Quartiere Pablo, una storia tutta parmigiana sul grande schermo

LUNGOMETRAGGIO PATROCINATO DAL MIBAC, ANCHE FRANCO NERO NEL CAST

vlcsnap-2015-05-23-21h56m24s170Uno straordinario viaggio attraverso i ricordi di chi vive dentro un microcosmo ricco di storie ed emozioni. Ecco Quartiere Pablo, film nato dall’idea di Antonio Benassi, cantautore parmigiano residente nella storica zona della città, nonchè narratore protagonista, girato tra maggio 2014 e l’inizio del 2015. Il film è stato finanziato dopo essere entrato nella graduatoria del bando regionale Film Commission nel 2013, ottenendo anche il contributo dell’associazione Gli amici di Sandro e a quello della casa di produzione Pierrot e la Rosa; il suo responsabile, Luca Buelli, ha definito il film la risposta emiliana a ‘Sacro GRA’, il vincitore del Leone d’oro nel 2013. Scritto e diretto da Pietro Medioli, regista cinematografico e teatrale parmigiano che ha allestito diversi spettacoli in Germania e che ha collaborato con Werner Herzog, il lungometraggio è un documentario che cerca sia di ricostruire la storia di uno dei quartieri più popolari di Parma, sia di mostrare com’è oggi, raccontandone le storie degli abitanti. Nonostante vi sia molta attesa, la pellicola non è ancora uscita per mancanza di fondi e per ora non si sa quando verrà ultimata.

LA FORZA DELLE STORIE – “Anche se è un film a carattere documentario, visto che tutte le persone interpretano se stesse, c’è stato un lavoro di scrittura che non è paragonabile ai film tradizionali: è un susseguirsi di situazioni che ho scritto, cercando di usare anche sistemi della finzione“. La pellicola, come conferma Medioli, non vuole infatti essere il solito documentario fatto di interviste ed immagini di repertorio senza criterio, ma un racconto del posto attraverso le situazioni quotidiane che lo caratterizzano. La macchina da presa segue costantemente Antonio Benassi durante i suoi spstamenti tra strade, bar e vicoli a lui familiari. Passato e presente si fondono insieme ai ricordi del protagonista.

Significativo quello di una gita fatta ai tempi delle elementari alle stalle di Maria Luigia, così come la possibilità di sentire la testimonianza di alcuni extracomunitari che hanno vissuto per un periodo nel Pablo, raccontando le proprie vicende personali. L’uso sapiente di filmati e fotografie di repertorio riesce poi ad unire passato e presente creando una forte soluzione di continuità, ma la vera forza del lungometraggio è nell’enfasi delle storie minori raccontate attravero chi le ha vissute: tutto il film quindi é un omaggio a quelle persone che rendono un piccolo quartiere capitale di un mondo. La storia più rappresentativa in questo senso è sicuramente quella dei capannoni risalenti al periodo fascista, quando molte case dell’Oltretorrente vennero distrutte per poter risanare la zona. I loro abitanti vennero così trasferiti, forzatamente, in capannoni paragonati spesso a lager.

OSPITALITA’ DI IERI E DI OGGI – Tutte queste vicende tornano alla memoria, inoltre, grazie alle testimonianze di chi ha vissuto fino a 16 anni tra quelle vlcsnap-2015-05-23-21h50m24s96baracche in condizioni disumane, mentre un’altra vicenda importante e raccontata nel film è quella della bomba sul Cornocchio: lanciata dagli alleati durante l’ultima guerra, avrebbe dovuto distruggere la ferrovia, ma invece colpì un rifugio antiaereo, uccidendo 61 persone.

“Questa non è la Parma alta, ma una Parma popolare -continua Medioli-, perché il Pablo è nato per dare ospitalità a persone che hanno perso la casa durante i bombardamenti. E’ un quartiere fatto da persone che spesso vengono da fuori”. La stessa ospitalità presente durante la guerra, la si può relativamente trovare ancora oggi: basta entrare in un bar e ordinare un ‘rosso’ per scaldarsi durante una giornata di pioggia e fare una partita a carte con vecchi amici, come mostrato in alcune scene del film. Una particolare attenzione, inoltre, è stata riservata alla musiche, che riescono a dare una grande connotazione emotiva alle immagini. “Musicalmente c’è un misto tra classica, da Verdi a un inedito di Puccini, origilane scritto quando aveva 22 anni, con un ensamble ridotto di Francesco Chiari, al genere e rock e pop. Oltre a due canzoni di Benassi”.

LA PAROLA AL PROTAGONISTA – “La mia famiglia vive in questo quartiere dagli anni ’50, io ne rappresento la terza generazione -racconta lo stesso Antonio Benassi-. Alcune storie le avevo sentite, ma in maniera molto sommaria, mentre andando più a fondo ho scoperto cose incredibili: nel 1248, ad esempio, l’imperatore Federico II erse in questa zona una cittadella in legno fortificata chimata Vittoria e questo passaggio lo si può vedere ancora oggi nei toponimi di alcune vie”. Oltre ad averlo concepito ed interpretato, Benassi ha inserito nel film anche una sua canzone inedita che, in maniera leggera, critica la spasmodica attesa dell’insediamento del Efsa a Parma, che ha distrutto un campo storico di baseball. Molto toccante, a questo proposito, è vedere ex campioni visitare i luoghi dove hanno cominciato la loro carriera.

IL RITORNO A CASA DI DJANGO – “Il film caratterizza una città ma anche una regione, per le storie raccontate. Poi abbiamo avuto la fortuna di coinvolgere Franco Nero, che ha vissuto fino a 25 anni nel quartiere Pablo“. Tra i tanti volti che vengono mostrati nella pellicola vi è infatti anche il suo, famoso soprattuto per l’interpretazione di Django, il quale ha girato una scena proprio davanti a quella che è stata la sua casa. “In quartiere mi chiamavano Cecchino – spiega il celebre attore- e con gli altri bambini andavamo a pescare nel Taro, con reti costruite da noi stessi. Di fronte a casa mia ricordo che c’era un piccolo circo dove andavo a dare una mano, anche impersonando il clown.” Allo stesso modo del vlcsnap-2015-05-23-21h54m13s167protagonista, Franco Nero si tuffa nei suoi ricordi senza paura, seppure con una leggera malinconia: “Il quartiere Pablo fa parte indissolubilmente di me. E la cosa piu bella é ritornare e ritrovare gli amici di allora. A 18 anni sono andato a studiare a Milano, tornando nei week end fino ai 25 anni, poi purtroppo mi sono distaccato materialmente dai miei luoghi. Gli americani dicono ‘My roots’ per definire le radici: queste le porto sempre dentro di me“.

PROBLEMI ECONOMICI – Il film rientra tra quelli patrocinati dal Ministero dei Beni culturali e del cinema, poichè ritenuto di interesse culturale, ma nonostante questo non sono riusciti ad ottenere fondi da Roma. Tuttavia, è intenzione del regista presentarlo alla prossima edizione del Festival di Venezia. Il budget previsto per la realizzazione del film si aggira intorno ai 60 mila euro e fino ad ora ne sono stati spesi circa la metà: ne servono ancora 20 mila per poterlo completare. “Manca tutto il montaggio e una giornata importante di riprese per la scena finale” spiega appunto Benassi. Per poterla realizzare è necessario affitare un drone, perchè il regista ha intenzione di cominciare e terminare il film al Maretto, insenatura della Parma dove una volta si faceva il bagno, dando così un’idea di circolarità.

di Stefano Frungillo e Marco Rossi, foto di Fabio Ceci

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