Con l’arrivo a Milano, storico, si conclude la novantottesima edizione del Giro d’Italia che anche stavolta si fa partecipe e portatore di valori storici e memoriali, sottolineando l’importanza di unire lo sport alla memoria collettiva affinché non sia solo agonismo, ma anche trasmissioni di valori e tradizioni. A seguire il Giro si vede l’Italia, tutta. Nelle sue bellezze straordinarie, nelle sua caratteristiche di folklore e nella sua gente; perché, in fondo, i grandi protagonisti del Giro siamo tutti noi, che stiamo al bordo delle strade, sull’arrivo, al villaggio di partenze, nei prati delle grandi salite. E’ lo specchio più bello dell’Italia.
di Chiara Corradi
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