Più di una semplice passione: Paolo Mori, professione ‘giocautore’

DALLA PRIMA IDEA ALLO SCAFFALE: COME NASCE UN GIOCO DA TAVOLO

Quando si parla di giochi da tavolo la maggior parte delle persone pensa a Risiko!, Monopoli o Trivial Pursuit, titoli storicamente non sono associati ad autori famosi, ma che si reggono sul successo del gioco in sè. Il panorama dei boardgame però è molto variegato e tra i giochi d’autore si possono trovare chicche come Dixit o Ticket to ride, che hanno venduto milioni di copie e fatto incetta di premi internazionali. Tra i nomi che spiccano in Italia c’è anche un parmigiano doc, Paolo Mori, game designer di successo che ha fatto del suo hobby una sorta di professione.

DODICI ANNI FA E OGGI – Paolo gioca da sempre, anche se solo di ‘recente’ ha cominciato a scoprire il mondo dei boardgame sotto un’altra luce. “Sono tornato al gioco da tavolo che definiamo moderno da una dozzina d’anni e contemporaneamente per il mio modo di vivere le cose mi sono messo a farli”, racconta il game designer, impiegato all’unità organizzativa di coordinamento comunicazione dell’Univeristà di Parma. “Naturalmente non vuol dire che ho cominciato a pubblicare giochi da dodici anni, però a farne alcuni prima brutti, poi bruttini e poi migliori. Ho avuto la fortuna di trovare gli amici con mori.fiorettacui ancora gioco adesso e quando mi hanno proposto questi su cui campeggiava sopra il titolo e il nome dell’autore mi sono reso conto che c’era dietro non solo un lavoro creativo ma anche una persona“. Il mondo dei giochi da tavolo nasconde un approccio artistico, come qualsiasi altro processo creativo, e con il giusto palato si possono apprezzare molte sfumature diverse: “Per tutti gli autori immagino che il primo passo sia giocare. Tu giochi e ti appassioni a delle cose. Pensi a delle possibili alternative ai giochi che stai usando, ti fanno venire in mente delle idee.” Il punto di partenza, continua Paolo, è per lui spesso una regola non compresa, che lo porta ad immaginare soluzioni più semplici o almeno comprensibili, chiedendosi come sarebbe il gioco con un regolamento diverso. “Butti giù due carte, ne inizi a tagliare qualcuno con un tabellone per far provare gli amici, ma devi avere amici pazienti che sopportano i tuoi tentativi, a volte patetici. E poi insomma: se uno ha qualche capacità e un po’ di fortuna, almeno un gioco decente viene fuori.”

I GIOCHI DI PAOLO – Non solo di ‘decenza’ si parla per i giochi creati da Paolo, di cui uno in particolare, Augustus, una sorta di tombola nell’antica Roma alla conquista di territori dell’Impero, ha vinto il premio come gioco dell’anno nel 2013. Altri titoli importanti spaziano da una fantomatica guerra tra casate steampunk in Dogs of war, dove i giocatori impersonano mercenari al servizio delle famiglie in un continuo cambio di ruoli e alleanze, all’assalto ad un veliero da parte dei pirati in Libertalia, tutto basato su poteri ed abilità conferiti da alcune carte. L’ultimo arrivato, realizzato per una casa editrice italiana, è Insoliti sospetti, basato sul rinnovo di un classico, Indovina chi. I giocatori pongono domande ad un testimone, unico a conoscere il colpevole, ed egli risponde in base alle proprie impressioni sui disegni e quindi sull’aspetto dei sospettati. Ricco di stereotipi e pregiudizi, ‘Insoliti sospetti’ è parte in una vasta branca di giochi definiti party games, da proporre per una divertente serata tra amici.

DIETRO IL TABELLONE sospetti2 (1)– Ma cosa si cela sotto un regolamento o una scelta di dadi? “Dietro un gioco da tavolo si nasconde normalmente un grosso lavoro che non è di una sola persona. Un autore, dei play tester, persone che provano il gioco con lui, degli sviluppatori della casa editrice che cercano di sistemare le cose, l’editore, il grafico, chi scrive il regolamento.” Insomma, dall’idea iniziale allo scaffale c’è tutta una serie di personalità che trasformano il gioco lungo tutto il percorso, attraverso ricerche e analisi matematiche. “Tanto meno si vede questo lavoro, tanto più è riuscito il gioco. Tanto meno cominci a giocare ad un gioco e non senti la matematica, i calcoli che ci hanno messo per bilanciare la tabella, il tiro di dado e l’estrazione della carta, tanto più il gioco diventa coinvolgente.” Il ‘periodo di incubazione’ varia moltissimo in base a natura, complessità e genere. “A volte ci sono dei giochi frutto di un’idea, che già uno può buttare sul tavolo e funziona, e a volte ci sono giochi che magari rimangono in sviluppo anche per dieci anni. Questo Insoliti Sospetti, per esempio, ha una storia molto breve relativamente al percorso di creazione perché è nato nella mia testa a gennaio di quest’anno e a ottobre era pubblicato.”

CHI GIOCA A PARMA? – Per gli appassionati di giochi da tavolo a Parma ci sono diverse possibilità, comprese tra i due poli dell’Urban Legend e la Città del 12277282_10206638204268269_165092392_n (1)Sole e passando per l’Orso Ludo. Difficile però stabilire il pubblico che ne usufruisce: “Il gioco da tavolo non è un’attività pubblica, come lo sport di cui si conoscono gli spettatori. E’ complicato dire quante persone usino i giochi da tavolo a Parma o quali siano le loro abitudini. Negli ultimi anni sono nati o comunque sopravvissuti almeno quattro negozi che si occupano principalmente di giochi, anche se su target diversi. Immagino esista un pubblico interessato”. A Parma però mancano luoghi e realtà che in altre città si sono diffusi col tempo. “La ludoteca, che in Italia viene declassata come baby parking, è invece spesso un locale che può essere pubblico o privato dove la gente si ritrova per giocare e passare il tempo. Purtroppo non ci sono realtà che aggreghino i giocatori.” Alcuni pub, anche se non nascono con questo scopo, offrono però diverse varietà di boardgame disponibili per i clienti. I negozi di giocattoli invece, tra specializzati in giochi da tavolo e non, hanno creato spazio ultimamente alle nuove realtà 2.0. Internet ed i videogiochi, infatti, hanno monopolizzato l’attenzione dei più giovani e sviluppato un nuovo livello di divertimento, totalmente differente. Questo però non ha impedito o calato la vendita dei boardgame che risultano ancora tra i più richiesti, soprattutto da ragazzi più grandi, tra i 18 e i 30 anni. I giochi classici, già citati, rimangono tra i più utilizzati e creano situazioni divertenti per una serata alternativa.

di Matteo Buonanno Seves e Vittorio Signifredi

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