Facciamo la guerra per poter vivere in pace

LO DICEVA GIÀ ARISTOTELE NEL IV SECOLO A.C. MA ANCORA OGGI...

Dicono tutti che la storia insegna, ma a volte mi domando se sia poi così vero. Avremmo dovuto imparare tante cose dalla storia, eppure a guardare bene gli avvenimenti la storia si ripete sempre, ciclicamente: e se continuiamo a fare gli stessi errori e a subire le stesse conseguenze, allora poi tanti insegnamenti non li abbiamo capiti.

Siamo entrati in guerra, nel 1915 perché volevamo approfittare del conflitto europeo iniziato l’anno prima per annettere all’Italia il Trentino, la Dalmazia, Gorizia e Gradisca. Ci abbiamo provato inizialmente chiedendo l’alleanza all’Austria, poi dopo il rifiuto sui territori ci siamo – da bravi democristiani (li eravamo già allora) – rivolti all’altro schieramento. Abbiamo mandato a morire sulle montagne 651.000 soldati per lo più giovani, non addestrati e con un equipaggiamento che nemmeno il peggiore esercito del mondo. 589.000 le vittime civili della Grande Guerra su una popolazione di 35 milioni. Un massacro, di cui quest’anno celebriamo il centenario: non dimentichiamocene. Consiglio a tutti, a questo proposito, la lettura del libro ‘La guerra dei nostri nonni’: si racconta, tramite testimonianze e lettere, la vita del fronte e le esperienze di tanti ragazzi e padri di famiglia che hanno combattuto nelle trincee. Cruento, ma quanto mai veritiero.

Nel 1940 ci siamo tuffati in un conflitto, anche questo già iniziato da un anno, per non rimanere indietro nelle conquiste di quella che sembrava una guerra lampo. Hitler procedeva a tutto spiano nell’invasione dell’Europa e Mussolini non voleva perdersi la spartizione di quell’impero così allettante. La guerra lampo si è rivelata un fallimento ed è durata altri cinque anni, dove sono morti 313.000 militari e 130.000 civili. Nella Campagna di Russia, nel 1943, i nostri soldati sono stati mandati allo sbaraglio in un territorio sconosciuto e sconfinato, con scarpe di cartone e senza indumenti necessari per sopravvivere al grande freddo della steppa. 84.830 soldati muoiono solo in Russia: 2000 al giorno, 300 all’ora, 6 ogni minuto, 1 ogni 10 secondi.

Cosa abbiamo imparato da tutto questo, se ancora oggi pensiamo alla guerra? Se valutiamo l’idea di affiancare la Francia e la Russia in una guerra contro un nemico invisibile? Un nemico che non sappiamo dove si nasconde, che faccia ha, cosa fa nel quotidiano. Che la guerra sia necessaria per mantenere la pace è un paradosso, ma eppure finora ha sempre funzionato così. Mi piace sperare in un mondo migliore, ma non so se sarà mai possibile. Ancora oggi, come nel 1915 e nel 1940, ci troviamo impreparati per affrontare una guerra eppure la paura di rimanere indietro potrebbe spingerci a commettere di nuovo lo stesso errore. Speriamo che stavolta la storia qualcosa ce l’abbia insegnata. O meglio, che l’abbiamo imparata.

di Chiara Corradi

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