È ParmAteneo, bellezza!

L'EDITORIALE DEI TRE VICEDIRETTORI, REFERENTI DEL PROGETTO

Redazione biancoeneroConsumare la suola delle scarpe, stare a contatto con la gente, fare mille telefonate al giorno, tirar fuori una notizia anche quando sembra tutto così noioso. Insomma, dalla teoria alla pratica. Uscendo per qualche ora dalle aule universitarie. In quasi dieci mesi, a Parma, l’impresa è riuscita ad alcuni studenti pronti a mettersi in gioco, con grande voglia di fare e spesso strafare. Con quel tanto di peli sulla lingua da conservare anche in futuro e col giusto entusiasmo per affrontare un mondo lavorativo che non è semplice per nessuno. Quello attuale è un periodo difficile per il giornalismo, non serve ripeterlo. Senza entusiasmo le giuste motivazioni rischiano di prendere il largo. E ParmAteneo, probabilmente, è servito anche a questo: un contenitore di esercitazioni e una vetrina, certo, ma anche un contesto utile per chi è alle prese con l’indispensabile gavetta. Tanto dalla parte dei banchi quanto dietro una cattedra, in pieno spirito accademico. In via Università e al Capas c’è da esserne fieri.
Se dopo questa esperienza emergessero già da domani idee fresche pronte per grandi prime pagine, sarebbe un’enorme soddisfazione. Ma se ParmAteneo dimostrerà coi fatti di aver contribuito alla formazione di tanti giovani in rampa di lancio, pronti a sudare onestamente e professionalmente per raggiungere i propri obiettivi, bè, questo sì che sarebbe un vero successo.

di Beppe Facchini

 

Prendete uno specchio, fissatevi e fate l’espressione più perplessa che potete. Memorizzatela. E moltiplicatela per settanta.
Il primo giorno di ParmAteneo andò più o meno così.
“Tutto chiaro ragazzi? Avete domande?” Silenzio. Quintali di perplessità da plasmare in una bozza di redazione. Una redazione vera? No, proprio una bozza.
Perché ParmAteneo non può e non vuole essere un giornale come gli altri. È un settimanale ingenuo ma curioso, insicuro ma non per questo arrendevole. Incompleto, come una pagina su cui sono state scritte solo le prime titubanti righe e che per questo ha in sé la libertà, la potenzialità di un capolavoro. Settanta aspiranti grandi pagine. O forse nessuna. Ma non importa. Conta l’essersi messi in gioco, l’aver intervistato personaggi altrimenti inavvicinabili, compreso che domandare non costa nulla.
Oggi come mai prima, il giornalismo è un tentativo. Abbiamo provato a dimostrare che può essere onesto, senza secondi fini; a trasformare la perplessità in passione non usando mai questa parola ma dimostrandola a forza di nottate, di riunioni, di arrabbiature e, perché no, di aperitivi.
Adesso, ragazzi, è il momento di pronunciare e tenere a mente questa parola: passione. La vostra sola, grande possibilità è tutta lì.
Grazie a tutti.

di Fabio Manenti

 

“Come diventare giornalisti?”
“Perchè? La laurea non basta?”
Lo hanno provato in tanti giovani sulla propria pelle, qualcuno anche dopo essersi iscritto al corso magistrale, sperando di portare a casa una professione. Un mestiere complicato quello di chi vuole vivere della propria penna. L’unica alleata, insieme a tanta pazienza, è l’esperienza, quella sospirata gavetta che serve per passare dalla teoria dello studio alla pratica. Ma come fare quel salto, oggi più che mai urgente?
E’ nato un po’ così ParmAteneo, dall’idea di uno strumento nuovo, pensato per chi avesse la voglia di lanciarsi e mettersi con le mani in pasta, senza andare a cercare altrove, ma costruendo qualcosa di innovativo all’interno della stessa Università di Parma.
A questa piccola grande sfida hanno risposto tanti studenti che con curiosità, e anche perplessità, hanno deciso comunque di mettersi in gioco. Con la faccia e il nome.
Sono usciti in strada, per informarsi, ascoltare la gente, intervistare, seguire iniziative e raccontare così una città vista con i loro occhi e la loro percezione. Incompleta? Acerba? Forse, ma proprio per questo diversa; frutto di un confronto vivo tra giovani pronti ad imparare e impegnati a formarsi in gruppo, come una vera e propria redazione, e singolarmente. Un’esperienza da mettere a frutto per poi scommettere nel proprio futuro professionale. Loro possono dire di averlo fatto.
ParmAteneo è stato finora una miccia. Le potenzialità, saranno tutte in divenire.
Grazie a chi ha permesso di accenderle e ci ha seguito in quest’avventura.

di Annalisa Andolina

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