Lo studente fuorisede #11: via con me

IL BLOG DI STEFANO FRUNGILLO

Un giorno, un po per scrupolo un po per curiosità, ho visitato la pagina di Wikipedia “Fatti accaduti il 19 Novembre”. Scorrendo su e giù tra lo scandalo Lewinsky del 1998 e il meteorite schiantatosi in Odessa nel 1881 noto che c’era qualcosa di strano, che non mi torna: mancava una data fondamentale. Il 19 Novembre 2009:In una fredda aula di Giurisprudenza, durante la lezione di diritto di famiglia io m’innamoravo.

Innamorarsi è una faccenda strana: non si conosce nulla dell’altro e nonostante tutto ci si innamora.Nel mio caso solo in seguito avrebbe scoperto i bubboni di dentifricio incrostati dopo giorni di incubazione nel lavandino. Dirle che mi ci affezionavo non era una scusa buona. Capita che un giorno un amico ti chieda compagnia durante una lezione nella quale c’è una tipa che gli fa il filo, e capita che l’amico invitato, più pettegola di Alfonso Signorini,accetta senza remore l’invito.

Cupido in realtà non è un putto con le ali bensì un uomo di Neanderthal posto dietro i nostri occhi intento a scalfire due pietre focaie per dare origine alla magica scintilla. Durante il famosissimo caso giuridico della moglie di Franco Baresi che lo cornificava con il suo compagno di squadra Gullit e dandogli alla luce un figlio color caffè macchiato, il mio omino di Neanderthal era intento a farsi venire un tunnel carpale a furia di scalfire le pietre focaie mentre guardava la ragazza.

Si capisce che ci si innamora quando nel nostro cervello si fa strada,come un suono lontano, una canzone, capace di creare un atmosfera giusta che sentiamo solo noi.

La mia era “Via con me” di Paolo Conte.

Via, via, vieni via di qui,

niente più ti lega a questi luoghi,

neanche questi fiori azzurri…

via, via, neanche questo tempo grigio pieno di musiche e di uomini che ti sono piaciuti

Come il suono delle cose dimenticate che riaffiorano alla mente, gli accordi di pianoforte si facevano strada tra il groviglio dei ragionamenti contorti e il testo della canzone si sostituiva ai pensieri. Le cicali producono il loro tipico suono sfregandosi le zampe; Paolo Conte, come loro, canta attraverso lo  sfrinire dei propri baffi.

Via, via, vieni via con me,

entra in questo amore buio, non perderti per niente al mondo…

via, via, non perderti per niente al mondo lo spettacolo d’arte varia di uno innamorato di te

La ventesima volta in cui mi voltavo lo sguardo attento di lei sulla lezione era passato a “checazzoguardisfigatoconlacuffiainaula. Tossico.” e dopo un veloce studio era arrivata a tre opzioni.

1:soffrivo di torcicollo

2:soffrivo di tic nervosi

3:soffrivo la vita in generale.

Era la terza. Come lo è  tutt’ora.

Credo che ognuno dovrebbe inserire negli eventi importanti di Wikipedia il giorno in cui si è innamorato. Finita la lezione, fuori pioveva un mondo freddo. Una masnada di studenti correva verso le proprie case in cerca di calore che non trovava per strada, eccetto tre che affrontavano il freddo a colpi di dentate su Crepes che sanguinava Nutella. Paolo Conte nel cervello continuava in loop sempre la stessa canzone: mentre si parlava,la si guardava ridere, la si riaccompagnava a casa, si tornava a casa propria a piedi, dalla parte opposta della città,  perchè  finite le corse degli autobus.

It’s wonderful, it’s wonderful, it’s wonderful…

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