Lo studente fuorisede #8: gli Erasmus spagnoli

IL BLOG DI STEFANO FRUNGILLO

Da recenti scoperte potrebbe cambiare la visione della Storia come, finora, la conosciamo.

Sotto la lente di ingrandimento degli storici sono in analisi tre fatti che hanno stravolto la Storia dando vita a notevoli conseguenze: l’incendio di Roma del 64 d.C.; l’incendio di Londra che durò dal 2 al 5 settembre 1666 che rase al suolo l’80% della City  e il raduno di Woodstock, molto più vicino ai giorni nostri rispetto ai primi due. Gli storici, hanno notato che dietro a questi tre eventi apparentemente scollegati tra loro esiste un elemento comune denominatore: gli erasmus spagnoli.

La Roma di Nerone era centro di una classicità che era stata dominio di Atene qualche secolo prima e i barbari ( termine latino per definire –colui che non parla il latino-)che si recavano lì a studiare erano molti.Gli erasmus spagnoli, citano le fonti dell’epoca, erano solo due ma facevano casino per 20 (cosa che diverrà costante nei secoli a venire) ed entrati in confidenza con Nerone una sera, in vena di bravate, vollero fare a gara di chi riusciva ad accendere il falò più grande. Come sappiamo dalle fonti vinse Nerone.

Londra 1666. Un folto manipolo di Erasmus spagnoli, decise di andare a vedere, nel teatro più grande e antico di Londra  uno spettacolo dal titolo accattivante “Super Quark” di un certo Peter Angela; da questo fortuito evento gli storici riuscirono ad attestare che era un giovedì sera d’estate; uno di questi, annoiato, fece richiesta a Peter, che sul palco la faceva da padrone, se poteva permettergli di spiegare il fenomeno della combustione dei legni bagnati.

Dopo tre secoli “Londra brucia” da evento storico è diventato anche una canzone molto apprezzata.

Woodstock,  Agosto 1969:  Da un foglietto rinvenuto dopo mesi nell’erba di Woodstock, ad opera di un anonimo Erasmus spagnolo, gli storici possono appurare che fu un semplice pic-nic  organizzato pochi giorni prima, per pochi intimi.

Cambiano le città, gli anni si accartocciano in secoli e gli Erasmus spagnoli rimangono un tutt’uno che si muove all’unisono, come fosse una testuggine di un’armata greca che combatte contro le brutture del mondo. Armati di chitarre e voci rauche alzate verso il cielo, come se gli incendi scaturiti in quel di Roma e Londra potessero divampare tra le nuvole della notte, trasformandola in acronico giorno. Le arcate dei portici di via D’azeglio  fanno  da cornice prospettica al futuro nel cui domani  “non v’è certezza”. Accaldàti dalla loro vicinanza gli erasmus spagnoli sembrano non patire il freddo che solo Parma sa regalare quando è in serata di grazia; freddo che S.F. seduto in disparte ad osservarli, gli entra sotto la pelle. Riflette S.F., alla questione  che se loro sono nostri lontani cugini, di sentirsi parte della famiglia dei cugini sfigati.

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