#PrayForParis: Parma scende in piazza

DOPO GLI ATTENATI UNA FIACCOLATA PER DIRE NO ALLA VIOLENZA DEL TERRORISMO

IMG_0841Parma non ci sta. Non è passato neanche un anno dall’ultimo attentato a Parigi, rivendicato dagli jihadisti Kouachi, e adesso il secondo, ancora più violento e ancora più folle: 129 morti, tutti civili. Un numero non ancora definitivo al quale si aggiungono gli oltre 350 feriti. Inevitabile la reazione dei vicini di casa della capitale francese che, dopo essersi fatti sentire sui social sotto l’hashtag #PrayForParis, hanno scelto di scendere in piazza per abbracciare più da vicino chi è riuscito a mettersi in salvo.
La scorsa domenica, a meno di 48 ore dall’accaduto, il sindaco Federico Pizzarotti e il presidente dell’amministrazione provinciale Filippo Fritelli hanno organizzato una fiaccolata che da Piazzale della Pace è arrivata in Piazza Garibaldi. Lì la cittadinanza insieme al console onorario francese Bernardo Borri e nove sindaci della provincia parmense si è stretta sulle note della Marsigliese, seguita dall’Inno d’Italia e da quello europeo. “Come italiano – apre il console in seguito a un lungo applauso – non voglio fare lunghi discorsi per rispettare il dolore e il lutto delle famiglie francesi colpite dagli attentati di venerdì sera. Ci tengo soltanto a precisare che questi avvenimenti sono avvenuti in Francia ma riguardano tutto il mondo: chiunque abbia a cuore i valori fondamentali della convivenza civile e il rispetto della sacralità della vita non può rimanere indifferente”. Gli fanno eco Fritelli e infine il sindaco: “Libertà, uguaglianza e fratellanza sono tre parole che per noi rappresentano un modo di vivere. L’attacco dell’altra sera non era solo diretto a una nazione ma a questi tre ideali su cui non vogliamo arretrare di un metro. In questi momenti di tensione Parma ha risposto anche con la musica che riempie un vuoto, con il concerto della Filarmonica Toscanini. I terroristi attaccano, in modo non convenzionale, la nostra quotidianità e i luoghi di socialità per eliminare le basi della nostra società. Noi dobbiamo rispondere con la cultura, analizzando le radici di questo odio e stroncarle all’unisono. Dobbiamo trovare una risposta corale, europea e internazionale”.
Tra la folla di manifestanti, tra i quali si trovano molti giovani, musulmani e stranieri, salta all’occhio il cartellone tenuto in alto da due ragazzine francesi con la scritta ‘Des fleurs pour Paris’. Vicino a loro due studentesse connazionali, Caroline e Vittoria, arrivate da Milano: “Abbiamo sentito i nostri amici a Parigi. Ci sono state delle manifestazioni il giorno dopo l’attentato, ma la tensione è ancora molto alta e le persone preferiscono stare a casa. Tutti gli edifici pubblici sono chiusi, perché questo attacco non era mirato, come quello di gennaio alla redazione di Charlie Hebdo, ma hanno ucciso dei giovani che andavano a vedere un concerto. Noi non ce lo aspettavamo”.

 

di Francesca Matta e Giuseppe Mugnano 

Foto di Vittorio Signifredi

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