Inge Schoenthal, la geniale fotoreporter di casa Feltrinelli

MOSTRA AL PALAZZETTO EUCHERIO SANVITALE PER CELEBRARE 50 ANNI DI IMMAGINI MEMORABILI

Inge.Frame.3“Ho avuto una vita veramente incredibile e ringrazio Dio per questa possibilità”. E’ così che Inge Schoenthal, protagonista della mostra allestita al Palazzetto Eucherio Sanvitale, all’interno del Parco Ducale, ama descrivere la propria vita ripensando ai momenti da fotoreporter, prima di diventare la ‘Signora Feltrinelli’. Per celebrare quegli anni folli, tra set cinematografici, riviste di moda e ‘sbronze di prima mattina’, l’esposizione fotografica curata da Cecilia Pratizzoli e Paola Riccardi per l’associazione Foto Frame, inaugurata il 18 settembre, rimarrà aperta fino al 18 ottobre con ingresso gratuito tutti i weekend (sabato e domenica con orario 10,30-13 e 15-18,30). O anche con visita guidata, contattando lo Iat ogni martedì mattina, in modo da dare la possibilità di osservare la straordinaria intimità e disinvoltura con cui la madrina di casa Feltrinelli ha ritratto personaggi del calibro di Hemingway, Picasso e Anna Magnani.

ONNA ENERGICA E SOLARE –  Nata a Goetthingen, paesino vicino ad Amburgo, Inge Schoental attraverso la fotografia viaggiò per il mondo, tra New York, Cuba, Grecia e Parigi, diventando fotoreporter di successo e incontrando le principali personalità degli anni Cinquanta, fino a Gian Giacomo Feltrinelli, che diventò suo marito e per cui nel 1959 abbandonò la fotografia (pubblicamente) in favore dell’editoria. Seduta su un divanetto al Palazzo dei Congressi di Salsomaggiore, in occasione della presentazione della mostra durante il Frame Festival (evento fotografico alla sua quarta edizione), ha lo stesso sorriso che si può ammirare nelle numerose immagini che la ritraggono assieme ai personaggi celeberrimi che è riuscita ad avvicinare e immortalare. “Bisogna vivere nel presente, sempre: è questo il senso della vita” dirà un paio d’ore dopo, alla fine di un interessantissimo dialogo con la curatrice Paola Riccardi, per ripercorrere i momenti salienti della sua giovanile carriera. Lei stessa è l’emblema di quella frase: l’estrosità, l’energia che trasmette oggi con le parole sono le stesse che colpiscono nelle sue fotografie. “Immagini memorabili”, sottolinea ancora Riccardi, che l’informalità, l’audacia, l’empatia con cui riusciva ad entrare in contatto con i grandi personaggi che immortalò in modo familiare, personale e non formale, hanno reso possibile, creando così un archivio storico rimasto a lungo tempo privato ed ora riscoperto.Sanvitale.4

LA MOSTRA AL PARCO DUCALE- Fotografie in bianco e nero, nitide ed intime, accolgono i visitatori all’interno delle sale del Palazzetto. Il loro taglio rappresenta esattamente il rapporto che Inge Feltrinelli riusciva ad instaurare con chiunque avesse dinnanzi: non ritratti posati, ufficiali, canoniche distanze o regole fotografiche fisse, bensì istantaneità, capacità di cogliere i momenti, le situazioni, i caratteri di chi viene intercettato dalla sua macchina fotografica. Dunque ci si ritrova immediatamente nella cucina dell’editore Rowohlt, intento ad asciugare un ampio bicchiere da vino, o in quella di Simone de Beauvoir mentre beve un thè nella più totale disinvoltura di un ambiente familiare. “Fu simpaticissima -racconta la Feltrinelli in proposito. Mi aspettavo una professoressa noiosa, invece fu assolutamente brillante e… troppo chic!”

Quella di Inge Schoental è un’innata capacità di narrare, attraverso la spontaneità dei suoi scatti, la vita quotidiana di personaggi famosi, di trasmettere la semplicità delle loro vite all’ombra dei riflettori della ribalta. Ne sono un ulteriore esempio le fotografie scattate a Picasso in eccentrici pantaloni scozzesi sull’uscio di casa, voltato verso la giovane e gelosa moglie, della quale è possibile intravedere il volto attraverso un riflesso sulla porta. “Fu difficilissimo arrivare a lui. Io mi ritrovai nella sua villa di Cannes tramite amici in comune, mercanti d’arte. La sua dimora era chiusa, un caos totale. Il salone pieno di cose belle e divertenti! Da subito ebbi l’impressione che avrebbe voluto far l’amore con me e da lì attirai le ire di usa moglie” commenta scherzando la signora Feltrinelli.

UN PERCORSO DI VITA – Ancor più del taglio delle fotografie è il percorso stesso della mostra a rispecchiare pienamente il carattere della giovane fotoreporter e la storia del suo archivio. “Nel 1958 conobbi Gian Giacomo e smisi totalmente di fotografare come reporter. Non potevo fare due mestieri: o fotoreporter o editore. Allora ho scelto” dice ancora Inge Feltrinelli, raccontando il suo arrivo a Milano e il momento in cui chiuse la porta della mansarda archiviando le casse contenenti le sue foto. Cinquant’anni dopo un altro Feltrinelli, il figlio Carlo, regalò alla madre un editing di quell’archivio di negativi e stampe rimasto privato, dando origine alla mostra in esposizione presso il Palazzetto. Le fotografie, intervallate da manoscritti, note, serie di provini e negativi, riviste dell’epoca, copertine e un gran Picasso(1)numero di immagini di Inge Feltrinelli stessa, trasmettono in maniera vivida e pregnante il carattere intimo e personale di questo preziosissimo archivio, tesminonianza inestimabile della vita di Inge Schoenthal fotoreporter.

IL RAPPORTO CON LE CELEBRITÀ – “E’ stato il periodo storico a permettere che succedesse questo -continua-. Al giorno d’oggi questo tipo di fotografia non sarebbe più possibile, non si riuscirebbe ad arrivare ad un livello di intimità tale con le persone”. Parole forti che rendono ancora più emblematiche le sue foto, ad esempio quelle scattate ad Anna Magnani sul set di vari film. Nonostante sia stata “una donna pesante dalla personalità capricciosa”, Inge Feltrinelli riuscì a stringere anche con lei un legame molto forte, quasi materno. Ancor più rilevante è lo scatto fatto ad Ernest Hemingway dopo la ‘sbronza delle nove’, mentre dorme sulle mattonelle in ceramica, che rende perfettamente chiaro quanto questa donna sia riuscita ad entrare nelle grazie di grandi personalità del Novecento instaurando con loro un rapporto di assoluta stima e fiducia reciproca. Dopo un viaggio avventuroso da New York a Cuba su un aereo cargo che trasportava automobili, Inge Feltrinelli incontrò lo scrittore e sua moglie rimanendo loro ospite per un paio di settimane, condividendone la vita quotidiana. Fu così che si creò un rapporto talmente confidenziale da rendere possibile il celeberrimo scatto in cui “Hemingway sembrava morto“, che lui, finchè fu in vita, non volle che venisse pubblicato. Ultimo importante reportage della mostra è l’incontro negli anni Sessanta, quando già era editrice insieme al marito, con Fidel Castro, che li contattò interessato a pubblicare la sua autobiografia in forma di diario. Inge Feltrinelli li immortalò entrambi sia nei momenti di lavoro che in quelli di svago, mentre giocavano a basket sul tetto della casa “simpatica e semplice” del leader cubano. Fotografie conclusive di una serie storica, testimonianza viva della capacità di Inge Feltrinelli di stringere rapporti personali con alcuni tra i più grandi artisti e divi del secolo scorso, grazie alla sua dirompente bellezza e forte personalità. Un’impronta di due decenni rimasta affissa sulle pareti private dello studio Feltrinelli di Milano e ad oggi finalmente visibile al grande pubblico.

di Federica Fasoli, Giulia Muratori e Marco Rossi

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