I “mattacchioni” della Fattoria di Vigheffio: vite di ordinaria follia

IL LAVORO E LA STORIA DELLA COOPERATIVA AVALON

Fattoria VigheffioQuante volte cerchiamo di stare aggrappati alla realtà e alla normalità comportandoci come vuole il pensiero comune della gente? Quante volte vogliamo apparire come non siamo solo per essere accettati? Ci sono persone che farebbero di tutto per esserlo, altre che (in alcuni casi involontariamente) non sono inclusi nella società perché ritenuti ‘diversi’.Ma di che diversità si parla?

 

ALLA SCOPERTA DI AVALON – Nel caso del lavoro svolto dalla Cooperativa Avalon si tratta di casi provenienti da ospedali psichiatrici (e non solo) finiti ironicamente “mattacchioni”  dal presidente dell’associazione Michele Franzoni mentre gli sfugge un sorriso sul viso (Avalon: “Il lavoro come strumento riabilitativo”).
La sua avventura inizia nell’88, data di nascita della Cooperativa Avalon che prende in gestione la mensa e il bar de ‘la Fattoria’ di Vigheffio come luogo dove cercare di recuperare, tramite il lavoro e attività di tipo socio-cuturali, persone affette da malattie psichiche uscite da ospedali psichiatrici (in particolare da quello che si trovava a Colorno). Quello fu solo un trampolino di lancio, uno start  che diede il via a tantissimi altri progetti in cui è impegnato uno staff di persone (che precedentemente svolgevano attività di servizio civile o semplicemente volontari che poi ne hanno fatto un lavoro a tempo pieno) nell’aiutare i loro utenti per dargli la possibilità di tornare ad avere contatti con altre persone e un ritorno alla vita reale.
Uno degli obiettivi principali di Avalon , oltre di fornire ai loro utenti (malati psichiatrici, ex detenuti, ex tossicodipendenti) un lavoro socialmente utile, è quello di farli socializzare, affinchè non cadano nella bieca solitudine che trasforma le persone tanto da fargli perdere il contatto con la realtà.

 

LE ATTIVITA’ – Nel 1996 Avalon prende in gestione i bagni pubblici del Comune di Parma, retribuendo sette dei suoi ragazzi provenienti dal Sert, in modo tale da fornirgli una prospettiva di vita normale , ricevendo uno stipendio e svolgendo un lavoro come tutte le persone.
Dal 2001 ha inizio il ‘Progetto appartamento‘: sei “mattacchioni” (come li chiama scherzosamente il presidente Franzoni, riferendosi al modo di dire di Mario Tommasini) vivono in un appartamento in via Solferino con cinque operatori che si turnano per vegliare sugli inquilini 24 ore su 24.
Altra interessante iniziativa riguarda il progetto ‘social market‘  finanziato dalla Fondazione Cariparma: la Cooperativa Eumeo distribuisce la merce che arriva da vari esercizi commerciali in scadenza o mal confezionata e Avalon mette a disposizione una ventina di borse della spesa, dal valore di circa25/30 euro ciascuna, per coloro che ne hanno bisogno.
Nel 2011 Avalon prende in gestione il canile comunale ‘Lilli e il Vagabondo al cui interno lavorano ex detenuti, persone agli arresti domiciliari e ragazzi del Sert (Servizio per le Tossicodipendenza). Questa attività ha il valore aggiunto del rapporto uomo-animale nel quale il primo parte svantaggiato nella società e trova beneficio nell’interazione con gli animali abbandonati, rifiutati come loro dal mondo circostante ma comunque pieni di affetto da donare.
Inoltre seguono progetti riabilitativi individuali, destinati a persone già seguite dal Dipartimento di salute mentale o dal Sert, ma che svolgono assieme ad Avalon varie attività proposte per ritornare ad avere contatti con il mondo esterno tramite la socializzazione e il lavoro manuale come processo riabilitativo.
Da non dimenticare, è la squadra di calcio Vigheffio 180 (dal numero della legge che sancisce la chiusura dei manicomi) iscritta al campionato Uisp e alla quale partecipano sia utenti di Avalon che studenti universitari.

 

UNO SGUARDO PIU’ PROFONDO – Si potrebbe aprire un dibattito sociologico-filosofico infinito riguardo follia e normalità ma non sarà questo il caso. “La follia è una forma di normalità” ha scritto uno dei più famosi drammaturghi italiani, Luigi Pirandello, ed è proprio questa  frase che esprime la linea di pensiero di Avalon. È fondamentale che queste persone in primo luogo si sentano accettate e di fare parte di un gruppo, di sentire che c’è qualcuno che li sostiene, ma cosa fondamentale  e anche al contempo (ovviamente) la più  difficoltosa è quella di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica su questioni delicate come questa.
Alla domanda se vi fosse un appello da rivolgere alla cittadinanza o alle istituzioni Clara Arcari, una ragazza che fa parte dello staff della cooperativa, ha dato una risposta semplice e decisa: “C’è solo bisogno di solidarietà, ma quella semplice e spiccia, perché la solitudine ti ammazza. Bisognerebbe porre più attenzione alle persone che abbiamo davanti.”
L’intento di Avalon è quello di tirare fuori il meglio dai loro utenti, che sia tramite l’arte e il lavoro manuale, ognuno ha delle potenzialità insite in se stesso, ciascuno può dare qualcosa, in alcune situazioni deve solo essere aiutato e compreso per riuscirci. Alcuni ragazzi gestiti dall’associazione sono retribuiti per il lavoro che svolgono presso i loro stabili, per dargli motivo di sentirsi ben accetti e  in alcuni casi anche per aiutare economicamente persone in difficoltà finanziaria. Si tratta di progetti che concentrano il loro cuore nella Fattoria di Vigheffio dove, specialmente d’estate, vengono organizzate serate di vario genere con concerti, spettacoli, cene sociali. Questa è una realtà che purtroppo la maggior parte degli avventori  conosce solamente di facciata superficiale, ma che dietro al bancone del bar mette in moto una bellissima rete di “mattacchioni” che sono lì per cercare di trovare un posto in una società , la stessa che il più delle volte non sa nemmeno che esistono questi soggetti e che lavorano per essa.

 

CURIOSANDO IN SERIGRAFIA – Un forte odore di vernice e il caldo del forno pervadono il capannone. All’esterno della struttura si trova un cartellone dove si legge a caratteri colorati “Mister Print”: è uno dei luoghi di lavoro presso cui la Cooperativa Avalon svolge le sue attività di aggregazione socio-culturale. Qui gli utenti eseguono stampe serigrafiche su magliette, felpe, borse, scalda collo, non per la loro associazione (in vendita presso la Fattoria per finanziare i progetti di Avalon) , ma anche per privati e per clienti commerciali che si rivolgono a loro per la realizzazione di capi specifici. Rifornirsi presso Mister Print implica anche una questione etica perché il ricavato viene impiegato per il benessere di persone che hanno delle mancanze e delle difficoltà ad essere accettate dalla società e che grazie a questa attività lavorativa ricavano un piccolo compenso economico.
“Noi crediamo nell’integrazione dei ragazzi, alla fine tutti siamo un po’ folli a nostro modo. Per me è scontato fare questo lavoro”. Clara è determinata e crede che la cooperazione, il sostegno e la comprensione  siano delle ottime basi per portare avanti una società all’interno della quale ci saranno sempre delle persone “diverse”ma che non vanno ghettizzate o escluse. Il primo passo è quello della sensibilizzazione di queste tematiche, a partire dalle scuole primarie, nel ritenere il “diverso” come una scoperta e non come un male da evitare.

 

di Giulia Berni, Silvia Moranduzzo, Eliana Tripaldi

 

1 Commento su I “mattacchioni” della Fattoria di Vigheffio: vite di ordinaria follia

  1. Brava Giulia. Bell’articolo che evidenzia bene storia e attività dell’Avalon. Belle e significative foto a corredo. Vi siete proprio date da fare.

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