Musei sempre fruibili ma uno studente su tre non ci mette piede

ANALISI ALL'INTERNO DEL CORSO UNIPR DI SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI ED EDUCATIVI

Head in HandsColosseo chiuso, Parco archeologico di Pompei sbarrato e migliaia di turisti sotto il sole per nulla, delusi. Italici tesori sotto chiave, italiana figuraccia in bella vista mondiale.

L’estate 2015 ci ha regalato anche questo così il 22 settembre è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il D.L. n. 146 ‘Misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione’ che inserisce i musei e i luoghi di cultura aperti al pubblico tra i servizi pubblici essenziali individuati dal D. Lgs. n. 42/2004, art. 101.
L’obiettivo del decreto è chiaro: mettere il cittadino nella condizione di maggior fruibilità del patrimonio artistico. Al pari di un Pronto Soccorso o di una stazione ferroviaria, il museo diventa nell’intenzione del ministro Franceschini un luogo abituale, frequentabile da chiunque. Ma siamo davvero pronti a concepire il museo come un qualsiasi altro luogo pubblico? I nostri giovani sono davvero attratti dall’arte? E la scuola è sensibile a far sì che i giovani comprendano l’importanza della dimensione estetica?

Per rispondere a queste domande abbiamo distribuito un questionario agli studenti che hanno frequentato il corso di Sociologia dei Processi culturali ed educativi nella nostra Università tenuto dalla Prof.ssa Bertasio. Se dovessimo sintetizzare i risultati della ricerca, non c’è da essere ottimisti: i giovani sembrano ancora molto lontani dal pensare all’arte e al museo come un appuntamento necessario per la propria crescita intellettuale. Del resto, neppure le notti bianche e le aperture straordinarie hanno provocato grandi cambiamenti.

IL CAMPIONE ANALIZZATO – A rispondere al questionario sono stati 96 studenti, di cui il 90,6% donne contro il 9,4% di uomini e con un’età media di 23-24 anni. Il 40,6% è residente a Parma e provincia, il 17,7% proviene dalle province limitrofe, soprattutto da Piacenza e Reggio Emilia, il 22% dalla Lombardia e il 18,8% dalle regioni del sud con un’interessante concentrazione del 7% dalla Sicilia. Il 43,8% degli intervistati ha frequentato il liceo socio-pedagogico, coerentemente con il corso di Laurea in Scienze dell’Educazione, suo naturale proseguimento. Il 27% è costituito da coloro che hanno conseguito la maturità scientifica, classica e linguistica e, infine, il 13,5%, che proviene dagli istituti tecnico-professionali. Il 15% non ha risposto alla domanda relativa al titolo di studio.
Tra le occupazioni dei genitori prevale l’attività impiegatizia ed operaia, rispettivamente il 49% e 33%, mentre il 18% svolge un’attività di tipo dirigenziale.
Coerentemente con la maggioranza degli italiani, anche i nostri studenti amano la cucina, che ha ottenuto una posizione di tutto rilievo rispetto alle altre attività ricreative indicate. Seguono la fotografia, la musica, la pittura e, infine, le nuove tecnologie apprezzate sia dai maschi che dalle femmine.

musei visitatiUNO SU TRE MAI AL MUSEO NEL 2015 – Due terzi degli studenti intervistati sono andati al museo al massimo un paio di volte nell’ultimo anno, mentre un terzo, che corrisponde al 29% del campione, non ha avuto alcuna motivazione ad impiegare il proprio tempo libero in tal senso.
Se poi mettiamo in relazione il diploma di maturità con la frequenza dei luoghi d’arte, emerge che gli ex liceali sono maggiormente interessati rispetto a coloro che hanno conseguito la maturità tecnica e professionale, un dato nel solco della tradizionale separazione tra un percorso scolastico umanistico e uno più attento alla scienza e alla tecnologia. Tuttavia, come è evidente nelle scelte a proposito delle opere e degli artisti preferiti e nonostante il liceo preveda l’insegnamento della storia dell’arte, parrebbe che la conoscenza e la sensibilità estetica siano comunque fragili.

I limiti e lo stretto legame con la formazione scolastica appaiono evidenti nelle preferenze di musei e opere, più vicini all’arte classica che a quella contemporanea, spesso affrontata più superficialmente sui banchi di scuola: 11 studenti hanno varcato le soglie del Louvre, 5 hanno visitato la Cappella Sistina, 4 la Galleria degli Uffizi e la National Gallery, 2 i Musei Vaticani (2), D’Orsay (2) e dal Prado (2), e 1 il British Museum, confermando i risultati raggiunti da altre ricerche statistiche di più largo respiro.
Per 12 dei nostri studenti l’artista più importante è Van Gogh e a seguire: Botticelli (11), Kahlo e Rivera e Michelangelo (8), Gaudì (7), Picasso e Klimt (5), Hayez e Munch (4), Kandinsky e Chagall (1).
L’opera più amata è Amore e Psiche del Canova (13), di seguito la Nascita di Venere di Botticelli (8), la Pietà di Michelangelo (6), la Gioconda di Leonardo (6), il Bacio di Hayez (4), Bacio di Klimt (2) e, ancora di Botticelli, la Primavera (2).

citazioniLA CITAZIONE – Infine, abbiamo sottoposto all’attenzione del nostro campione un elenco di 9 brevissime definizioni sull’arte, tutte di autori e artisti famosi ma all’insaputa dell’intervistato per non influenzarne la scelta, chiedendo di selezionare quelle che maggiormente rispettavano le loro idee sull’arte. La maggioranza delle scelte è andata a quella di Bruno Munari: “Il più grande ostacolo alla comprensione di un’opera è quello di voler capire”. A quanto pare la differenza semantica e logica tra comprendere (intuitivamente, sentimentalmente) e capire (razionalmente) ha colpito nel segno. I nostri giovani desiderano reagire all’arte con immediatezza, piuttosto che interrogarsi sulle intenzione dell’autore, sulle teorie e sulle ideologie sottese.
Subito dopo “Si possono dare varie definizioni eleganti e profonde, filosofiche o estetiche dell’arte e della bellezza, ma per un pittore si riassumono tutte in una frase: creare un’armonia” di Gino Severini che adombra una visione molto tradizionale dell’arte (l’armonia è, infatti, uno dei criteri di giudizio dell’arte classico).
Segue quella, con un deciso fondo pessimistico, scritta da Arcangeli: “La morte dell’arte è il castigo minacciato da una società che ha elevato il modello industriale a modello di vita e ha così consumato fino in fondo il peccato originale: l’arte non può morire perché è già morta”. Poi è la volta della la citazione di Venturi “Anzi che essere ermetica per clans riservati, l’arte astratta è quella che offre a tutti, qualunque sia la loro condizione sociale, il gusto delle forme e dei colori”, che potrebbe essere profetica nel senso che, come rivelano indagini di più ampio respiro, se in termini generali il pubblico più maturo dichiara di preferire l’arte classica, i nostri studenti, nonostante una fragile formazione artistica, mostrano apertura di fronte all’introduzione di nuovi materiali e nuovi linguaggi espressivi. Infine troviamo una citazione di Ione in Platone che attribuisce al caso un ruolo affatto trascurabile nella creazione artistica: “Il caso, che differisce molto dall’arte, crea molte cose che le sono simili”.
In conclusione parrebbe che le misure finora adottate per educare i giovani all’arte sembrano insufficienti. C’è insomma il rischio che il decreto del Ministro possa cadere nel vuoto, per questo sarebbe auspicabile che le istituzioni non si limitassero semplicemente a regolamentare l’apertura delle strutture ma concentrassero maggiore l’attenzione nei confronti dei giovani così da metterli nella condizione di comprendere l’importanza di raggiungere una solida educazione estetica.
L’importanza dell’arte è, infatti, da ritenersi strategica. Come sosteneva Josoif Brodskij in ‘Un volto in comune’ (1987): “Ogni nuova realtà estetica ridefinisce la realtà etica dell’uomo giacché l’estetica è la madre dell’etica”.

 

di Ermelinda Ferrarese, Rosa Mozzoni, Alessandra Valenti

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