Solidarietà e sicurezza: i volontari che vivono le notti di Parma

CITY ANGELS E COMUNITA' DI SANT'EGIDIO

stazione seraSabato 7 novembre, via XXII Luglio. In pieno centro storico partono quattro chiamate al 118 a due minuti l’una dall’altra in cui si dà notizia di un uomo accasciato davanti a un portone. Straniero, sulla trentina, da una profonda ferita ai polsi sta perdendo sangue, il rivolo rosso e denso arriva fino al marciapiede. Gli abitanti di questa parte di città non sono abituati a scene del genere, avvisano i soccorsi ma tirano dritto. Le notti bianche di Parma sono anche questo: in linea d’aria, a pochi metri dalla movida, un uomo tra l’indifferenza generale rischia la vita. Il 118 comunica solo che l’uomo è in gravi condizioni, l’Ospedale non dà informazioni: un fantasma. A Parma, però, esiste una vastissima rete di volontari che questi fantasmi li incontra ogni notte.

Comunità Sant'Egidio ParmaLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO, “LA GIOIA DEL DARE” – Bruno Scaltriti è un insegnante delle superiori, volontario per la Comunità di Sant’Egidio in cui si è avvicinato quando aveva 17 anni.Ogni lunedì sera si ritrova con altri volontari  in stazione a distribuire cibo caldo e coperte.
“I numeri – afferma – sono allarmanti: le persone che vengono aiutate dalla comunità sono circa 140-150 ogni settimana, ma si ha difficoltà nel raggiungere tante altri che versano nelle stesse situazioni. Nei loro volti induriti, nei loro occhi pieni di sofferenza in realtà vedo volti e occhi simili ai miei: è questo che mi spienge ad aiutarli! Come dice la Bibbia ‘C’è più gioia nel dare che nel ricevere’. Ci sono storie che ti restano nel cuore: ricordo di una bambina a cui facevo dopo scuola alla ‘Scuola della pace” della comunità di Sant’Egidio: aveva tutte le caratteristiche di una futura donna di strada. Dopo qualche anno l’ho vista laurearsi.”
La Comunità di Sant’Egidio di Parma è una Onlus composta da circa 50 persone in prima linea in diverse iniziative a scopo sociale. Il gruppo della Comunità che si occupa di aiutare chi vive in strada è composto da circa 10 volontari, giovani e meno giovani, che da diversi anni si radunano sempre lì, in stazione. Continua Bruno: “Di queste 140 – 150 persone una buona parte sono stranieri, scappati da zone di estrema povertà e da scenari di guerra. C’è anche una cospicua presenza di italiani che hanno perso prima il lavoro, poi la casa, e successivamente si sono trovate in questa situazione”. L’aiuto che queste associazioni offrono ai senza tetto non si limita solamente alla somministrazione di pietanze calde, indumenti o biancheria, ma anche al sostegno morale e psicologico: “Molte persone non cercano esclusivamente il cibo, cercano la compagnia, una persona con il quale poter parlare. C’è che è arrabbiato con la vita, chi esterna atteggiamenti di nervosismo ma non abbiamo mai subito episodi di violenza. C’è chi ha paura di vivere in strada; qualche altro ha la fortuna di avere un tetto sotto il quale dormire nonostante non abbia le risorse per potersi nutrire.”

City Angels Parma“SIAMO OCCHI, NON SCERIFFI”: I CITY ANGELS – “Ero un assicuratore, in un certo modo aiutavo le persone già prima vendendo polizze sulla vita e sulla incolumità: dalla teoria sono passato alla pratica.”
Oggi molte sere della sua vita Giancarlo ‘Black’ Ruberti indossa maglietta e giubbotto rosso e basco blu:  è uno dei City Angels, “l’unica associazione che oltre a fare solidarietà si occupa anche di sicurezza”. E lo fa attraversando ogni notte le strade della città. Il progetto dei City Angels ha vita in America ed è stato importato in Italia da Mario Furlan nel 1994.
“Il nostro credo – afferma Ruberti – è di aiutare tutti quelli che ci chiedono aiuto, che siano bianchi o neri, non guardiamo la religione: da noi il razzismo è abolito. Chiunque ci chieda aiuto per noi è un fratello, e come tale proviamo ad aiutarlo con tutte le nostre possibilità. Ci troviamo ogni sera a fronteggiare centinaia di persone, di cui ognuna è portatrice di una storia diversa: difficile elencarle tutte, bisogna viverle.”
Questa associazione si impegna a fornire cibo, coperte ed indumenti ai senzatetto ma anche di fare sicurezza, prevalentemente visiva, con un corso di preparazione iniziale volto all’istruzione dei volontari sulle modalità di comportamento in strada di fronte a situazioni scomode. “A volte ci siamo trovati anche a dover intervenire – spiega – in situazioni spiacevoli come rapine, furti o alla visione di un uomo che picchiava una donna, prestando però attenzione all’individuo che abbiamo difronte. Contattiamo sempre le forze dell’ordine, ma se c’è bisogno di un intervento immediato non possiamo tirarci indietro, a meno che il soggetto non sia armato. Non siamo ronde come spesso provano a identificarci, le ronde sono illegali. Il cittadino non può andare per strada a fare lo sceriffo ma ha il diritto di interessarsi alla sicurezza della sua città e chiamare le forze dell’ordine in caso di necessità: noi facciamo questo”. Vivendo la città di notte, nei posti più bui, Ruperti afferma che “non è diminuito il livello di sicurezza, è semplicemente aumentata la delinquenza. La mancanza di lavoro è una piaga non solo economica ma anche sociale, e le forze dell’ordine non hanno le capacità a livello numerico di affrontare questa situazione. E’ per questo che l’aiuto dei cittadini volontari può essere fondamentale per rendere più sicura la città. L’aumento del numero di lavoratori – aggiunge – soprattutto a livello giovanile, sarebbe la soluzione per diminuire il livello di delinquenza. Perchè il ragazzo che ruba una bicicletta non è un delinquente ma una persona in chiara difficoltà“.
Infine, i City Angels si tolgono qualche sassolino: “Bisognerebbe che l’amministrazione comunale avesse più fiducia in questo tipo di associazioni perchè noi, come gli altri, possiamo aiutare Parma. Nel 2011 l’assessore alla sicurezza aveva anche finanziato le nostre iniziative ma con la nuova giunta questo rapporto si è perso. Sono anni che prestiamo attenzione alla sorveglianza del Parco Ducale, ovviamente in maniera gratuita, ed il Comune ha deciso in questi giorni di richiamare carabinieri in congedo per svolgere lo stesso compito, a quanto pare retribuendoli.”

 

di Stefano Frungillo, Franco Pisano, Simone Zurlo

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