“Dandomi in adozione mia madre mi ha salvato la vita” Adozioni, tra testimonianze e burocrazia

VADEMECUM PER LE FAMIGLIE CHE VOGLIONO CRESCERE CON NUOVI ARRIVI

adozioni-internazionali-come-adottare-un-bambinoNel 2013 2.825 bambini stranieri sono stati autorizzati all’ingresso nel nostro Paese – -9% rispetto all’anno precedente – ma di questi solo 2.291 sono stati adottati: gli ultimi dati statistici della Commissione Adozioni Internazionali rivelano un calo abbastanza preoccupante sul fronte delle adozioni. La Lombardia conquista il primato per il maggior numero di adozioni, seguita dal Veneto e dal Lazio; l’Emilia Romagna si colloca al quinto posto di questa classifica.  Nel 2014 il Tribunale dei Minori di Bologna ha convalidato 52 procedure di adozione di bambini italiani e 141 di stranieri: rispetto al 2013 le adozioni internazionali sono in lieve aumento, mentre quelle nazionali sono diminuite.

Adottare un bambino è il desiderio di molte coppie che per svariati motivi non riescono ad avere figli naturali oppure ne hanno ma scelgono comunque la via dell’adozione come risposta a quei bambini – italiani e stranieri – che sono stati abbandonati o che non possono essere mantenuti dalle famiglie d’origine. Ma qual è l’iter da seguire per adottare un bambino? Quali complicanze possono insorgere e scoraggiare le famiglie?

TIPOLOGIE DI ADOZIONE E REQUISITI DELLA FAMIGLIA ADOTTIVA – Adottare un bambino non è sempre facile, anzi ci sono complesse procedure che prevedono diversi mesi di percorso prima di riuscirci. In Italia sono due le tipologie di adozione verso i minori: l’adozione nazionale – regolata dalle legge 184/83 e rivolta ai minori di nazionalità italiana – e l’adozione internazionale, regolata dalla legge 476/98 ratificata dalla Convenzione dell’Aja e rivolta ai minori stranieri. Le famiglie che intendono avviare un processo di adozione devono affrontare un percorso socio-psicologico necessario per ottenere l’idoneità. Requisiti fondamentali della coppia sono: essere coniugati da almeno tre anni o recentemente sposate ma conviventi per tre anni; una differenza di età tra adottanti e adottati compresa tra i 18 e i 45 anni e non devono essere attivi procedimenti di separazione o divorzio.

summer22Il Comune di Parma mette a disposizione delle famiglie il Servizio di Adozioni al Centro per le Famiglie di b.go San Giuseppe 32/A. Qui gli aspiranti genitori vengono seguiti da un assistente sociale e da uno psicologo nel percorso pre e post affido. Il procedimento per l’adozione nazionale è gratuito, gli unici costi da sostenere sono quelli delle marche da bollo.
Le tappe per l’adozione nazionale sono sette: la prima consiste in un colloquio informativo preliminare con l’assistente sociale che viene svolto direttamente al Servizio di Adozioni. La seconda tappa è la partecipazione della coppia a un corso formativo che viene realizzato in collaborazione con la Provincia di Parma e ha lo scopo di fornire informazioni giuridiche, psicologiche, sociali relative alla tematica dell’adozione. In un terzo momento la coppia deve ottenere la certificazione d’idoneità sanitaria alle funzioni genitoriali: questa viene rilasciata dall’Asp che effettua accertamenti sanitari riguardanti lo stato di salute psicofisico dei futuri genitori. Il quarto passaggio è l’approfondimento psicosociale che consiste in una serie di incontri con lo psicologo e l’assistente sociale e che porta alla redazione da parte dell’equipe del Servizio di Adozioni di una relazione conclusiva che viene trasmessa al Tribunale per i Minorenni di Bologna. A questo punto la coppia si deve occupare del quinto passaggio: presentare al Tribunale per i Minorenni la dichiarazione di disponibilità all’adozione. Penultima e sesta tappa è sostenere uno o più  colloqui con il giudice preposto dal Tribunale. Il nominativo della famiglia viene quindi inserito nella banda dati delle adozioni nazionali e vi rimane in corso di validità per tre anni. Quando la famiglia viene ritenuta idonea viene contattato dal Tribunale e si procede al settimo ed ultimo passaggio: l’inserimento in famiglia.  Lungo tutto il primo anno di adozione le famiglie vengono seguite dall’equipe del Centro per le Famiglie e vi si possono rivolgere anche negli anni seguenti in caso di crisi o necessità. Al termine del primo anno il Servizio Adozioni trasmetterà una nuova relazione al Tribunale dei Minorenni che deciderà se confermare l’adozione o revocarla: se confermata viene emanato il decreto di adozione con il quale il bambino diventa giuridicamente figlio dei genitori adottivi. 

La Maloca‘ è invece un’associazione di volontariato nata a Parma nel 1994 che si occupa di adozioni internazionali; l’obiettivo è quello di assicurare una famiglia a bambini in stato di abbandono. Nel 2015 l’associazione ha concluso 14 pratiche di adozioni in Colombia, mentre 3 sono ancora in corso in Nepal. Altri Paesi in cui ‘La Maloca’ opera sono la Russia, Haiti, la Bulgaria, il Kazakistan, l’Ucraina e l’India. Una volta ottenuta l’adozione – il cui procedimento comporta un pagamento da parte della famiglia adottiva per coprire i costi relativi all’adozione e in alcuni casi anche una donazione all’istituto dove si trova il minore, lasciando comunque scoperte le spese relative al viaggio e all’alloggio nel Paese – l’associazione offre anche sostegno post adozione alle famiglie, con gruppi di sostegno attivi sia nell’immediato che nel lungo termine.

adozioneLE TESTIMONIANZE – Preeyati ha 12 anni, frequenta la seconda media a Parma, adora il basket e fa parte di un gruppo scout. La sua storia nella nostra città inizia nel 2006, quando é stata adottata da una famiglia parmigiana. “Viene da Calcutta – spiega la mamma Aura, insegnante – dall’istituto dove si trova la tomba di Maria Teresa”. Per l’adozione si sono rivolti a un ente di Missionarie della Carità di Roma: ci sono voluti 3 anni per svolgere tutto l’iter burocratico poi “dopo altri due anni di attesa siamo potuti andare a prendere la nostra bambina”. Preeyati era felice di venire in Italia, all’epoca aveva tre anni e pesava solo dieci chili: “La cosa più difficile – continua mamma Aura – è stata abituarsi al cibo italiano, ma ora è ghiotta di pietanze parmigiane!”. Lungo il percorso non sono mancate difficoltà legate soprattutto alla presenza di assistenti sociali e psicologi che “in modo logorroico e invadente scandagliano la tue vita in lungo e in largo per anni”. Preeyati ha spesso il desiderio di sapere di più della sua vita precedente e i genitori adottivi sono concordi che quando avrà un’eta per comprendere sarà necessario mettersi alla ricerca della vera madre e capire anche i motivi per cui è stata abbandonata. “La vita delle donne in India – conclude Aura – è durissima. Non vedo la mamma naturale di Preeyati come una presenza ingombrante, anzi penso che sia un’assenza. In ogni caso Preeyati significa “amata”, per cui probabilmente la madre le voleva davvero bene e per circostanze più grandi di lei è stata costretta a separarsene”.

Mariana, invece, la sua mamma naturale l’ha conosciuta nel 2005. Adottata da una famiglia quando aveva due anni, i suoi genitori non le hanno mai nascosto di essere stata adottata e di venire dal Brasile. Oggi Mariana studia Giornalismo all’Università di Parma e ha già fatto tre viaggi in Brasile. A 13 anni ha manifestato il desiderio di andare in Brasile e di conoscere la sua vera madre e i suoi fratelli: “Ho 2 sorelle e 1 fratello più grandi e una più piccola di me, in Brasile. Mia mamma ha contattato un ente per le adozioni perché non aveva nulla da darmi da mangiare, ero piccola, denutrita e mi sono ammalata; dandomi in adozioni mi ha salvato la vita“, spiega Mariana. La prima reazione dopo aver conosciuto la sua famiglia d’origine è stata destabilizzante, ma poi ha prevalso l’amore e tutt’oggi Mariana ha imparato la lingua portoghese grazie all’aiuto delle sorelle e con loro è in contatto frequente, grazie anche ai social network.
“Nel 2009 sono tornata – racconta – per un altro mese, ma non ho incontrato la mia famiglia in questa occasione; poi nell’estate del 2015 ero pronta al ‘salto di qualità’ ma non ce l’ho fatta”. Il terzo viaggio del 2015 avrebbe infatti dovuto portare Mariana a stabilirsi definitivamente in Brasile: “E’ stato molto difficile, non sono riuscita ad abituarmi alla vita là. Tutti i giorni rischi di morire, non puoi mai uscire da sola. Ero partita per restare, ma sono tornata dopo tre mesi. La sua famiglia adottiva è, come lei stessa dice, “fantastica perché ha sempre assecondato i miei desideri e mi ha sostenuto nei momenti difficili; noi ragazzi adottati dobbiamo scegliere tra il dimenticare il passato e il conviverci”. La seconda scelta comporta che – prima o poi – si decida di partire: “Tornerò in Brasile. Devo riprovarci, poi se non riuscirò a crearmi una vita là me ne farò una ragione e tornerò in Italia, un Paese che mi ha dato tanto e che amo”.

 

di Chiara Corradi

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